Capitolo 1: L'inizio della discesa

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Milano si stendeva sotto un cielo gonfio di pioggia. Le strade affollate riflettevano le luci delle vetrine, ma per Andrea, 17 anni, tutto sembrava spento. Il cappuccio della sua felpa scura era tirato su, nascondendo i capelli arruffati e l’espressione cupa. Camminava senza una direzione precisa, cercando di allontanarsi da un senso di vuoto che gli attanagliava il petto.

Andrea non era il tipo che attirava l’attenzione. Alto, magro, con un’aria perennemente stanca, sembrava uno di quei ragazzi che passano inosservati nei corridoi di scuola. I suoi capelli scuri cadevano disordinati sulla fronte, quasi a nascondere gli occhi di un verde profondo, ma spenti, che avevano perso la luce vivace della sua infanzia. Da mesi si sentiva come se la sua vita fosse diventata una serie di giornate identiche, prive di emozioni, in attesa di qualcosa che non arrivava mai.

Quel pomeriggio, dopo la scuola, si era fermato a vagare senza meta. Non gli andava di tornare a casa. Sua madre lavorava fino a tardi e l’appartamento era freddo e vuoto. Il rapporto con lei era diventato sempre più distante, fatto di frasi brevi e silenzi. E suo padre? Ormai era solo un ricordo sbiadito, una figura che aveva abbandonato lui e sua madre quando era ancora un bambino.

La pioggia cominciò a cadere con maggiore intensità, e Andrea si trovò costretto a cercare riparo sotto una pensilina vicino a una fermata del tram. Le sue mani affondate nelle tasche della felpa, il viso nascosto dal cappuccio. Si sentiva come uno spettatore della vita, intrappolato in una quotidianità grigia e monotona. Ma proprio mentre stava per abbandonarsi ai soliti pensieri malinconici, una voce lo fece sobbalzare.

"Andrea?"

La voce era chiara, femminile, e veniva da poco distante. Andrea si voltò e vide una ragazza che si avvicinava con un ombrello colorato e un sorriso aperto sul viso. Era Giulia, una delle ragazze della sua scuola. La riconobbe subito, anche se non l’aveva mai frequentata davvero. Giulia era l’esatto opposto di lui: vivace, sempre circondata da amici, sempre al centro dell’attenzione. Alta, con lunghi capelli castani e occhi marroni brillanti, sembrava emanare una luce propria.

"Che ci fai qui tutto solo sotto la pioggia?" gli chiese, fermandosi accanto a lui e piegando leggermente la testa da un lato, curiosa. L’ombrello rosa con piccoli fiori stampati era un contrasto evidente con il grigiore che li circondava. Il suo viso era radioso, come se la pioggia e il cielo cupo non la sfiorassero minimamente.

Andrea esitò. Non era abituato a parlare con persone come Giulia. Lei apparteneva a un mondo che sembrava irraggiungibile per lui, fatto di risate, amici e sicurezza in sé stessa. Si sentiva fuori posto solo a stare vicino a lei. "Niente di che," rispose infine, abbassando lo sguardo. "Solo... camminavo."

Giulia lo guardò per un attimo, come se cercasse di decifrare quello che non stava dicendo. Poi, con un gesto improvviso, alzò l'ombrello e lo infilò sopra la testa di Andrea, spostandosi più vicina a lui. "Beh, ora non sei più solo. Camminiamo insieme?" disse, con una naturalezza che lo spiazzò.

Andrea la guardò, incerto su cosa rispondere. "Non devi tornare a casa?" chiese, cercando una via d’uscita. Era abituato alla solitudine, e l’idea di passare del tempo con qualcuno come Giulia lo metteva a disagio.

Lei scrollò le spalle. "Ho tempo. E poi, la pioggia è più bella se non sei solo a guardarla."

Si incamminarono fianco a fianco, anche se Andrea si sentiva incredibilmente fuori luogo. Non sapeva cosa dire. Le poche volte che si era ritrovato nella stessa stanza con Giulia, non avevano mai parlato veramente. Lei era sempre circondata dai suoi amici, mentre lui preferiva restare in disparte. Eppure, adesso, camminavano insieme sotto lo stesso ombrello, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Dopo qualche minuto di silenzio, Giulia parlò di nuovo, rompendo il ghiaccio. "Sai, non ti vedo spesso fuori scuola. Sei sempre così silenzioso. Sei tipo... una specie di mistero vivente."

Andrea fece una smorfia. "Non c'è molto da scoprire. Faccio solo le mie cose."

Lei rise leggermente, una risata dolce che non era né forzata né cattiva. "Oh, non credo. Le persone silenziose hanno sempre le storie più interessanti."

Andrea non era abituato a quel tipo di attenzione. Non era abituato a persone come Giulia. La maggior parte del tempo, nessuno si accorgeva nemmeno di lui. Non era mai stato popolare, né particolarmente brillante in qualcosa. Eppure, eccola lì, a camminare al suo fianco come se fosse la cosa più naturale del mondo.

"Tu invece non sembri avere problemi a farti notare," disse Andrea, con una punta di sarcasmo involontaria.

Giulia sorrise. "Forse. Ma a volte essere sempre sotto i riflettori non è così fantastico come sembra. Anche io ho i miei momenti in cui vorrei sparire."

Andrea alzò un sopracciglio, perplesso. Non riusciva a immaginare Giulia che desiderava essere invisibile. "Davvero? Non sembri quel tipo."

Lei scrollò le spalle. "Nessuno è sempre come sembra. Anche io ho i miei momenti no. Ma sono brava a nasconderli, tutto qui."

Camminarono ancora per qualche minuto, avvolti nel suono della pioggia che batteva sul marciapiede e sull’ombrello. Andrea cominciava a sentirsi leggermente più a suo agio, anche se la presenza di Giulia era ancora destabilizzante. Lei, d'altra parte, sembrava completamente a suo agio, come se non ci fosse nessuna barriera tra di loro.

"Ti va un caffè?" propose improvvisamente Giulia, indicando una piccola caffetteria all’angolo della strada. "La pioggia non sembra voler smettere."

Andrea esitò di nuovo. Entrare in una caffetteria con Giulia sembrava... strano. Eppure, per qualche motivo, non voleva rifiutare. "Ok," disse infine, con un mezzo sorriso.

E così, entrarono insieme nella caffetteria, mentre fuori la pioggia continuava a battere incessante.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 05 ⏰

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