Il commerciante scruta Ernesto in fondo alle pupille, poi gli chiede: «Sei venuto a riportarmelo?»
«Veramente no, perché... è suo?»
«Lo è stato».
Ha gli occhi lucidi e sorride. La pelle, tra i folti peli della barba, è diventata rossa. Ernesto se lo sfila dal collo.
«Se vuole, glielo ridò».
«Facciamo così, ragazzo... tu mi dai quel pezzo di pietra e io ti do questa chiave».
Ernesto lo guarda stupito. Deve avere un valore affettivo importante per lui, per scambiarlo con dell'oro zecchino.
«Non si preoccupi, se è suo, glielo ridò e basta».
L'uomo prende in mano il ciondolo e lo guarda con aria malinconica.
«Grazie, ragazzo... ma prenditi pure la chiave».
«Va bene, se insiste... la ringrazio molto, è bellissima».
«Indossala sotto la maglietta e portala sempre con te, ti servirà. E ricorda, non farla vedere a nessuno».
«Perché?»
«Perché è preziosa».
Ernesto indossa il ciondolo con la chiave d'oro. Gli dà una sensazione di forza e calma.
«E a cosa serve?»
«A quello che servono le altre... ad aprire porte».
Ernesto sorride, l'uomo ricambia.
«Come ti chiami, ragazzo?»
«Ernesto».
«È un gran piacere per me conoscerti».
«Anche per me, signore. Qual è il suo nome?»
«Dammi del tu. Mi chiamo Jonathan».
Come il destinatario della lettera di Gigliola.
«Va bene. Adesso però devo andare, mia nonna mi starà cercando. Ciao, signor Jonathan».
«Ciao, Ernesto».
Ernesto si gira verso la bancarella dei casalinghi e vede la nonna che sta parlando con la proprietaria. La raggiunge.
«Ernesto, dov'eri finito?»
«Sono andato a fare un giro in fondo di là».
«Non hai trovato nulla alla bancarella della signora Amelia?»
«No. Però ho trovato una banchetto bellissimo, pieno di oggetti interessanti».
«Hai comprato qualcosa?»
«Comprato? No, niente... nonna».
Giada apre la sua borsa, dentro c'è un sacchetto, con dei pacchetti di carta ripiegata, da cui viene fuori un buon profumo di pesce fresco.
«Ho preso due sogliole per te e la mamma, e un po' di calamari, gamberetti, totani e seppioline per il nonno».
«Sembra buono».
Ernesto tira fuori dalla tasca il sacchetto dei pinoli. Ne mangia qualcuno e offre gli altri alla nonna.
«Pinoli? Volentieri».
«Me li ha regalati il signore dell'ortofrutta, ho comprato una mela».
«Patatine, crocchette, mela, pinoli... in pratica hai già fatto merenda. Ancora un paio di mesi di mercato e mi cresci di una spanna».
«In larghezza, però...»
«Ah, ah, ah... qui tutti vogliono farti assaggiare qualcosa. Tieni, questo è un pezzetto di focaccia, per la merenda a scuola, anche se ormai l'hai già fatta. Me l'ha regalata la signora del pane».
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Ernesto e il pirata Jonathan - Il cuore e la stella
FantasyNel bel mezzo dell'anno scolastico, Ernesto si trasferisce con i genitori a Portamare, luogo di nascita della nonna. Appena arrivato nella nuova scuola, conosce Gianni, ragazzino divertente, coraggioso e pieno di energia, e Silvia, lunghi capelli ne...