Zulema continuava a girarsi e rigirarsi nel letto.
C'era qualcosa che disturbava il suo sonno, ma non riusciva a capire bene cosa fosse.
Un gemito.
Passi arrabbiati.
Qualcosa, o piuttosto qualcuno, si stava muovendo, rumorosamente, in giro per la stanza, sbattendo i talloni a terra.
Un altro lamento, seguito dal suono di altri passi sulle mattonelle di marmo del pavimento.
Poi il silenzio.
Questo solitamente non era buon segno.
Quando sei uno dei criminali più ricercati di tutta la Spagna ogni minimo rumore può avere un significato nascosto. Ogni piccolo suono ti tiene sveglia, in allerta; d'altronde sei abituata a funzionare con poche ore di sonno e a dormire rimanendo sveglia, con un occhio chiuso e uno aperto.
Zulema era abituata a questo, non era certo una novità per lei scrutare il buio della stanza in cerca di un movimento o di un rumore sospetto. Restare sveglia non era un problema, non lo era mai stato prima d'ora. Per anni, in prigione, non era riuscita a dormire per più di un paio d'ore di seguito... dopo tutto questo tempo poteva dire che la sua vita non era cambiata poi così tanto.
Riusciva a gestire perfettamente le poche ore di sonno e i turni di guardia che seguivano i giorni, o talvolta le intere settimane, dopo una rapina. E nonostante lo stress e la stanchezza che si accumulava durante le serate passate a scrutare il buio intorno a loro, le notti nella roulotte erano l'equivalente di un villaggio vacanze se paragonate a quelle trascorse a Cruz del Norte, dove ogni sera, al calare del sole, salutavi la luce del giorno senza sapere se l'avresti mai più rivista.
Il carcere è un luogo assurdo dove si accumula la criminalità che ha un potere endemico maggiore di un virus influenzale.
Tutti lo considerano come un luogo di rieducazione, un istituto attento a tirar fuori dalle detenute ogni elemento indispensabile per diventare più utili nella società. Per reintegrarsi. Nessuno sa che invece il carcere è una camicia di forza, che ti costringe all'immobilità. E mentre il tempo all'esterno scorre inesorabilmente, tu sei fermo, immobile, cristallizzato tra le pareti di una gabbia.
Ti educano all'immobilità, ma non appena viene tolto il gesso, c'è subito una voglia di correre e di correre contro la legge.
Il carcere e le sue regole di merda.
O stai al gioco, o diventi il gioco.
L'emozione della libertà è così inebriante, così potente. Una volta fuori ti senti come se il mondo fosse ai tuoi piedi e non sei più costretta a calpestare le solite venti mattonelle grigie per girarlo.
Il primo bisogno che hanno avuto, entrambe, è stato quello di trovare un posto sicuro che le facesse sentire a casa.
La roulotte era la loro casa - sebbene nessuna delle due aveva mai avuto il coraggio di pronunciare quella parola a voce alta.
Erano libere, nella loro oasi di pace, in grado di andare e venire come e quando volevano.
La roulotte poteva portarle ovunque, senza limiti e senza costrizioni. Ora la loro casa su due ruote si era trasformata in un piccolo appartamento, dove potevano avere più stabilità senza rinunciare a quel minimo di brivido che tanto amavano. E sebbene vivessero serenamente, per quanto la vita di due fuggitive possa essere serena, al minimo rumore la lancetta del pericolo iniziava subito i suoi rintocchi, come una sorta di sveglia biologica, e il corpo si metteva in allerta.
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Notti in bianco, baci a colazione
FanfictionLa luce dorata della lampada le illumina il viso, proiettando la sua ombra sul muro, ingigantendo il profilo perfetto del suo naso. La bionda la osserva chiedendosi come sia possibile passare dal volerla strozzare a volerle accarezzare la punta dell...