Mentre la notte si allungava e le stelle punteggiavano il cielo sopra il villaggio, sulla Thousand Sunny, Zoro era inquieto. Aveva passato la giornata allenandosi senza sosta, come se la fatica fisica potesse placare il tumulto emotivo che lo divorava dall'interno. Ma ogni colpo sferrato, ogni serie di flessioni o sollevamenti, non faceva altro che alimentare quella sensazione di vuoto e irrequietezza. Era stanco, sì, ma non riusciva a trovare pace.
Non era uno che rifletteva troppo sui sentimenti; preferiva agire, combattere, lasciare che la forza bruta parlasse per lui. Eppure, il silenzio ostinato di T/n, la distanza glaciale che si era creata tra loro, lo ferivano in un modo che non sapeva come gestire. Ogni volta che cercava di avvicinarsi a lei, ogni tentativo di riconciliazione era stato respinto con parole taglienti o, peggio ancora, con l'indifferenza. Non riusciva a liberarsi del rimorso per averla delusa, per aver tradito la sua fiducia in un modo che mai avrebbe immaginato.
«Dove diavolo sei?» borbottò tra sé, fissando il ponte della nave illuminato solo dalla luna. Non l'aveva vista tutto il giorno, e ciò accresceva il senso di inquietudine. Sapeva che era uscita, ma non aveva idea di dove fosse andata. Zoro era combattuto: parte di lui voleva lasciarla tranquilla, rispettare la sua decisione di stare lontana, ma l'altra parte – quella più impulsiva e preoccupata – gli diceva che avrebbe dovuto cercarla.
Fu Robin a rompere il silenzio mentre lo raggiungeva sul ponte. «Non riesci a stare fermo nemmeno di notte, eh?» osservò con quel suo sorriso enigmatico, studiandolo attentamente.
Zoro sospirò, stropicciandosi la nuca. «C'è qualcosa che non va. Non so spiegarlo, ma ho un brutto presentimento.»
Robin inclinò leggermente la testa, valutando le parole dell'amico. «Capisco. Anche io ho notato che T/n è particolarmente scossa, ma forse è solo bisogno di tempo. Le ferite emotive richiedono lo stesso rispetto di quelle fisiche.»
Zoro strinse i pugni, una contrazione quasi involontaria. «Non è solo questo. Non si tratta solo di noi... qualcosa non va. Posso sentirlo.»
Robin lo osservò ancora per qualche istante prima di annuire. «Forse dovresti seguire il tuo istinto. Non ti ha mai tradito finora.»
Quelle parole furono tutto ciò che Zoro aveva bisogno di sentire. Senza perdere altro tempo, si diresse verso il molo, deciso a trovarla. La cittadina non era particolarmente grande, ma le sue strade strette e tortuose, in parte illuminate da fioche lanterne, potevano diventare un vero e proprio labirinto. Zoro camminava a passo deciso, il suo sesto senso in allerta, cercando ogni segno o indizio che potesse indicargli dove fosse andata.
Intanto, T/n giaceva ancora priva di sensi nel vicolo. L'umidità della notte le penetrava nelle ossa, accentuando il dolore pulsante della ferita al fianco. Il sangue aveva smesso di scorrere copioso, ma l'indebolimento e lo sfinimento l'avevano lasciata vulnerabile. Nella sua mente, sogni confusi e frammenti di ricordi si mescolavano al senso di fallimento che la tormentava. Perché aveva abbassato la guardia? Perché aveva permesso al dolore di guidarla così lontano da ciò che era realmente importante?
Dopo quello che sembrò un'eternità, Zoro riuscì a localizzare la sua presenza. La trovò in quel vicolo buio, distesa a terra, e il cuore gli sprofondò nel petto. Si lanciò verso di lei, il suo volto segnato dalla preoccupazione e dalla collera. «Dannazione, T/n, cosa ti è successo?» mormorò con un filo di voce, accovacciandosi accanto a lei e sollevandola con delicatezza. Il suo respiro era debole, ma almeno era ancora viva.
Zoro esaminò rapidamente la ferita. Nonostante il sangue, sembrava che non fosse mortale, ma sapeva che ogni secondo perso poteva fare la differenza. Senza esitare, la sollevò tra le braccia e iniziò a correre verso la nave. La sua forza era immensa, ma in quel momento ciò che lo spingeva era la pura determinazione, il bisogno disperato di non perderla.
Arrivato alla Sunny, allertò immediatamente Chopper, che si precipitò fuori dal laboratorio. «Cos'è successo?» chiese il medico, allarmato dalla vista della ragazza insanguinata tra le braccia di Zoro.
«L'ho trovata così. È stata attaccata, non so da chi, ma è in pessime condizioni. Devi aiutarla, Chopper.»
Il piccolo dottore non perse tempo. «Portala subito dentro. Devo pulire la ferita e vedere se ci sono altre lesioni interne.»
Zoro la depose con attenzione sul letto dell'infermeria e si ritirò in un angolo, osservando Chopper lavorare con la consueta efficienza e rapidità. Ogni minuto sembrava durare un'eternità mentre aspettava, impotente, che il suo amico facesse il possibile per salvarla. Ogni tanto, lo sguardo di Zoro tornava al volto pallido di T/n, e sentiva un dolore acuto trafiggergli il petto. Si era reso conto troppo tardi di quanto lei fosse importante per lui, e ora il pensiero di perderla era semplicemente insopportabile.
Finalmente, dopo quella che sembrò un'infinità, Chopper si voltò verso di lui. «È fuori pericolo,» disse con sollievo. «La ferita era profonda, ma non ha toccato organi vitali. Tuttavia, ha bisogno di riposare e recuperare le forze. Ha esaurito molte energie.»
Zoro annuì, il sollievo mescolato a un senso di colpa che lo opprimeva. «Grazie, Chopper,» mormorò, ma il suo sguardo era ancora fisso su di lei.
Le ore seguenti furono un susseguirsi di veglie silenziose. Zoro non si mosse dalla sedia accanto al letto, sorvegliandola come un guardiano ostinato. Ogni tanto si chinava a controllare il suo respiro, assicurandosi che fosse regolare. Le immagini della loro lite, delle parole taglienti che si erano scambiati, continuavano a tormentarlo, e in quei momenti si rendeva conto di quanto fossero stati sciocchi a lasciarsi trascinare così lontano dalla rabbia.
Quando T/n finalmente si risvegliò, il suo sguardo incontrò quello di Zoro. Per un attimo, il silenzio riempì la stanza, carico di tutto ciò che non era stato detto. Lei provò a parlare, ma le parole le si strozzarono in gola. La sofferenza e il rancore che aveva accumulato sembravano così insignificanti rispetto al fatto che lui fosse lì, al suo fianco, visibilmente preoccupato.
«Stai bene?» chiese Zoro, la sua voce più morbida di quanto lei avesse mai sentito.
T/n annuì lentamente, cercando di sedersi, ma un dolore acuto la fece ricadere indietro. Zoro si sporse verso di lei, posandole una mano sulla spalla per fermarla. «Non forzarti. Devi ancora riposare.»
Lei chiuse gli occhi, lasciando che il silenzio parlasse per loro. Non c'erano parole per esprimere tutto ciò che sentiva in quel momento: il rimorso per aver allontanato l'unica persona che davvero le importava, la gratitudine per il fatto che lui non l'avesse abbandonata, nonostante tutto.
Dopo qualche istante, Zoro parlò di nuovo, ma stavolta con un tono più grave. «So che abbiamo detto cose che hanno ferito entrambi. Non voglio giustificarmi, ma devi sapere che non ho mai voluto farti del male. Vedere cosa ti è successo oggi mi ha fatto capire quanto stupide siano state le nostre liti. Ti ho cercata perché non potevo sopportare l'idea che fossi in pericolo e io non fossi lì a proteggerti.»
Le parole, sincere e cariche di emozione, colpirono T/n come una valanga. Non si aspettava quella confessione da parte di Zoro, così solitamente taciturno e riservato. Ma ciò che la colpì di più fu il fatto che, dietro quelle parole, c'era la verità: lui l'aveva cercata, nonostante tutto.
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Spazio autrice.Questo è il primo capitolo in cui mi concedo un breve spazio personale. Sono lieta che la narrazione stia gradualmente incontrando qualche apprezzamento. Vi ringrazio di cuore per i commenti carinissimi che mi avete dedicato. :> <3
Tornerò con un aggiornamento dopodomani, con la massima puntualità. ♥️
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Memories (ZoroxReader)
FanfictionQuando T/N si unisce alla ciurma di Cappello di Paglia, porta con sé un'aura enigmatica che subito attira l'attenzione di Zoro. Tra i due si instaura un rapporto intriso di tensione e sfida, alimentato da un reciproco rispetto per la forza e la dete...