Scusi, posso porle una domanda?

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"Salve, mi scusi, posso porle una domanda?" Il lungomare settembrino è una meraviglia. Poi, al tramonto diventa tutto magico. Se la gente si sapesse fare i cazzi suoi sarebbe pure meglio, però.
"Signore, mi sente?" Sì, per fortuna non sono ancora sordo. Sono a Roseto. Se Dio esiste, sa quanto mi mancava venire qui. Trattori di plastica e castelli, a Roseto erano i sudditi del regno del mio ombrellone. "Sta bene?" Madonna, mica mi molla? E poi, cos'è sta storia? Se uno non ti risponde ha per forza un problema di salute soltanto perché è anziano?
"Sì, la mia salute è impeccabile," beh, forse non è del tutto vero. Ma è poi importante spifferare i fatti propri e le diagnosi del medico al primo sconosciuto incrociato per strada? "Ti sento, purtroppo. Cosa desideri?" Tu guarda! Sono al pontile, lo sguardo insegue il Sole sulla soglia dell'orizzonte e tento di rilassarmi, sperando di dimenticare un po' di roba, e mi devono distrarre. Non mi muovo, rimango rivolto verso il mare, appoggiato al parapetto.
"Qual era il suo sogno, da bambino?"
"Come?" Un merito lo ha, è riuscito ad attirare la mia flebile curiosità. Anche se con una domanda del piffero. Mi volto verso di lui. Ha un piccolo microfono peloso e una telecamera, credo. No, scusatemi, è un cellulare, un modello nuovo.
"Un figlio? Una famiglia? Fare l'astronauta?" Due su tre, ci ha preso. Erano un po' banali, però.
"No, rompiscatole. Se te lo confido mi lasci stare?" Sono qui, a godermi la mia solitudine. E per scelta. Beh, forse non sarebbe proprio esatto, mettendola così. Dovrei evitare di mentirmi da me, almeno. Me la spasso a stare da solo.
"Promesso!" Il suo sorriso mi piace, però, mi ricorda una persona.
"Quanti anni hai?"
"Ventuno, ma non mi ha ancora risposto," sei un osso duro, eh? Il bambinone insiste.
"Sì, sì, il mio sogno può starsi nel cassetto in cui l'ho lasciato. Dimmi di te, di dove sei?"
"Milano, signore," sulle sue labbra la dolce paresi sembra indelebile. Ah, com'è ignaro. Mi mette nostalgia. No, non farò la classica lagna! Non sono quel tipo di vecchio. "Da giovane io e bla bla bla." Non ero così ingenuo alla sua età, purtroppo. I giovani dovrebbero rendersi conto del mondo crudele in cui campano molto più tardi dell'infanzia. Mah, i castelli di sabbia crollano e le ruspe smettono di funzionare. "Sono in Abruzzo in vacanza." Invece, una persona con cui ho avuto il piacere (dipende dai ricordi a cui ripenso, ma si potrebbe parlare anche di dispiacere) di conversare, era esattamente come lui, lo sguardo perso nel futuro radioso in cui si crede fino a scoprire che non esiste.
"E ti piace?"
"Non posso negare di sì, signore. Ha un suo fascino," sì, lo pensava anche lui. Si somigliano troppo, non mi pare possibile.
"Cosa hai visitato?"
"Per lo più sono stato in spiaggia."
"In montagna per niente, nemmeno un'escursione?"
"Sì, ne abbiamo provate un paio. Se non sbaglio, siamo saliti sulla vetta del Camicia."
"Stupendo," i boschi e i sassi dell'Appennino sono una sinfonia di verde e blu, tra cielo e terra e il mondo ti sembra un posto in cui valga la pena passare una vita. A me e lui era parso così, da lì dove se urli parli con l'universo e le nubi ti rispondono con l'eco. "Mi auguro ti sia piaciuto."
"Tantissimo, signore," si gratta l'abbozzo di barba. Si starà chiedendo perché le domande le faccio io a lui. "Lei l'ha mai fatto?"
"Una marea di anni fa, più o meno." Uno o due dopo l'incidente con la cameriera e una dozzina in anticipo rispetto ad alcune delusioni. Poi, al funerale parlai di quel pomeriggio. Tonino adorava andare nella foresta o a scalare massi troppo grossi per lui, passare tra le radici di un faggio e calpestare il suolo su cui corrono gli altri animali. "Con un caro amico."
"Era il sogno?" Ancora? Ha rotto le palle.
"No," troppo banale per un sapientone come me. Rischiavo di vivere in pace troppo a lungo, sapendo di avercela fatta. "Lascia stare la cosa del sogno, dai, raccontami un po' la tua vita e poi ti accontento."
"D'accordo," per farsi ubbidire da un bambino basta mostrargli una caramella. "Studio all'università e mangio molto ad ogni pasto. Il suo sogno era sposare il suo amico?" Inizia a spazientirsi. Il sorriso ha una crepa, come un muro dopo il terremoto, però resiste.
"No, ci piacevano troppo le ragazze." Gli poso una mano sulla spalla. "Ehi, calma. Tu vuoi intervistarmi, ma a me importa tanto parlare un minuto con te. No, non sono un pervertito. Mi ricordi una persona, semplice. Non lo incontro da uno sfregio di tempo e mi manca scambiare due chiacchiere con lui."
"Bene," l'ho colpito. Non se l'aspettava, "signore."
"Come va, Tonino?"
"Immagino," forse lui non si chiama Tonino. Pazienza, "bene, la mia ragazza mi ama e il mio cane anche. Non mi lamento." L'abito non fa il monaco, il nome non determina la persona. L'anagrafe non sarà d'accordo, eppure Tonino respira di fronte a me. "Ho quasi chiuso i conti con la laurea."
"E poi?"
"Pubblico brevi video sui miei profili social. Alla gente piace."
"E perché?"
"Sono perle di vita vissuta, presumo. Alle persone piace sognare, anche se si tratta del sogno di altri."
"Sì, è bello. Peccato ci si debba svegliare, mio finto Tonino." Temo di essere sul punto di commuovermi. "Non tutti i bambini possono permettersi di sognare, alcuni non riescono nemmeno ad addormentarsi. Uno di loro avrebbe voluto diventare scrittore e pubblicare un libro di incendi e fiamme omicide, ma il mondo ebbe altri programmi. Adesso," mi calco bene in testa il cappello. Una lacrima mi bagna le labbra. "Conviene che vada. Poi fa freddo e devo pure prendere l'ultimo treno."
"Buona serata, signore. E grazie per le sue parole." In altri casi mi sarei domandato se fosse sincero. No, non ne ho bisogno, so già la risposta.

Spazio autore
Salve. No, non voglio intervistarvi.
Il racconto da voi appena letto nasce da un'idea datami da un influencer di instagram, impossibile eppure reale. No, non vi dirò chi. Ma se siete un po' di quel mondo, saprei riconoscerlo al volo. Ciao.

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