A fare colazione c'erano solo la zia, mia madre e Nate. «Beh? Perché non c'è secchione?»
Ero un po' preoccupata: quelle notti a farmi lezioni su un albero sembravano faticose per lui, anche se il mattino dopo faceva finta di niente.
Nate si stirò sulla sedia e allargò le braccia così tanto che avrebbe potuto abbracciare il tavolo. «Mick non si è sentito bene, ti accompagno io.»
Mia madre storse il naso.
In macchina, appoggiata alla portiera, guardavo Nate di profilo, col suo naso dritto e il sorriso grande, muoveva il sedere a ritmo della musica della radio e canticchiava. Nemmeno lui aveva una brutta voce. Ero tentata di domandargli delle notti di Michael, ma avevo fatto una promessa e decisi di stare zitta.
Arrivati, scesi dalla famigliare e Janine e Juliet mi corsero incontro abbracciandomi, senza nemmeno darmi il tempo di entrare. Mi presero per mano e mi portarono davanti al mio armadietto.
Janine saltellò. «Aprilo!»
Sforai la chiusura. «L'avete riparato.» notai. Mossi appena lo sportello e una cascata di buste colorate si fermò sui miei piedi in pochi secondi. Potevano coprirmi i piedi, o quasi.
Le guardai sorpresa. «Cosa sono? Altre richieste per venire al mio compleanno?»
Juliet si chinò col suo fare serio e me ne allungò una rosa e blu. «Lettere di ringraziamento. Di tutti quelli che sono stati presi di mira da Brad.» Spiegò, «Janine ha pensato che fosse d'effetto. Invece di farti mandare messaggi al telefono, far scrivere delle lettere a tutti e fartele cadere addosso.»
L'altra incrociò le braccia sotto al petto e alzò un sopracciglio «Certo, così le restano. I messaggi al telefono vengono cancellati.»
«Io invece ho questa.» Dallo zaino tirai fuori la t-shirt enorme che mi avevano dato il giorno in cui ero stata sospesa. «La vorrei restituire alla persona gentile che me l'ha prestata. In questo momento non mi ricordo la sua faccia.»
Janine la guardò, scoprì i denti di sopra in una smorfia, me la tolse dalle mani.
«No, aspetta» protestai, «Non è mia.»
Prima che mi arrivasse una risposta, qualcosa mi colpì la spalla e un ragazzo alto da dietro apparve, mi sorrise e alzò i pollici, una ragazza con i capelli castani e corti, molto alta, passò e mi fece il segno del cinque e una coppia che si stava tenendo per mano mimò le corna rock.
«Si può sapere cosa succede?» insistetti.
Janine si voltò a destra e a sinistra, alzò il pollice ad alcune persone «Sei diventata famosa, Jun.»
La maglietta sparì nella borsa di Juliet «A questa ci pensiamo noi, non ti preoccupare.» mi assicurò. Senza dubbio lei sapeva a chi darla.
«Va bene, però è un peccato, volevo ringraziarlo di persona.»
«Non ti preoccupare, ti darò il modo di ringraziarlo.» Mi rispose mostrando un sorriso strano, un po' storto, e mi fece l'occhiolino.
Durante i cambi d'ora, per i corridoi, venivo fermata a ogni passo e dovevo salutare tutti, tanto che i muscoli delle mascelle mi facevano male a forza di sorridere e avevo il palmo rosso per tutti i "cinque" battuti.
A fine giornata mi precipitai verso l'armadietto a testa bassa, riposi i libri e lo richiusi, poi mi ci appoggiai di schiena, quasi scivolando per terra, alcuni continuavano a salutare mentre uscivano. Facevo cenni con la testa e tentavo di sorridere, ma ero esausta.
Sean, che non avevo più visto, si avvicinò. «Ehi, sei famosa, adesso.»
Come se non l'avessi già capito.
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Pink Sapphire
General Fiction«Anche i tuoi regali devono avere dei nomi complicati. Lo zaffiro però è blu. L'ho visto nei libri». «È uno zaffiro speciale. Si trova solo in India. Invece di essere blu, è rosa. Ma è comunque uno zaffiro». Casa Simmons nasconde un segreto e Juno s...