ARCHER
Il telefono era premuto contro il mio orecchio, ogni parola che usciva dalle bocche dei ragazzi rimbombava dentro di me come un colpo di frusta.
«Sai, credo ci abbia fatto bene quella batosta. Ora abbiamo preso un nuovo batterista, e non hai idea di quanto sia bravo!» rise Matt, con quel tono squillante che usava quando le cose andavano alla grande.
«Già, ha il ritmo nel sangue quel ragazzo!» aggiunse Jason, ridendo, quasi con troppa energia.
Un nuovo batterista? Le loro parole mi colpirono come un pugno allo stomaco. Cercai di restare indifferente, ma dentro di me qualcosa si spezzava lentamente. Mi avevano già rimpiazzato...
«Oh sì, fidati, è stato un colpo di fortuna trovarlo. Adesso siamo davvero al completo» intervenne Adrian. Al completo. Come se io non fossi mai stato parte di tutto questo. Un pezzo di un puzzle facilmente sostituibile. La rabbia iniziò a montare dentro di me, confondendosi con un dolore profondo. «A proposito, siamo stati presi per suonare in un locale la settimana prossima!» continuò con entusiasmo. «Un evento grosso, sai? Roba che aspettavamo da mesi!»
Il nodo in gola divenne più stretto. Un locale? Era l'obiettivo per cui avevamo lavorato duramente, e ora? Io non c'ero. E loro stavano per realizzarlo senza di me. Non ci sarei stato a condividere quel momento che avevamo aspettato tanto. Il loro entusiasmo mi faceva male. Continuavano a parlare come se nulla fosse cambiato, come se io fossi solo un dettaglio che avevano lasciato indietro.
«Sì, sarà pazzesco! C'è già gente che parla di noi» disse Matt, ridendo di nuovo. La sua allegria sembrava stonare con il caos che avevo dentro.
«Ah, Arch! Ti ricordi quella ragazza quattr'occhi con le lentiggini? Ci ha fatto la copertina dell'album! Chi diavolo se lo aspettava che era in grado di disegnare cosi bene, quella lì!»Serrai la mascella e strinsi il telefono così forte che, per un attimo, temetti di frantumarlo. Un album, addirittura! E perché no, magari anche un pezzo di dignità in regalo?
Domani, probabilmente, li avrebbe contattati persino un discografico.Il silenzio dall'altra parte della linea si fece pesante, segno che si erano accorti della mia mancanza di risposta.
«Ehi, ci sei, Archer?» chiese uno di loro, ma non riuscivo più a fingere. Ogni parola che dicevano mi faceva sentire come se stessi affogando. Facevo parte della band, cazzo! Sarei dovuto essere io lì, non un sostituto qualunque! Quello doveva essere il nostro momento, non il loro senza di me.
Mi morsi la lingua, mentre la rabbia e il tradimento mi bruciavano dentro. Ero stato costretto a trasferirmi, e loro? Mi avevano dimenticato in un attimo.
«Sì...» la mia voce era debole, forzata. «Sentite, devo andare. Ci sentiamo più tardi, ok?» Non aspettai nemmeno la loro risposta, chiusi la chiamata di colpo. Il telefono cadde sul letto, e il suono sordo sembrò l'unica cosa che riempiva il silenzio della mia stanza. Mi guardai attorno. La mia batteria, le chitarre che avevo usato per jammare fino a tarda notte... tutto era lì, fermo. Polvere sopra le mie passioni, sopra i miei sogni.
La rabbia si trasformò lentamente in un dolore più profondo, più amaro.
Sentii la porta di casa aprirsi e il peso schiacciante della solitudine che mi attanagliava si alleggerì appena. Doveva essere tornata Skye. Nonostante i suoi difetti, lei era l'unica che mi comprendeva, l'unica che mi stava vicino senza trattarmi come un fantasma. Almeno con lei non dovevo fingere.
Scesi le scale, già preparato a sollevarle il morale; probabilmente aveva litigato con mamma. Ma quando arrivai in salotto, non la vidi.
«Dov'è Skye?» chiesi.
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Storm-Bound Veins
ФэнтезиQuando la nonna di Skye muore, la sua famiglia si trasferisce in una piccola città per essere più vicina al nonno, rimasto solo nella sua vasta proprietà di campagna. Per sua madre, è un'occasione per rafforzare i legami famigliari e prendersi cura...