6. Non perdere il senno

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Aprii la porta dell'aula di Anatomia, con il permesso di entrata in ritardo in mano.Avevo studiato per bene ed ero pronta ad una probabile interrogazione. Determinata, salutai la classe e mi scusai con la prof. spiegandole brevemente la situazione, trascurando, ovviamente, il fatto che un ragazzo che conoscevo a malapena, mi era finito addosso.
La mia mente era un turbine di pensieri mentre la professoressa, stranamente cordiale questa mattina, firmava tranquillamente il mio permesso. Mi voltai, appena ebbe finito, incontrando nuovamente quello sguardo. Il turbine cessò. Non smisi di sostenere quell'apparente, muto, discorso visivo, mentre andavo al mio posto, passando dal suo.
-"Ci rincontriamo, vedo"- Gli sussurrai.
-"A quanto pare, non vogliono che ti liberi di me"- Mi sorrise.
-"Roheline Petrov. Interrogata!"- E ti pareva. La sua gentilezza stava per andare...-" Cos'è la glabella e dove si trova."- sputò, come veleno, la vipera. Ero pronta alla sfida, dopo l'ultima volta in cui mi aveva umiliata davanti a tutti. Non sarebbe più successo.
-"È un osso situato tra le due arcate sopraccigliari, proprio quì"- Indicai la glabella, sopra la cartilagine nasale, proprio, come avevo già detto, al centro delle sopracciglia.
L'interrogazione andò a gonfie vele, come previsto, e presi un buon voto. La professoressa, falsamente soddisfatta, aveva fatto domande di ogni genere, toccando quasi tutti gli argomenti affrontati, alcuni perfino negli anni precedenti. Adesso, finalmente, era passata ad altri.
Mi voltai e vidi Jamie sorridere soddisfatto, ricambiai il sorriso e feci finta di ascoltare le altre interrogazioni.
Ben presto la campanella che segnava la fine dell'ora cominciò a farsi sentire e, come sempre,  tutti ci recammo verso il corridoio. Il ragazzo dagli occhi chiari si avvicinò mostrandomi il suo orario scolastico e le rispettive ore di lezione che avrebbe dovuto frequentare. Avevamo in comune anche il corso successivo, che precedeva la pausa in mensa, nel laboratorio d'Arte. Dopodiché ci saremmo divisi: io a sociologia e scultura, lui a letteratura e a teatro.
Entrammo chiacchierando del più e del meno in laboratorio, dopo avergli mostrato le varie aule di passaggio. Imparava in fretta.
Stavamo passando davanti ad una serie di quadri a tempera e ad olio, accasciati probabilmente da anni ed anni vicino al pilastro della porta, quando sentii due braccia avvinghiarsi attorno alle mie spalle. Un forte profumo mi inondò le narici, stordendomi leggermente. Quella pelle ambrata aveva un odore così dolce, di vaniglia. Mi bastarono pochi secondi per riconoscere anche la massa di capelli colorati attorno al mio campo visivo.  Questo poteva significare la presenza di una sola persona: Kailee.
-"Rohy, quanto tempo..."- Mi sussurrò all'orecchio, stringendomi a sé solo per un altro attimo. Poi si allontanò chiedendomi come andasse in generale.
-"Come sempre. E tu?"- Domandai, pensando alle miliardi di cose che avrei voluto raccontare alla mia migliore amica, se solo lo fosse stata ancora. Pensai alla scatola, alla famiglia Tamm, ad Hendrik, al nonno di Jamie e a quest'ultimo stesso. Purtroppo, quando l'anno prima aveva compiuto diciotto anni, aveva abbandonato tutto e tutti, senza portarsi alcun soldo, telefono, valigia. Era partita il più lontano possibile senza curarsi delle persone che restavano qui, a Tallinn, pensando fosse stata rapita o fosse scappata. E in effetti era proprio quello che aveva fatto. Come avrei potuto fare finta di niente?
-"E tu, chi sei?"- Si rivolse all'improvviso a Jamie. -"Lo conosci?"- Richiese a me.
Il ragazzo si era allontanato e stava osservando in silenzio la parete colma di quadri.
-"Sì, beh, in un certo senso..."- Vidi i suoi grandi occhi sgranarsi, facendo quasi sembrare che stessero per uscire dalle orbite per l'entusiasmo.Trapelavano ogni minimo piano malefico che la squilibrata stava per enunciare.
-"Ferma! So a cosa stai pensando e..."-
Jamie si voltò e si avvicinò a noi, con un gran sorriso. Ed ecco che tra una chiacchiera e l'altra, il discorso si fece più personale:
-"Quindi vieni da New York, eh? WOW! Devi essere proprio schizzato se sei scappato dalla Grande Mela! Io sono stata a Londra per un po' è già mi manca!"- Lei ed il suo strano modo di interagire con gli altri...
Jamie la guardò storto e non avrei potuto far altro che biasimarlo.
-"Non essere così..."- Iniziai.
-"È tutto okay, lo schizzato non se la prende facilmente"- Ora il ragazzo stava ridendo. -"Tu, piuttosto, gli schizzi sembri averceli in testa"- Continuò scherzoso.
La ragazza non sembrò affatto risentita, tutt'altro! Così, i due cominciarono a scherzare aspettando l'inizio della lezione. Scoprii come i suoi pasti preferiti e il suo autore preferito coincidessero con quelli di Kailee. I due sembravano avere molte cose in comune. Scoprii anche l'indirizzo in cui aveva un appartamento, intorno al Centro Storico Medievale di Tallinn e quanto i suoi fossero felici di averlo mandato qui, il rapporto meraviglioso che aveva con loro e la triste storia di suo nonno, che aveva perso sua moglie.

Eravamo in mensa, quando Kailee vide il moro entrare e sbottò:
-" Voglio uscire con lui."-
Eccola in azione.
-"Fai pure"- Mi limitai a dire.
-"Ora vado da lui e glielo chiedo."-
Kailee era una ragazza molto determinata, che sapeva esattamente cosa voleva e quando lo voleva. Era già di ritorno, lo aveva già affrontato. Cosa che, assolutamente, mi distingueva da lei. Io, mai e poi mai, avrei trovato il coraggio di fare una cosa del genere. E forse, è per questo motivo che certe persone spiccano più di altre: per il coraggio.
-" Ha accettato, ovviamente. Più tardi, per le cinque."- Squillò tutta contenta, risedendosi al nostro tavolo con lo sguardo frastornato.
La sicurezza di quella ragazza mi lasciava senza parole. Decisi che sfoggiare uno dei miei sorrisi sarebbe stata la scelta migliore, prima di tornare al mio pranzo a base di pizza. Spostai lo sguardo su Jamie, in fondo alla mensa: aveva già legato con qualche ragazzo. L'idea di lui e Kailee non era malaccio. Alla fine, se si fossero interessati a vicenda, poteva solo farmi piacere.
Al termine della mia stancante giornata scolastica, mi ritrovai sola, verso casa. Per fortuna arrivai presto in camera mia. L'autobus non aveva tardato più del dovuto e potevo considerarla,in parte, ancora una bella giornata.
Mi distesi a letto con l'intento di fissare il soffitto, permettendo al mio corpo di rilassarsi del tutto. Il cellulare cominciò a vibrare. Era un messaggio di Kailee, in cui aveva deciso di trattare il problema di, forse, ogni ragazza su questo pianeta, alle prese con un appuntamento:
"SOS. NON SO COSA METTERE."
Decisi di ignorarla. Perché, poi? In fondo non si era fatta sentire per un anno e adesso voleva un consiglio? Mi aveva lasciato sola, qui a Tallinn, senza nemmeno interessarsi di farmi sapere che andasse tutto per il verso giusto ovunque fosse, o se stesse bene. Quindi sì, non meritava la mia risposta.
Mh. Forse ero stupida, solo stupida.
Aprii gli occhi e mi accorsi, con grande stupore, che non ero più distesa, ma seduta sulla coperta che rivestiva il mio letto. Il mio sguardo adesso mirava al di fuori della finestra, posta dietro la scrivania. Mirava al cielo notturno, che era ormai dominante in quel paesaggio cittadino. Potevo notare le luci degli appartamenti che si accendevano a poco a poco, i camini che cominciavano a fumare, qualche ristorante con il proprio attico che iniziava ad affollarsi di gente. Mi ero addormentata, quindi. Doveva essere ora di cena. Spostai lo sguardo più vicino a me, sulla scrivania. Vidi ancora lì la scatola di metallo.
Il cellulare squillò e mi dovetti sporgere per prenderlo, sopra il comodino. Sul display, lampeggiava la foto di Kailee. Attesi qualche istante prima di rispondere alla chiamata.
-"Ehy!!! Rohy! Non sai cosa ho scoperto! Jamie è davvero un ragazzo d'oro. Eravamo al cinema, finito il film, che a proposito è stato fantastico, abbiamo deciso di andare a bere qualcosa. Era davvero bellissimo, vestito in quel modo... Ma comunque, dicevo: stavamo passeggiando, quando sono inciampata! Che figura, credimi... Mi ha aiutato a rialzarmi, così, mi sono avvicinata a lui e..."- Riagganciai. Basta, era davvero troppo. A chi importa di come si senta lei! Dopo un anno che non mi faceva sentire nemmeno la sua voce... Pensavo e ripensavo come avrei dovuto trattare la mia ex migliore amica, quando i miei movimenti diventarono automatici.
Ero ormai in piedi quando afferrai la scatola, scesi velocemente le scale e, con le chiavi in mano, uscii di casa, sbattendo con forza la porta. Adesso sapevo cosa fare.

*Autore*
Buonasera a tutti!
Ringrazio ancora tutti voi, sia per i voti e sia per quei pochi che stanno seguendo la storia. Grazie, Grazie, Grazie!

Buonanotte ♥

Xoxo
#Roowolf

Non sono l'eccezione dei libri. {In Correzione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora