Passarono una decina di giorni, che sembravano durare per sempre. Jungwon era tornato a frequentare i corsi all' università, anche se non riusciva proprio a concentrarsi; ogni secondo, impiegato dal professore, a spiegare un determinato argomento, sembrava dilatarsi nel tempo: i secondi durare interi minuti e i minuti ore. I suoi appunti presentavano delle lacune ed erano per lo più scarabocchiati o a volte del tutto assenti, proprio come la sua mente.
Un giorno aveva passato tutta la lezione nel suo mondo, a scrivere qualunque cosa gli passasse per la testa su un foglio di carta stracciata da un altro quadernetto. Non sapeva esattamente che cosa fosse, ciò che era venuto fuori; sembrava una poesia, ma mancava di una forma metrica precisa, di rime, o assonanze, o particolari figure retoriche. Il suo professore odiava un tale svago; lui era un uomo puntiglioso in tutti i sensi e si vedeva subito, da come teneva perfettamente in ordine i pochi capelli che aveva, dal modo in cui camminava, da come si vestiva... Tutto seguiva sempre un ordine maniacale. Pure la sua faccia, che, malgrado l'età, presentava pochissime imperfezioni come rughe, macchie o quant'altro. Mentre parlava, la sua voce tuonava in tutta la stanza, ottenendo l'attenzione di tutti gli studenti, tranne, quel giorno, di Jungwon, il cui sguardo era perso nel vuoto, destando sospetti nel professore.
Al termine della lezione lo aveva chiamato alla cattedra. Il suo cipiglio si mostrava severo come al solito. Jungwon pensava che nella sua vita non avesse riso nemmeno una volta. Magari la sua risata si sarebbe rivelata la più bella al mondo, poiché nemmeno gli dèi avevano mai avuto la possibilità di sentirla. Magari la sua risata non era pronta per questo mondo.
Jungwon si appropinquò all' uomo, col suo foglio degli "appunti" stropicciato in mano, essendo che gli aveva chiesto di fargli vedere cosa aveva fatto per tutta l'ora. Glielo porse e il professore glielo strappò dalle mani, stropicciando ancora di più quella sottile carta color panna.
Si schiarì la voce, aspettò che anche l'ultimo studente se ne fosse andato, per poi iniziare a leggere ad alta voce il contenuto di quei presunti "appunti"."Nel tuo abbraccio ho trovato casa
Nelle tue parole ho trovato una poesia
Nel tuo profumo ho trovato il mare
Un mare in cui annegare
Un mare in cui morire
Un mare in cui rinascere
Nelle tue labbra ho trovato il mio respiro
Nei tuoi occhi ho trovato la mia anima
Nel tuo battito ho trovato amore
Una brace ancora calda
Un soffio di vita..." Non finì di leggere le ultime righe della facciata e girò il foglio, senza che nessuno dei due proferisse parola.
"Amore mio, torna da me, ché mi sento morire
Le mie braccia sono vuote
E sento freddo
Torna, ti prego, torna.
E se il destino lo vorrà, ti donerò il mio ultimo soffio di vita
Ti donerò la mia vita
Che per un breve periodo consideravo "nostra"... "Jungwon si portò una mano agli occhi, per nascondersi, per la vergogna che provava in quel momento. Che razza di obbrobrio aveva avuto il coraggio di scrivere?! Era patetico. Forse sarebbe stata la prima opera di una nuova corrente letteraria, chiamata: "la letteratura dei disperati, che cercano di convincere i propri amati a tornare, con lettere disperate e patetiche" forse il nome era troppo lungo, ma riassumeva appieno ciò che Jungwon stava pensando in quell' esatto momento. Era così in imbarazzo, che avrebbe tanto voluto bruciare vivo.
Vedeva la faccia perplessa del professore, che stava esaminando la sua opera."La metrica ti sta proprio antipatica, signor. Yang Jungwon." Commentò, ma non ricevette risposta. Gli restituì il foglio.
"Ho notato che sei stato assente per un po'.""Sì è vero. Non sono stato bene."
"Questo lo avevo capito."
"Ha intenzione di rimproverarmi per... Quello?" Non sapeva come definirlo, uno schifo forse, un qualcosa di stupido e patetico. Non avrebbe mai smesso di usare questi due aggettivi, soprattutto se riguardavano i suoi sentimenti.
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Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿
ФанфикJongseong fa parte di una lunga successione divina che affonda le proprie radici in Afrodite stessa. Figlio di una nereide e pronipote di Eros (Cupido), dio dell' amore passionale. Egli è immortale e l'ultimo discendente prediletto della dea, la qu...