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Dalla statale il mare azzurro si confonde con il cielo all'orizzonte. I tetti colorati delle case riflettono la luce dorata del pomeriggio, formando contrasti brillanti col verde florido della pineta. L'utilitaria modello Riviera rallenta e svolta a destra, seguendo l'indicazione per Portamare, in parte nascosta dai rami di un pino, che sporgono dalla sala esterna di un bar ad angolo.

«Ecco, ci siamo».

Il cartello della cittadina li accoglie con una scritta di benvenuto. Il viaggio è stato breve e piacevole, tra una canzone dei fratelli Giano e un rap di Dubeira. A Ernesto piace viaggiare con la mamma. Mettono una canzone a testa nell'autoradio e cantano sempre. Ogni tanto fanno una pausa per gustarsi il paesaggio, mentre i pensieri e le fantasie entrano ed escono dalla testa.

«Non vedevo l'ora di andare ad abitare vicino alla nonna».

«Te l'avevo promesso, Ernesto... non è stato facile ottenere il trasferimento, ma alla fine ce l'ho fatta».

«Brava, mamma... così la nonna non dovrà più prendere la corriera per venire da noi, e tutte le mattine, potrà fare la spesa al suo amato mercato».

Il sorriso della mamma riempie lo specchietto retrovisore, mostrando quelle simpatiche fossette, che le spuntano quando è felice. La strada passa in mezzo a una grande pineta e, dopo una curva, costeggia un ripido colle di roccia. Si cominciano a vedere le case di Portamare, ognuna di un tono pastello differente. La città non è così piccola come si ricordava Ernesto. Ci sono fontane, giardini, parcheggi. Quando vengono a trovare i nonni, non passano mai per il centro, perché prendono l'uscita successiva dell'autostrada, che è più vicina alla loro villetta.

Per le strade di Portamare si respira un'aria rilassata, tra il profumo dei fiori e la brezza di mare. Alcuni bambini girano tranquilli con la bici, altri giocano a pallone in un ampio parcheggio.

«Qui c'è meno traffico che a Fonza. Quando abbiamo sistemato i bagagli, andiamo subito a trovare la nonna, poi andiamo a farci un bel un giro a piedi, così puoi esplorare la città. Che ne dici, Ernesto?»

«Buona idea, mamma».

Passano davanti a un edificio rosa, con grandi vetrate al piano terra e ampie finestre ai piani superiori.

«Quella è la tua nuova scuola».

Davanti all'edificio c'è un vasto prato, circondato da piccole collinette, ombreggiate da pini, lecci, cipressi, qualche olivo.

«È bella grande».

«Sì, ci sono più di mille studenti. Vengono anche da Rivafoce, Rivazzurra e dai paesi delle colline intorno a Portamare».

«Non vedo l'ora di conoscere i miei nuovi compagni».

«Mi spiace che tu abbia dovuto cambiare scuola nel bel mezzo dell'anno scolastico. Avrei preferito che finissi l'anno a Fonza».

«Non vedevo l'ora di venire qui, mamma... ho sempre sognato di vivere al mare».

«Lo so, Ernesto... è da quando sei piccolo che me lo dici».

Attraverso lo specchietto, la mamma lo osserva, mentre guarda con aria sognante il parco davanti alla scuola. I suoi occhi seguono la camminata di una ragazzina, più o meno della sua età, capelli neri, lunghe gambe da cerbiatto e matita in bocca.

«Ti dispiace aver dovuto salutare la tua fidanzatina Francesca?»

«Guarda che è soltanto un'amica».

«Sì, certo...»

La mamma gli strappa una risata.

«Un pochino sì... ma ci siamo promessi di vederci una volta al mare. Lei viene spesso qui vicino».

Ernesto e il pirata Jonathan - Il cuore e la stellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora