Non sei più solo

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Era lì.
Lui era lì.
Accasciato in un angolo nel bagno in preda all'ennesima crisi di pianto, un pianto che però negli anni aveva imparato a trattenere, a nascondere.
"Piangere è per le femminucce" gli dicevano e lui aveva imparato a crederci, aveva imparato a credere a molte delle cose che gli dicevano.
"Sei un fallimento" gli gridava il padre, lui incassava il colpo e ci credeva.
"Sei la mia rovina" gli disse una volta la madre sbattendo la porta e non tornando più, lui aveva imparato che quell'abbandono era stata colpa sua.
"Sei diventato un peso" gli disse ancora una volta il padre e lui annuì, pur sapendo di non avergli mai chiesto nulla.
E se lui a tutte quelle cose ci credeva, perché ora era chiuso in quel bagno di una casa che non lo voleva più, nella stanza affianco una persona che lo aveva cacciato e ripudiato, con le guance bagnate e quella sensazione di dolore ormai familiare?
Daniele non era mai stato tipo da troppe parole, non aveva neanche mai chiesto a chi ci teneva di restare eppure lo voleva, questa era l'unica cosa che voleva per davvero.
Daniele sapeva di non essere un fallimento, eppure ci si sentiva, i fatti, la sua vita lo facevano sentire così.
Daniele aveva paura di rimanere solo, eppure ci si trovava, ogni sera..solo con i pensieri che gli martellavano la testa.
Daniele odiava la solitudine, eppure ogni volta si ritrovava a cercarla.
Daniele amava la vita, eppure ogni volta aveva il terrore di affrontarla, di affrontare le sue paure.
Daniele sapeva di non essere inutile, eppure aveva lasciato andare tutte le persone che gli dicevano di volergli bene.
Daniele sapeva di essere diverso da tutti i ragazzi della sua piccola città di provincia, eppure faceva di tutto per assomigliarci.
Daniele voleva continuare la scuola, ma non riusciva a sentirsi più adatto.
Daniele sapeva, ma non agiva.
Dentro di sé aveva sempre cercato e voluto una persona che gli ritagliasse degli spazi, che lo ascoltasse, che lo facesse sentire importante perché lui sapeva, in cuor suo, di esserlo per qualcuno ma aveva paura che quella persona fosse troppo lontana per incontrarla nella vita in cui si trovava.
Spesso si sentiva un pesce fuor d'acqua, nuotava in una direzione diversa dagli altri e sentiva il costante bisogno di avere una persona che nuotasse con lui, che lo raggiungesse e gli ripetesse "non sei solo".
Troppo spesso la sua testa lo aveva portato in meandri scuri, tristi, bui e lui desiderava che qualcuno riuscisse a riportarlo fuori, alla luce, gli baciasse la fronte e gli ricordasse che forse, tanto male non è.
Eppure questa persona non era mai arrivata, l'aveva ricercata, tante volte, aveva sbagliato, ci aveva riprovato eppure non riusciva a trovarla.
Ci aveva provato con alcune ragazze conosciute ai tempi della scuola, con Carola..ma nessuno riusciva a tirarlo fuori, o meglio, a nessuno mostrava il momento in cui cadeva e aveva bisogno dell' aiuto di qualcuno per rialzarsi.
Fino a quando un giorno, per scherzo e per curiosità, scrisse ad un profilo che "manco na foto della faccia c'ha" (parole del suo migliore amico, Vittorio) condividendo timidamente una delle sue passioni, Sampha.
Era stato forte Daniele, era stato forte perché aveva mostrato a qualche sconosciuto una sua passione, una sua debolezza, ma nessuno glielo aveva detto.
Era stato coraggioso Daniele ad insistere quando quella persona non gli rispondeva ed era stato felice quando aveva ricevuto la sua prima risposta.
Così, sempre timidamente, aveva imparato a conoscere quella persona e si era fatto conoscere per come era, un mucchio di difetti e qualche pregio, che stranamente a quella persona piacevano, almeno lui così intendeva.
Daniele sapeva che però mancava qualcosa, mancava una carezza, mancava un abbraccio, mancava quel bacio rassicurante che tratteneva un "andrà tutto bene" ma era diventato bravo a non darci peso perché quella persona lì anche senza dimostrazioni fisiche era riuscito più di una volta a tirarlo fuori dal baratro in cui stava ricadendo. Si sentiva bene Daniele.
Ma, come ogni cosa nella sua vita, c'era un qualcosa che non andava e quel qualcosa era il peso sociale che sentiva ogni volta che ripeteva ai suoi amici "non mi ha mandato nessuna foto, parliamo soltanto" e gli amici che puntualmente gli ripetevano quanto ormai fosse probabile che dietro quel profilo con cui Daniele parlava tutti i giorni non ci fosse una ragazza. E lì Daniele cominciò a porsi le prime domande: fino a che punto gli importava chi fosse quella persona con cui parlava? il suo sesso? E la risposta la trovava semplicemente nella società, nell'educazione, se così si può chiamare, in cui era cresciuto, quel costrutto che gli imponeva che lui dovesse stare forzatamente con una ragazza.
Forse fu quello, insieme alla paura, ad imporsi ed esplodere in insulti quando realizzò che dietro quel profilo c'era un ragazzo "che non si sentiva sempre tale", fu quello, fu la paura di sentirsi nuovamente diverso dalla società che lo aveva cresciuto.
Ma Daniele sapeva, sapeva dentro di sé di meritare quella persona che lo stava facendo sentire bene, vivo, capito per la prima volta e per una volta, una sola volta, riuscì a mettere sé stesso al primo posto e non il costrutto sociale che lo aveva formato imponendogli ideali che gli stavano stretti.
Daniele aveva incontrato quella persona, quella persona finalmente aveva un nome, "Andrea": il suo bellissimo, o bellissima, Andrea, la persona più vicina ma anche più distante immaginata fino a quel momento, era il suo piccolo angelo. Andrea lo stava salvando dal baratro, ancora una volta. Andrea gli stava restituendo la luce che sapeva di meritare, Andrea gli stava donando un nuovo sentimento, l'Amore che lui non aveva mai percepito.
E ora, rannicchiato in quel bagno, in preda ad una crisi di pianto, si rese conto che non era da solo: ora riusciva a percepire delle braccia stringerlo a sé e delle labbra baciargli la fronte.
"Non sei un fallimento, sei il mio piccolo campione" gli sussurrò Andrea.
"Come fai ad essere una rovina se mi hai migliorato la vita?", continuò.
"Non sei un peso per nessuno, sei l'amore della mia vita Dani" sussurrò ancora Andrea.
E Daniele sorrise.
Sorrise di nuovo.
Sorrise perché stava realizzando di star imparando ad uscire da quel baratro.
Sorrise perché finalmente si sentiva a casa, al sicuro, tra le braccia di una persona che gli aveva insegnato con calma e pazienza cosa volesse dire "amare" e definire "casa" una persona e non un luogo.
Sorrise perché sapeva che Andrea sarebbe rimasto, che non lo avrebbe lasciato solo, che era la sua persona speciale e lui era la sua. Si erano scelti e quel legame non poteva rompersi.
Alzò il viso, mostrandogli quel sorriso che Andrea baciò più volte con estrema dolcezza.
"Andrà tutto bene" disse Andrea, aiutandolo a sollevarsi e stringendolo in un abbraccio che odorava di posto sicuro; Daniele chiuse gli occhi e appoggiò lentamente il viso sul petto dellə propriə ragazzə, beandosi delle carezze che sentiva e del profumo ormai familiare che gli inondava il cuore e l'anima.
"Non sei più solo" gli sussurrò Andrea ad un soffio dalle labbra, baciandolo con tenerezza e amore, quell'amore che entrambi sapevano sarebbe durato per sempre.

Non sei più solo - OS Andrele (Prisma)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora