capitolo 12

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Avevo le lacrime agli occhi e chiesi:«quindi veramente pensi che dovremmo finirla qui?». Jannik rispose:«non siamo pronti e...», gli attaccai il telefono in faccia. Mi misi a piangere. Mi ero aperta con lui, sapeva ogni mio segreto e io i suoi. Veramente doveva finire così? Piansi fino a farmi venire mal di testa, Jannik riprovò a richiamarmi più volte ma io rifiutai ogni sua chiamata. Non volevo sentirlo mai più, ma non avevo coraggio di cancellare il suo numero. Mi sentivo vuota, come se si fosse portato via ogni cosa. Piansi fino ad addormentarmi.

La mattina dopo, all'ennesima sveglia rimandata, Zoe entrò in camera mia. Le nostre stanze da letto erano appiccicate e si sentiva ogni rumore. Lei mi ritrovò in posizione fetale, stavo abbracciando un cuscino impregnato di lacrime della sera prima. Zoe non aveva bisogno che le raccontassi niente, capì subito. Si stese accanto a me nel mio letto a due piazze e mi abbracciò da dietro. Io mormorai:«non capisco, mi sono aperta a lui e mi ha lasciata.» Zoe disse:«Sophia, lo so che è stata la tua prima relazione a distanza. Capisco che ci stai male, ma piangerti addosso non è una soluzione. Sei una bella ragazza giovane, con un bel lavoro e delle persone che ti vogliono bene.» Io replicai:«pensavo che fosse quello giusto, invece mi ritrovo a piangere perché mi ha mollato.» Zoe disse:«lo so e lo capisco, ma così non ti passerà mai. La Sophia che conosco io non si lascerebbe mai distruggere da un uomo.»

Zoe mi fece alzare dal letto, facemmo colazione insieme e andammo a lavoro. Quanto sarebbe durato il mio dolore?

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