CAPITOLO 10 - CONSEGUENZE

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Seika non aveva praticamente dormito.
Non era stato semplice legato in quel modo. I polsi gli facevano terribilmente male e non solo quelli. Le braccia erano indolenzite, per non parlare del sedere. Quel baka ci era andato giů pesante. E adesso dormiva beatamente sul suo torace. Era arrivato al limite della pazienza, stava per urlargli contro quando sentì il biondo muoversi.

Netsu ritornò piano piano allo stato di coscienza. Aveva un terribile mal di testa che gli impediva anche solo di pensare. Figurarsi riuscire a ricordare qualcosa della sera prima, era solo certo di aver bevuto parecchio. Quelli erano i chiari sintomi di un terribile dopo sbornia.
Si mosse e si rese conto di non essere solo, c'era qualcuno con lui nel letto, o meglio sotto di lui. Prima di poter aprire gli occhi e constatare chi fosse sentì una voce inconfondibile "Baka ti vuoi decidere a spostarti e togliermi queste cazzo di manette? Non sento più le braccia"

Netsu spalancò gli occhi e guardò di soppiatto il volto del ragazzo per poi distogliere subito lo sguardo. Non c'erano dubbi: era proprio Seika.
Non gli ci volle molto per rendersi conto che erano entrambi nudi.
Cosa avevano combinato? Poi il significato della frase del moro gli fece alzare lo sguardo sulle sue braccia. Erano alzate sopra la testa, legate alla testiera del letto con delle manette e la sua maglietta era attorcigliata all'altezza dei gomiti.
"Allora ti decidi?"
Che cosa era successo? Pensò il biondo prima che le immagini della sera precedente gli piombassero addosso con la violenza di una secchiata d'acqua ghiacciata.
Sentì un forte senso di vertigine per la potenza di quei ricordi e per la consapevolezza di ciò che aveva fatto.
Si alzò in fretta e corse in bagno, appena dentro il suo stomaco si rovesciò. Non sapeva se il motivo fosse l'alcool o il peso delle proprie azioni.

Appena i conati si placarono si sciacquò la bocca e la faccia con l'acqua fredda per cercare di riprendere lucidità.
Perché l'aveva fatto?
Si ricordava la litigata con Kata e con Koan e la rabbia cieca quando aveva visto Seika allontanarsi con Shizuka.
Quel bastardo l'aveva usato solo per arrivare a lei...
Sentì nuovamente la rabbia e la tristezza assalirlo.


Poi però ricordò come il moro aveva cercato di farlo ragionare assicurandogli che con Shizuka non era successo niente perché lui l'aveva rifiutata. Come poteva dare credito alle sue parole?
Se da un lato il proprio cuore voleva ardentemente credergli, dall'altra non poteva nemmeno prenderlo in considerazione, altrimenti quello che aveva fatto assumeva un significato ancora più terribile.
L'aveva violentato senza neanche un motivo. Non che ce ne potessero essere per una simile azione, era un mostro! Non sarebbe stato neanche più capace di guardarlo in faccia.

"Cazzo imbecille! Muoviti!"
La voce di Seika lo strappò dai propri pensieri ricordandogli che il moro era ancora legato a quel dannato letto.
Si fece forza e uscì dal bagno. Cercò i suoi jeans in quel marasma di vestiti e frugando nelle tasche trovò la piccola chiave.
Si avvicinò all'altro cercando il più possibile di evitare il suo sguardo.
Gli liberò un polso e poi gli passò la chiave e senza dire niente si rifugiò nuovamente in bagno per farsi una doccia. Si sentiva ancora addosso l'odore di sudore e di sesso.
Non era certo il modo migliore per ragionare lucidamente.

Seika si tolse le manette e la maglietta che aveva ancora attorno agli avambracci con qualche difficoltà, le braccia gli facevano male e faticava a muoverle, le dita erano intorpidite. Quando ci riuscì si osservò i polsi. Ci sarebbero voluti giorni prima che quei lividi scomparissero, ma adesso la cosa più importante era far ragionare quel baka.
Non gli era certo sfuggito il fatto che da quando si erano svegliati non l'aveva mai guardato in faccia.
Quello che era successo fra loro poteva avere il potere di separarli per sempre.
Doveva fargli capire che per lui ciò che era avvenuto non era un problema.
Era stato aggressivo, ma lo aveva fatto godere come mai in vita sua.
Gli aveva dato ciò che anelava, il dolore che muta in piacere, un piacere tale che lo aveva stordito per la sua potenza.
Doveva ammettere che farsi scopare non era previsto nel suo piano di conquista, ma l'importante era il risultato finale e poi si poteva rimediare con un bello scambio di ruoli.
Lui, però, non era mai stato bravo ad esprimere i propri sentimenti e non voleva sembrare sdolcinato né tanto meno innamorato.

Netsu nella doccia aveva cercato di pensare a una soluzione o semplicemente a come avrebbe dovuto comportarsi, ma le uniche cose che continuavano a tornargli in mente erano le immagini di quello che aveva fatto.
La cosa però che più lo sconvolgeva era che si sentiva eccitato e non dispiaciuto, e anche se la sua mente gli diceva che era sbagliato il suo corpo avrebbe voluto rifarlo altre dieci, cento, mille volte.

Man mano che l'acqua scacciava via la nebbia dell'alcool le sensazioni della notte diventavano via via più chiare e sconvolgenti.
All'inizio era stata la rabbia, la delusione e la gelosia a spingerlo ad aggredire Seika, per il momento era meglio non soffermarsi a pensare a chi fosse rivolto quest'ultimo sentimento, poi però il piacere e il desiderio avevano preso il sopravvento e guidato interamente le sue azioni.
Come gli aveva ricordato il moro non si faceva una pompa ad un altro ragazzo per un motivo diverso dal volerlo far godere.
E il piacere che aveva provato nel possederlo era qualcosa che andava al di là di ogni immaginazione.
Aveva fatto sesso parecchie volte, ma mai aveva provato delle sensazioni così forti e travolgenti.
E il motivo non poteva solo essere il fatto che si fosse lasciato completamente andare, aveva dato libero sfogo ai propri istinti, non si era trattenuto, non si era preoccupato di essere violento, o di quello che la sua partner avrebbe pensato di lui, come gli succedeva spesso con Shizuka.
Si era sentito libero di essere se stesso senza preoccuparsi di nascondere il proprio lato più perverso.

No, era sicuro che tra lui e Seika c'era qualcosa di indecifrabile, qualcosa che lo toccava in modo profondo per ogni sua piccola azione o comportamento e che lo faceva reagire seguendo l'istinto e non la ragione.
Seika lo attirava come un frutto proibito. Era una calamita per i suoi istinti e le sue pulsioni, e lui non era mai stato bravo a contrastarli.
Seika era pericoloso.
No! Lui era pericoloso!
Non era sicuro di riuscire a resistere e non assalirlo nuovamente. Doveva cercare di evitarlo in tutti i modi. Adesso che aveva assaggiato delle sensazioni così travolgenti ne avrebbe voluto ancora.
L'adrenalina che cercava sempre non era niente a confronto ... e sapeva bene come finiva ogni volta che ne sentiva il bisogno.

Comunque non pensava che Seika gli avrebbe permesso di avvicinarsi nuovamente.
Anche se quella mattina ancora non gli aveva urlato contro, sicuramente adesso lo odiava.

FRA UN MESE SARAI MIO (rivista e corretta)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora