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«Ernesto, sei puntuale come la corriera del lunedì... lavati le mani e siediti a tavola, un minuto e scolo la pasta».

Un vapore morbido e profumato risale dal piatto giallo e verde.

«Che buona, nonna... il tuo pesto è il migliore del mondo».

«È tutto merito del mio giardino, è in una posizione perfetta e il basilico cresce come una sequoia in una foresta pluviale».

Il piatto di Ernesto si svuota in un attimo.

«Ti è bastato?»

«No, ne voglio ancora...»

«Hai poi visto qualcos'altro di interessante?», gli chiede la mamma.

«Sì, c'era una stradina circondata da alte siepi che portava a un cancello di ferro, e dopo c'era un bellissimo giardino, con alberi, fiori... e anche un ruscelletto».

«Siete andati ai giardini delle terrazze?», gli chiede la nonna.

«Sì, quelli dietro il centro, verso la collina».

«Quindi sei entrato nel boschetto, Ernesto?»

«Sì, nonna».

«Strano, di solito è sempre chiuso».

Ernesto finisce anche il secondo piatto di pasta. Si va a sedere sul divano, appoggiando le gambe sul tavolino di legno chiaro davanti a lui.

«Nonna, tu conosci il maresciallo Donato qualcosa?»

«Donato Malassi... sì, era un uomo valoroso che ha combattuto contro i pirati».

«Contro i pirati? A Portamare c'erano i pirati?»

La nonna gira la sedia verso Ernesto e lo guarda seria.

«I pirati razziarono la città più di cinquecento anni fa e portarono via un sacco di oggetti preziosi. Portamare era un piccolo borgo di porto, diventato un principato, al centro di importanti scambi commerciali. Il mercato era il più ricco della costa. I mercanti della città avevano accumulato molti beni e anche qualche tesoro, che in parte avevano donato al principe e alla comunità. Quando arrivarono, quei bucanieri rubarono quasi tutto. Il maresciallo guidò la resistenza, ma venne ucciso nella battaglia. Per fortuna, negli anni seguenti, i cittadini di Portamare seppero risollevarsi. Abbandonarono il vecchio porto commerciale, anche perché era diventato troppo ventoso, e costruirono il porticciolo per le barche da pesca. Bonificarono le paludi dietro Rivafoce, e costruirono il canale Azzurro, per irrigare i campi e le terrazze sulle colline. Da commercianti, in molti si riciclarono come pescatori, contadini, operai edili, e la città rifiorì. Il mercato è rimasto fino a oggi, ma è decisamente ridimensionato. Lo sai, Ernesto, ci vado tutte le mattine a prendere il pesce fresco...»

«Lo so, nonna... e Gigliola chi era?»

Il viso della nonna si illumina in un sorriso a mezze labbra.

«È un po' che non sento pronunciare quel nome, tu dove l'hai sentito?»

La mamma li guarda incuriosita.

«Prima, al giardino delle terrazze, ho visto un suo ritratto».

«Ah, il mosaico della donna con i fiori arancioni, che c'è all'ingresso della piazzetta del monumento... non le assomiglia affatto in realtà, ha un viso così triste. Ma sotto c'è ancora scritto il suo nome?»

«Mi pare di sì».

Ernesto non crede che sia una buona idea raccontare di essere sceso nel pozzo da una scala arrugginita e tentare di spiegare quella specie di sogno a occhi aperti. La nonna Giada, ancora ammaliata dal suono di quel nome femminile, alza lo sguardo, frugando nella sua memoria.

Ernesto e il pirata Jonathan - Il cuore e la stellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora