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<Sydney dove sei?> chiede appena accetto la chiamata, dire pronto o ciao non rientra nei suoi programmi, si è calmato molto negli ultimi giorni, la voglia di strangolarmi c'è sempre, ma ha smesso di mettermi le mani addosso, e conta sempre prima di finire alle mani, così nel frattempo si calma e non me le tira, io però devo imparare a non dire cose che non
dovrei dire

<Sono in mensa perché?>

<Aspettami lì stronzetta e non ti muovere> noto un cipiglio di rabbia nella sua voce non faccio in tempo a rispondere che mi ha già riattaccato in faccia, è da mettere sotto una macchina.

Dopo te la vedi con me, ritiro il fatto che dovrei calmarmi.

<Ei principessa> si appoggia al tavolo davanti a me

<Ma ciao> sto per esplodere, nessuno mi riattacca il telefono in faccia

<Che fai?> chiede nonchalance

<COME TI PERMETTI DI RIATTACCARMI IL TELEFONO IN FACCIA STRONZO?> gli urlo contro facendolo infuriare, alza gli occhi al cielo, segno che vorrebbe mettermi le mani al collo ma si sta mantenendo

<Non urlare che poi finisco in presidenza principessa> su questa cosa non ci avevo fatto caso

<Be' in effetti hai ragione, che vuoi fare?> gli chiedo riprendendo il mio panino e dandogli un bel morso,

<Non ti lascerò andare facilmente stronzetta, quindi vedi di non farmi incazzare> si prende il mio panino e lo agguanta staccando un bel pezzo, si viene a sedere accanto a me, in teoria non dovrebbe mangiare nulla della mensa, ma il panino l'ho fatto io a casa quindi è fattibile che lo mangia,

<Finiscilo pure non so> inizio a dire quando vedo che non mi rende il panino, posa il telefono si gira verso di me con un sopracciglio alzato e gli occhi ridotti a due fessure, mi allontano con la sedia per lasciarlo mangiare in pace.

<Hai paura?> mi chiede fraintendendo il mio gesto

<No> ed è vero non ho mai avuto paura di lui, gli sorrido allunga le braccia verso di me

<Vieni qua> mi fa cenno con le mani, se gli dico no cosa succederà?

<No>

<So che vuoi venire da me, ma devi fare la stronza> mi scappa un sorriso, lascio la mia sedia dove sta e mi siedo sulle sue gambe, gli circondo il collo con le braccia

<Io non faccio la stronza, anzi siamo più simili di quanto tu possa pensare> lo avviso guardandolo in quei occhi grigi, mi scappa uno sguardo sfuggente anche sulle sue labbra, lui se ne accorge ma non fa nulla

<Non pensi che sta succedendo qualcosa fra di noi? E nessuno dei due se ne sta rendendo conto? O meglio è la domanda che passa nel tuo cervello e che non mi vuoi mai dire, ma la leggo nel tuo sguardo e nella fiducia che mostri nei miei confronti, a parte per scopare nessuna ragazza si è mai permessa di avvicinarsi così tanto fuori dal letto> ghigna, guardando il mio sguardo perplesso, mi abbraccia giocando con i miei capelli biondi

<Non mi sono mai fatta queste domande, tu sei il mio obiettivo per avere la lettera di ammissione a una delle due università> non mentire a te stessa Sydney

<Sydney io ti servivo all'inizio, ora non credo proprio ti servo più, e non te ne devi nemmeno vergognare, non ti toccherò mai come ti ho detto che fanno le altre, tu sei un soggetto a parte, e avrai dei trattamenti diversi, ma non c'è nulla di male nell'ammettere che tra noi le cose stanno cambiando, ti vedo molto spesso osservarmi le labbra, quando all'inizio nemmeno in faccia mi guardavi> rimango in silenzio a pensare a ciò che ha detto, prendo una ciocca dei suoi capelli e me la rigiro tra le dita, sono morbidissimi, e hanno un profumo retrodolce di agrumi e argan.

Non può aver notato tutti sti dettagli, e poi lui è ancora il mio obiettivo per l'università, forse, non lo so più nemmeno io, ed è vero, ultimamente gli sto
guardando troppo le labbra, ma non può essere, potremmo diventare ottimi migliori amici.

Da Los Angeles A Mai PiùDove le storie prendono vita. Scoprilo ora