"Alla fine non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici."
Martin Luther KingÈ giorno, pomeriggio inoltrato. Maria e Sara sono a casa di quest'ultima, all'interno di un grande salotto. Sono sedute intorno a un tavolo, una di fronte all'altra. Sul tavolo ci sono dei quaderni, dei libri e alcune penne.
A un certo punto Maria prende la sua penna e comincia a sbuffare, è molto nervosa. Invece Sara smanetta con la calcolatrice, cercando di risolvere un problema di matematica.Maria: Come fai ad avere così voglia di studiare? Io non riesco più a fare niente!
Sara, innervosita, alza la testa e la guarda.
Sara: Scusa, devo assolutamente finire questo problema.
Maria sospira, mentre Sara torna a guardare la calcolatrice. Quella calcolatrice che Maria odiava. Odiava tutto ciò che riguardava la scuola e i professori.
Maria: Perché Marco neanche mi guarda? La verità è che mi sento invisibile, per tutti.
Sara continua a guardare il quaderno.
Sara: Che palle! Questo problema è troppo difficile.
Maria è concitata, si alza e si avvicina all'amica. Sara smanetta ancora con la calcolatrice, Maria indica il quaderno.
Maria: Forse qui è sbagliato il calcolo. Perché non facciamo una pausa?
Sara posa la calcolatrice.
Sara: Per quanto riguarda Marco, non ti sembra un po' troppo snob?
Maria si allontana dal tavolo, indispettita.
Maria: Assolutamente no, è solo un tipo riservato.
Sara prende la penna e comincia a scrivere sul quaderno.
Sara: Facciamo pausa dopo, prima devo risolvere il problema.
Maria ormai non ce la fa più, è quasi sull'orlo di una crisi rabbiosa.
Maria: Che ti lamenti, tanto prima o poi lo finisci. Prendi sempre otto!
Maria torna a sedersi, dopo qualche secondo guarda verso Sara, che non alza lo sguardo dal quaderno.
Sara: Ascolta, secondo me Marco te lo dovresti scordare.
Maria sgrana gli occhi.
Maria: Adesso che c'entra Marco?
Sara si alza dalla sedia.
Sara: Ti ricordi quando siamo andati a Londra con la classe?
Maria: Mi stai facendo venire l'ansia.
Sara si avvicina, piano piano.
Sara: È cominciato tutto così.
Maria la guarda e si avvicina a lei, titubante e insicura come sempre.
Maria: Cominciato cosa?
Sara guarda negli occhi Maria, forse per la prima volta.
Sara: Ci siamo baciati.
Maria alza la voce, liberando le sue emozioni negative.
Maria: Tu e Marco? Non ci posso credere!
Sara abbassa lo sguardo dispiaciuta, fa per avvicinarsi, ma Maria indietreggia.
Sara: Mi dispiace. Non volevo ferirti.
Maria grida, con tutto il fiato che ha in corpo.
Maria: E invece si, lo volevi. La verità è che tu non sei mai stata una buona amica. Non mi hai mai aiutata nei momenti di difficoltà. Sei una falsa, ti odio!
Maria la guarda furiosa, poi di scatto prende la calcolatrice, come se fosse la fonte di tutti i suoi guai, e la lancia a terra, frantumandola in mille pezzi. Sara sbatte gli occhi impaurita.
Nel frattempo il padre di Sara, un uomo severo e nervoso, si trova in un'altra stanza e sente le grida delle ragazze.Padre: La finite di chiacchierare? Pensate a finire i compiti!
FINE