Capitolo 61-Insieme

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Narra Ruggero

Era ormai passata una settimana dalla cena da Michelangelo e Karolcita ed io avevamo passato i giorni insieme, facendo un sacco d cose, visitando tantissimi nuovi posti della capitale di cui non conoscevo l'esistenza... insomma, avevamo approfittato al massimo questa settimana di ferie per stare insieme, fare lunghe chiacchierate e conoscendoci come non conosco nemmeno il mio migliore amico.

A proposito del mio migliore amico, dopo la famosa cena, mi ero accorto di non conoscerlo così bene come pensavo fino a qualche settimana fa: pensandoci meglio, Agus mi aveva sempre raccontato molto poco della sua infanzia e tendeva quasi sempre ad omettere la maggior parte dei dettagli riguardanti l'adolescenza, finendomi per raccontare solo il liceo che aveva frequentato o lo sport che praticava... della sua vita privata, delle sue amicizie, delle sue cotte, mai una parola. Un momento, non sapevo nemmeno come avesse cominciato a lavorare nel mondo dello spettacolo... non sapevo niente di niente del suo passato...

La sera, durante il viaggio di ritorno, guidai io e continuavo a guardalo confuso e cercando di capire quanto quella ragazza lo avesse ferito in passato.

Ma lui, niente: guardava con la testa appoggiata sul sedile fuori dal finestrino, perdendosi nelle luci delle città e, ogni tanto, mostrando sul suo volto, un sorriso triste, un sorriso nostalgico, malinconico.

Prima di casa, facemmo un tappa a quella di Karolcita per accompagnarla.

Parcheggiai l'auto accanto al marciapiede che si trova giusto di fronte al palazzo.

"Torno subito." Dissi rivolgendomi ad Agus e Maxi.

"Noi siamo qui... oddio Agus non tanto, ma siamo qui." Mi risponde Maxi, come sempre esagerando nei suoi discorsi e aggiungendo un po' troppe più parole del necessario.

In altri momenti, mi sarebbe scappato un sorriso davanti alla sua risposta, ma in quel momento mi preoccupai un po' troppo -o magari mi preoccupai solo quanto e come avrei dovuto- di Agus e la risata non mi riuscì proprio a scappare, neanche forzata.

Scesi così dall'auto per andare ad aprire la portiera alla mia Karolcita, che reagì con un sincero ma allo stesso tempo sorpreso sorriso.

L'espressione radiante di Karolcita, quella sì che dipinse un bel sorriso sul mio volto: anche nella situazione più drammatica del mondo, il sorriso, gli occhi felici di Karolcita riuscirebbero a farmi ridere... perché Karolcita, da quella nuvolosa giornata di settembre, dalla quale mi separano ben undici mesi -dieci e mezzo per essere precisi-, è entrata nella mia vita come un raggio di sole, che ha illuminandola nel modo più raggiante, più travolgente possibile.

"Grazie." Sussurrò in una risata sorpresa, il che mi fa sciogliere d'amore ancora di più.

La accompagnai fino alla porta di casa, le diedi il "bacio della buonanotte" e la salutai con un:

"¡Buenas noches, mi princesita!"

"¡Buenas noches a vos también, mi pricipito, que sueñes con los angelitos!""

"Entonces soñaré contigo, mi amor." Dissi allontanandomi ma non distogliendo il mio sguardo dai suoi occhioni verdi.

Rientrai in macchina e guidai fino a casa, dove, appena arrivati, Agus si separò da noi dandoci in modo distratto la buonanotte.

Maxi ed io rimanemmo a parlare di tutto quello che era successo, preoccupati della situazione, ma soprattutto preoccupati per il nostro migliore amico.

Il lungo discorso si prolungo fino alle due e mezzo del mattino, quando decidemmo di andare a letto per la troppa stanchezza.

Tra sogno e realtà - Ruggarol historyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora