l incontro

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POV Ezan

Sono sempre stato cresciuto nel rispetto e nella fede in Allah. I miei genitori dicono sempre che, tra tutti i figli, sono il più devoto, e questo mi riempie d'orgoglio. Penso spesso che Allah sia fiero di me e che, se continuerò così, mi accoglierà nel Jannah, il paradiso. Ora vivo fuori dalla città, in una foresta. Mi è sempre piaciuto stare lontano dal caos del mondo, e la vita tra gli alberi mi rilassa profondamente. Non ho paura di vivere qui, perché so che Allah mi protegge. La tranquillità della foresta mi dà una pace che non trovo altrove.

Se ve lo state chiedendo, no, non sono sposato. Non ho ancora trovato la donna giusta, anche se i miei genitori continuano a suggerire che sarebbe ora. Ma la verità è che non ho fretta. Oggi, come ogni giorno, stavo passeggiando nel bosco, godendomi il silenzio e la connessione con la natura, finché non ho sentito una voce, come se stesse pregando.

???: "O triplice, è così bello essere in questa foresta e venerarti per il Midsommar."

Le parole mi fecero gelare il sangue. C'era una pagana nel mio bosco. Senza pensarci due volte, mi avvicinai a lei, colmo di rabbia.

Ezan: "Quello che fai è un insulto a Dio!"

Lei si girò lentamente verso di me, sorpresa, ma con un sorriso beffardo.

???: "Oh, che piacere! Anche i moralisti passeggiano nei boschi."

La ragazza aveva un aspetto incredibilmente mistico. Lunghi capelli biondi adornati di fiorellini, occhi verdi come smeraldi, un viso delicato e qualche lentiggine che le attraversava il naso. Ma mi costrinsi a ritornare alla realtà.

Ezan: "Smettila immediatamente!"

Leora: "Va bene, ma vengo in questo bosco da anni ormai."

Ezan: "Io vivo qui vicino e non voglio che tu rovini questo posto con le tue pratiche pagane!"

Lei rise dolcemente.

Leora: "Vivi nel bosco? Sembra una cosa molto da pagani, lo sai?"

Ezan: "Non è vero! Mi piace stare da solo, e odio la città."

Leora: "Ti capisco."

Ezan: "Adesso, vattene. Ti prego, io sono musulmano e non posso tollerare i pagani."

Leora: "E io non posso tollerare i monoteisti che vengono a romperci le scatole. Ti sembra che stia facendo qualcosa di male? Non sto mica uccidendo nessuno."

Ridacchiò, e il suo tono leggero mi irritò ancora di più.

Ezan: "Non lo so, magari stai facendo qualche incantesimo di morte!"

Leora: "Io pratico solo magia bianca."

Ezan: "Sempre di magia si tratta, e comunque non credi in Dio."

Leora: "Stronzo."

Restai in silenzio per un attimo, sorpreso dal suo insulto così diretto. Poi, quasi senza rendermene conto, le chiesi:

Ezan: "Qual è il tuo nome?"

Leora: "Leora. E il tuo?"

Ezan: "Ezan. Senti, Leora, tu non devi fare queste cose. C’è sempre un modo per redimersi, per tornare indietro."

Leora: "Io non voglio tornare indietro. Prima, quando ero nella Chiesa cristiana, mi sentivo oppressa. Ora sono libera. Riesco a vedere le auree, a percepire le energie... Nella comunità delle streghe, mi sento finalmente speciale."

Scossi la testa. Lei non capiva.

Ezan: "Questa è solo illusione, un inganno. Ti stanno manipolando."

Leora: "Cosa sei, un testimone di Geova adesso? Va bene, me ne vado. Spero solo di non rivederti mai più."

Con un’ultima occhiata sprezzante, prese le sue cose e si allontanò tra gli alberi. La guardai andare via, chiedendomi cosa avrebbe fatto una volta a casa. Avrebbe lanciato una maledizione contro di me? Sarei morto di lì a poco?

Scossi via quei pensieri e guardai il cielo. Il tempo della preghiera si stava avvicinando, e dovevo tornare di fretta a casa. Speravo che Dio mi proteggesse da qualunque cosa quella strega potesse tramare.

Mentre correvo verso casa, però, un pensiero scomodo si insinuò nella mia mente: perché, nonostante tutto, mi sentivo così inquieto al pensiero di non rivederla mai più?

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