30.Sofia

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Appena Gabriel chiuse la porta di casa sbattendola, presi il mio telefono e, con le mani che mi tremavano, chiamai Amanda. La sua voce rispose dopo due squilli, e non riuscii a trattenere l'urgenza.

"Amanda, ho bisogno di te," dissi quasi in un sussurro.
"Che cosa è successo? Sono a lezione, tu dove sei?" domandò lei, preoccupata.
"Devi aiutarmi..." risposi, la voce spezzata dall'ansia.
"A fare cosa?"
"Ho un ritardo di due settimane."
"Che cazzo dici?!" esclamò Amanda, quasi urlando.
"Shhh, non urlare! Sei matta?!" le risposi, cercando di non farmi prendere dal panico.
"Ok, scusa... Arrivo subito con il test, dammi solo il tempo di finire la lezione. Aspettami."

Chiusi la chiamata e mi lasciai cadere sul divano, stringendomi le braccia intorno al corpo. Mi morsi le unghie mentre cercavo di non farmi travolgere dall'ansia che mi stava divorando. E se fossi stata davvero incinta? Io non ero pronta per una cosa del genere, non ora, non con tutto quello che stava succedendo. Avevo solo 20 anni, e la mia vita sembrava già troppo complicata senza aggiungere una gravidanza a tutto il resto. E Gabriel? Come avrebbe reagito?
Mi alzai e iniziai a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza. Pensieri contrastanti mi riempivano la testa. Se fosse stato positivo, cosa avrei fatto? Come avrei detto a Gabriel che forse stavo per cambiare completamente le nostre vite? Mi sentivo soffocare.
Il suono della porta che bussava mi fece sobbalzare. Corsi ad aprire e trovai Amanda, con il volto serio e una busta in mano. Entrò senza dire una parola e mi passò il test. I suoi occhi erano pieni di preoccupazione, ma nessuna delle due parlò. Non ce n'era bisogno.

Entrai in bagno, chiudendo la porta dietro di me. Con mani tremanti, afferrai quel dannato bastoncino e feci pipì sopra, cercando di mantenere la calma. Rimisi il coperchio e lo lasciai sul bordo del lavandino. Almeno era un clearblu digitale, pensai, affidabile, sicuro. Ma nulla in quel momento mi sembrava davvero sicuro. Appoggiai le braccia sul bancone e mi sedetti sul bordo del bidè, cercando di trattenere il respiro.
Amanda, in piedi vicino alla porta, osservava la scena con la sua tipica calma, anche se sapevo che dentro era preoccupata tanto quanto me. "Inutile che aspetti così," disse lei con un tono calmo ma deciso. Prese il telefono e impostò un timer. "Ci vogliono cinque minuti. Lascialo lì, appena suona lo controllo io," aggiunse, allungandomi una mano.
Gliela strinsi senza pensarci due volte, come se quella stretta potesse alleviare un po' l'ansia che mi stava divorando dentro. Il silenzio del bagno era opprimente, ogni secondo sembrava durare un'eternità. Il mio cuore batteva forte, quasi a volermi ricordare che la mia vita poteva cambiare completamente in pochi minuti.
Amanda mi osservava attentamente, cercando di trasmettermi serenità, ma io non riuscivo a smettere di pensare. Cosa sarebbe successo se fosse stato positivo? Non ero pronta, non ora.

Il timer suonò, spezzando il silenzio del bagno e facendo accelerare il mio cuore all'impazzata. Amanda lo fermò immediatamente, afferrando il test e tenendolo premuto contro il petto, quasi a volerlo proteggere da me. I suoi occhi cercarono i miei, seria, come se stesse per affrontare un discorso delicato.
"Prima che lo guardo... se fosse positivo, quali sarebbero le tue intenzioni?" mi domandò con voce calma, ma carica di tensione.
Mi presi un attimo per respirare, cercando di raccogliere i pensieri che sembravano esplodere nella mia mente. Lo sguardo di Amanda restava fisso su di me, in attesa della mia risposta.
"Ovviamente lo tengo," risposi, sentendo il nodo alla gola stringersi ancora di più. "È pur sempre frutto del nostro amore... ovvio che lo amerò." Mi fermai un attimo, abbassando lo sguardo, mentre le mani mi tremavano leggermente. "Ma avrò tanta paura."
Amanda annuì lentamente, come se capisse perfettamente le mie parole. Sapevo che non sarebbe stato facile. L'idea di avere un bambino mi riempiva di emozioni contrastanti: amore, paura, confusione.

Amanda sollevò il test leggermente, fissando il risultato. Il suo viso cambiò espressione all'improvviso, e i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime. La mia ansia salì alle stelle.

"Amanda? Allora?" chiesi con il fiato sospeso, incapace di trattenere la tensione.

Lei mi guardò, le lacrime ormai sulle guance. "È-è positivo, diventerai mamma," sussurrò, completamente in lacrime.

Mi sentii come se il mondo si fosse fermato. Sgranai gli occhi, incredula, e presi il test tra le mani. La scritta "incinta" mi colpì come un fulmine. Le mie mani iniziarono a tremare, il cuore batteva così forte che sembrava volesse uscire dal mio petto. Le lacrime mi inondarono gli occhi mentre fissavo Amanda.

"Sarò mamma," dissi ridendo nervosamente tra le lacrime, incapace di processare davvero ciò che significava.

"Sì, sarai mamma," rispose Amanda, stringendomi forte in un abbraccio.

Ma la mia mente corse subito a Gabriel. "Oh cavolo, Gabriel! Come glielo dico? Abbiamo anche litigato. Ora è arrabbiato con me. E se mi abbandona? Se si spaventa e mi lascia sola?" chiesi, la paura travolgendomi.

Amanda mi strinse ancora più forte. "Non succederà. Lui ti ama, Sofia. Non ti lascerà sola, vedrai."

Cercai di calmarmi, ma il pensiero di come Gabriel avrebbe reagito mi teneva prigioniera in un vortice di paura. Le mani continuavano a tremare mentre cercavo di assorbire la realtà.

"Sofia, devi respirare," disse Amanda, accarezzandomi i capelli con dolcezza. "Lui ti ama, lo sai. Non lo vedo scappare per una cosa del genere. Sarà felice, vedrai."

"Ma abbiamo appena litigato... come posso dirglielo ora?" mormorai, affondando il viso tra le mani.

Amanda sospirò, cercando le parole giuste. "Forse questo è proprio quello di cui avete bisogno per ricomporvi. Non puoi tenertelo dentro, glielo devi dire."

Alzai lo sguardo, trovando la sua mano tesa verso di me. "Hai ragione. Devo farlo. Devo dirglielo, ma... ho paura. E se non fosse pronto?"

Amanda mi guardò negli occhi, il suo sguardo rassicurante. "E se invece lo fosse? Non puoi sapere come reagirà finché non glielo dici. Affrontalo, Sofia. Per te, per lui, per questo bambino."

Respirai profondamente, cercando di calmare il battito frenetico del cuore. "Lo chiamerò. Lo farò venire qui," dissi, decisa.

Amanda mi sorrise dolcemente. "Brava. E io resterò qui con te, qualsiasi cosa accada."

Presi il telefono con mani ancora tremanti e composi il numero di Gabriel.
Amanda mi strinse ancora una volta le mani , cercando di trasmettermi tutto il supporto possibile. "Non chiamarlo ora. Aspetta che torni a casa. Sarà più facile affrontarlo di persona, guardarlo negli occhi."
Annuii, anche se l'ansia continuava a tormentarmi. L'idea di aspettare che lui tornasse sembrava insopportabile, ma sapevo che Amanda aveva ragione. Dovevo dirglielo faccia a faccia.
"Ok, aspetto," dissi alla fine, cercando di convincermi.
Le ore che seguirono sembrarono infinite. Amanda rimase con me, cercando di distrarmi, ma ogni minuto che passava aumentava la mia tensione. Mi chiedevo come sarebbe andata, se Gabriel avrebbe reagito bene, se avremmo affrontato questa nuova sfida insieme.
Finalmente, sentii il rumore della chiave girare nella serratura, dal piano di sotto. Il cuore mi balzò in gola. Era tornato.
Amanda mi diede una leggera pacca sulla spalla. "Ora tocca a te. Io vado, ma se hai bisogno sai dove trovarmi." Mi sorrise e si alzò per uscire, lasciandomi sola con la tempesta di emozioni che mi attendeva.

Mi infilai sotto le coperte, voltata di spalle, come se nascondermi potesse offrirmi qualche tipo di protezione. Il rumore dei passi di Gabriel si faceva sempre più vicino, e ogni suono mi faceva stringere di più le braccia attorno al cuscino. Entrò nella stanza e si sedette accanto a me, il materasso si abbassò leggermente sotto il suo peso. Lo sentii infilarsi sotto le coperte, e subito dopo le sue braccia mi avvolsero, stringendomi delicatamente i fianchi, facendo aderire la mia schiena al suo petto.
"Scusami, amore... non volevo comportarmi così oggi. Non volevo," sussurrai tra le lacrime, le mani che si torturavano nervosamente.
"Non importa, piccola," mormorò dolcemente Gabriel, la sua voce un misto di preoccupazione e affetto. "Non voglio litigare. Parliamo domani, se ti va. Voglio solo che tu stia bene, ok?" La paura della sua reazione era così grande che decisi di non dirgli nulla. Avrei trovato il momento adatto per parlarne. Ma non adesso. Dovevo prima metabolizzare il tutto.
Mi sentivo sopraffatta da un tumulto di emozioni: paura, ansia e una leggera speranza. Non sapevo come Gabriel avrebbe reagito se avesse scoperto la verità.

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