Sequel, Parte 3.

145 7 1
                                    

POV ISABEL
Il tonfo della porta rieccheggia per la casa.
Ho sbagliato tutto.

--

Il giorno seguente, dopo la lite con Kenan, il silenzio nel mio appartamento sembra soffocante. Mi muovo per le stanze come un fantasma, incapace di liberarmi dalla sensazione di vuoto che mi circonda. So che devo mettere ordine nella mia vita, affrontare ciò che mi sta accadendo, ma ogni passo sembra più pesante del precedente.
Ieri ho chiamato mio padre nella disperazione di più totale, ha notato qualcosa, ne sono più che sicura.

----

Quando mio padre arriva, è come se un ciclone fosse entrato nella mia vita. Mi ha avvisata con un messaggio che sarebbe venuto a trovarmi, ma non ero affatto pronta. Non sono mai davvero pronta per affrontare la realtà, ma papà è l'ultima persona con cui voglio fingere. È sempre stato capace di vedermi per quello che sono, e questo mi spaventa tanto quanto mi consola.

Mio padre è arrivato a Barcellona il pomeriggio. Quando lo vedo alla porta, mi sento un po' più piccola, un po' più fragile, come se fossi tornata la bambina che cercava protezione da ogni cosa. Mi abbraccia con la forza e la fermezza che solo lui possiede, e per un attimo mi sento al sicuro. Ma so che dietro quell'abbraccio ci sono domande, preoccupazioni e, soprattutto, delusione.

Entriamo in casa e lui posa la valigia accanto al divano. Osserva l'appartamento come se stesse cercando di comprendere tutto quello che è successo solo dai piccoli dettagli, dai segni che ho lasciato involontariamente in giro. Si siede e mi guarda con occhi penetranti, come se stesse cercando di leggere dentro di me.

"Isabel," inizia, con una voce che non ammette fughe. "Cosa sta succedendo veramente?"

Mi siedo di fronte a lui, incapace di sostenere il suo sguardo per più di qualche secondo. Le parole sembrano bloccarsi in gola. "Niente, papà. Sto solo attraversando un momento difficile."

"Non è niente. Ho sentito la tua voce quando mi hai chiamato l'ultima volta. Sei scossa, e non riesco a capire perché mi hai tenuto lontano da tutto questo. Voglio sapere la verità."

Non rispondo subito. Non so cosa dire. Vorrei confidarmi con lui, ma temo il giudizio. Mi stringo nelle spalle e tento di cambiare argomento. "Papà, davvero, non devi preoccuparti. Sto solo cercando di... trovare il mio equilibrio."

Lui non risponde, ma so che non ha intenzione di lasciar perdere. Si alza, cammina per l'appartamento e inizia a guardarsi attorno. Cerco di non farmi prendere dal panico mentre lo vedo dirigersi verso la cucina, i suoi passi pesanti sul pavimento. Non so perché, ma un senso di disagio cresce dentro di me. Sento che sta per scoprire qualcosa, e non so come gestirlo.

Apre un cassetto, cercando chissà cosa, e poi si ferma. Mi volto lentamente, il cuore che inizia a battere più forte. Lo vedo fissare qualcosa tra le mani.

È la scatola. La scatola vuota di Setralina. al diavolo me che non l'ho buttata.

Per un momento sembra che l'aria si fermi. Il silenzio che segue è pesante, carico di tensione. So esattamente cosa sta pensando. E poi, come un'esplosione trattenuta troppo a lungo, sento il rumore della scatola che cade sul tavolo con un tonfo secco.

"Isabel..." La sua voce è bassa, ma carica di rabbia e incredulità. "Cos'è questo?"

Non riesco a rispondere. Mi mordo il labbro, abbasso lo sguardo, cercando una via di fuga. Non c'è modo di sfuggire alla sua domanda.

"Da quanto tempo?" chiede, la sua voce che sale di tono. "Da quanto tempo prendi queste pastiglie senza dirmi niente?"

Mi alzo di scatto, incapace di rimanere ferma sotto il peso della sua rabbia. "Papà, non è quello che pensi. Io... io ne avevo bisogno. Non riuscivo a gestire tutto, e ho pensato che mi aiutassero."

Non riesco a smettere di amarti - Dusan VlahovicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora