FASCINATION (traduzione - MissiAmphetamine [Kaleidoscope])

36.

Note: minacce di stupro

Si materializzarono in un luogo buio come la pece, così buio che per un momento Hermione pensò che Len le avesse spaccato gli occhi e che fosse diventata cieca, e l'orrore di quel pensiero per un momento soffocò la sua agonia e la nausea per la smaterializzazione congiunta. Poi i suoi occhi si adattarono, mentre pendeva a faccia in giù sotto il braccio massiccio di Len, con lui che vomitava leggermente e sputava per terra pericolosamente vicino alla sua testa, e Hermione cominciò a distinguere le cose; forme nel buio.

Rocce e massi si intravedevano nel tenue bagliore della luce delle stelle. Hermione cominciò a mettere insieme i pezzi, confusa e nauseata. Era così buio perché quella notte c'era la luna nuova, e non c'erano lampioni o inquinamento luminoso che potesse vedere, solo la luce delle stelle. Ovviamente si erano materializzati in qualche zona di campagna. Ed erano all'aperto. Se la debole luce non lo avesse reso chiaro, lo avrebbe fatto il vento pungente che sferzava i vestiti di Hermione e la colpiva. Insieme al rumore delle onde che si infrangevano sui ciottoli e sulla sabbia, abbastanza forte da far capire che dovevano essere proprio lì, a pochi metri dall'acqua.

Una spiaggia. Erano su una spiaggia, in un posto di campagna. Un luogo amaramente freddo e ventoso, e Hermione non poté fare a meno di iniziare a rabbrividire e a battere i denti, con i muscoli tesi e tremanti. Tutto le faceva male, e aveva così freddo. Le sfuggì un singhiozzo. E poi un altro. Le lacrime le scendevano dagli occhi, cadendo inascoltate sulla sabbia e sulle rocce sottostanti, mentre ogni respiro era un'agonia che le entrava nei polmoni e dilatava la gabbia delle costole.

"Len, controllala, per favore. E se l'hai spaccata?"

Un punto di luce splendente prese vita a pochi metri di distanza; il lumos dell'altro mago, e il buio vellutato fu respinto ai margini della luce bianco-bluastra. Hermione si sforzò di sollevare la testa e vide il volto dell'altro mago, messo in forte risalto, senza maschera. Aveva circa trent'anni ed era inaspettatamente bello: gli zigomi alti, la mascella definita, il naso dritto e fine, e un sorriso malizioso che gli incurvava la bocca quando la vide guardare. Quel sorriso, però, non toccava i begli occhi verde giada incorniciati da ciglia arriccaite e nere come il carbone. I suoi occhi erano freddi e morti, come quelli di una bambola.

Brividi corsero lungo la schiena di Hermione. Poi, all'improvviso, il terreno si sollevò mentre Len la lasciava andare e lei sbatté con forza sul fianco, cercando di proteggere la fiala di felix felicis per quanto le consentiva l'Incarceramus. Le sfuggì un lamento doloroso, seguito da un gemito singhiozzante, perché il gomito aveva incontrato una roccia appuntita. "Sembra che stia bene". Len la pungolò sullo stomaco con la punta di uno stivale, facendola rotolare sulla schiena. "Davvero bene". Hermione poteva vedere il suo volto alla luce del lumos; forse sulla quarantina, lui non era bello. Era brutale e minaccioso, e i suoi occhi brillavano con una specie di bramosa malizia. Si divertiva a farle del male.

Lui sorrise, contorcendo le labbra spesse. "E se la scopassi dolcemente, ehi? Posso farlo. Solo un piccolo assaggio. Poi possiamo guarirla e lui non se ne accorgerà". Hermione mugolò e chiuse gli occhi. La sabbia e le rocce erano bagnate sotto di lei e le inzuppavano i vestiti. Tutto le faceva male. Stava per morire e, prima di allora, questo mostro voleva farle del male.

"Non sai essere gentile, Lenny. Sii paziente. Anche a me non dispiacerebbe avere un assaggio di quella cosina - la signora Granger sembra essere invecchiata bene". Ridacchiò. Hermione colse il lieve accento irlandese mentre lui continuava. "Come un vino pregiato. Ma non è questo il lavoro. Ti troveremo una ragazza babbana una volta finito questo lavoro, promesso. Una per te e una per me. E potrai usare la mia quando avrò finito con lei. Folleggeremo un bel po'. Ora dai un'occhiata alla nostra ragazza".