40.Sofia

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Appena le sue dita sfiorarono il mio collo, un brivido mi attraversò la schiena, facendomi sussultare. Era incredibile come, dopo anni, riuscisse ancora a farmi provare certe sensazioni.
Mi girai lentamente verso di lui, il cuore che batteva forte nel petto. Senza dire una parola, presi il suo viso tra le mani e avvicinai le nostre labbra. Il bacio era lento, dolce, carico di tutto ciò che non avevamo bisogno di esprimere a parole.
Dopo cena, sistemammo tutto in cucina, lavorando fianco a fianco come se fosse la cosa più naturale del mondo. Una volta finito, ci spostammo sul divano. Lui scelse un film, ma a metà proiezione mi resi conto che non riuscivo a tenere gli occhi aperti. La stanchezza della giornata si faceva sentire, e lui, accorgendosene, si voltò verso di me.
"Vogliamo andare a letto?" chiese, la voce bassa e rassicurante.
Non risposi, annuii semplicemente, lasciandomi tirare su da lui. Le sue mani si intrecciarono con le mie mentre ci avviavamo verso la camera da letto.

Mi infilai sotto le coperte, lasciando che il calore del letto mi avvolgesse. Senza pensarci due volte, mi accoccolai tra le sue braccia, stringendomi a lui come se fosse il mio rifugio. In confronto alla sua figura, mi sentivo piccola, ma non era una sensazione di debolezza. Al contrario, amavo perdermi in quel senso di protezione che solo lui sapeva darmi.
Il suo abbraccio era saldo, ma delicato, come se avesse paura di stringermi troppo forte. Sentii le sue mani calde scivolare lentamente verso il mio viso, spostandomi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Le sue dita si fermarono per un attimo, accarezzandomi con una tenerezza che mi fece chiudere gli occhi.
Quel semplice gesto aveva il potere di calmarmi completamente, di spegnere ogni pensiero. Mi sentivo al sicuro, amata, e tutto il resto sembrava svanire. Pian piano, mi abbandonai a un sonno profondo, cullata dal ritmo costante del suo respiro e dal battito regolare del suo cuore.

Durante la notte, il sonno non fu dei più tranquilli. Immagini confuse e angoscianti si intrecciavano nella mia mente, fino a trasformarsi in un incubo che mi fece sobbalzare. Mi svegliai di soprassalto, urlando.
"Nooo!" il grido risuonò nella stanza, spezzando il silenzio e facendo svegliare Gabriel di colpo.
"Ehi, piccola, calmati," disse con voce bassa e rassicurante. "Era solo un brutto sogno. Sei qui, con me."

Il cuore mi batteva all'impazzata, e le lacrime iniziarono a scendere senza controllo. Mi girai verso di lui, cercando conforto. Lui non esitò nemmeno un secondo: mi prese tra le braccia, stringendomi con tutta la forza e la delicatezza di cui avevo bisogno.
"Shhh, va tutto bene," sussurrò, accarezzandomi lentamente i capelli. Il calore della sua voce e la sicurezza del suo abbraccio iniziarono a calmarmi. Mi sentii gradualmente più leggera, come se tutto il terrore del sogno stesse svanendo.
"Sei al sicuro, amore," continuò, con un tono che sembrava promettermi che nulla di male sarebbe mai accaduto finché lui fosse stato lì.
Mi sdraiai nuovamente , cercando di calmarmi. Le braccia di Gabriel mi avvolgevano con dolcezza, come se volessero proteggermi da ogni paura. Il suo respiro lento e regolare mi dava un senso di pace che non provavo da tanto. Sentivo il suo corpo caldo vicino al mio, e mi lasciai cullare dalla sua vicinanza, finché il sonno non tornò , più tranquillo e profondo stavolta.

Il mattino seguente mi svegliai prima di lui. Il primo raggio di sole entrava nella stanza, illuminando la sua faccia serena, mentre dormiva profondamente. Guardai per un attimo la sua espressione, tranquilla e indifesa nel sonno. Non volevo svegliarlo, ma avevo voglia di sorprenderlo con qualcosa di speciale.
Mi alzai lentamente dal letto, cercando di non fare rumore. Con passo silenzioso mi avvicinai alla cucina, decidendo di preparare delle crêpes per lui. Era la sua colazione preferita, e sapevo che gli sarebbe piaciuta. Accesi la piastra e, mentre le crêpes sfrigolavano, il loro profumo iniziò a riempire la stanza. Lo sentivo nell'aria, dolce e invitante.

Spalmai la Nutella sulle crêpes ancora calde, e intanto tagliavo delle fragole fresche, sistemandole con cura accanto ai dolci. Poi versai il suo succo di frutta preferito in un bicchiere e preparai il caffè, perché sapevo che non iniziava mai la giornata senza. L'odore del caffè caldo si mescolava con quello della Nutella, creando una sensazione di casa, di familiarità.

Quando tutto fu pronto, sollevai il vassoio con delicatezza e mi avvicinai di nuovo alla camera. Gabriel era ancora addormentato, il suo corpo rannicchiato sotto le coperte. Posai il vassoio sul comodino, e mi sedetti sul bordo del letto, guardandolo un attimo. Il suo viso era ancora nascosto tra i cuscini, i capelli scompigliati e la pelle ancora pallida dalla notte. Gli accarezzai lentamente il petto, sfiorandolo con la punta delle dita, cercando di svegliarlo senza disturbare troppo il suo sonno.
"Buongiorno, amore," sussurrai con un sorriso, la mia voce dolce ma bassa per non spaventarlo. "Ho pensato di coccolarti un po' oggi." Gabriel aprì gli occhi piano, ancora assonnato. Li strizzò per adattarsi alla luce e poi mi guardò. Un sorriso stanco, ma felice, apparve sulle sue labbra mentre si stiracchiava lentamente. Poi, quando vide la colazione sul comodino, il suo sorriso divenne più grande, e sentii il suo braccio allungarsi verso di me. "Dovrei essere io a coccolarti." disse, ancora con la voce impastata dal sonno, ma con una luce negli occhi che mi fece battere il cuore un po' più forte.

Si mise a sedere lentamente, ancora un po' intorpidito, e mi diede uno sguardo pieno di affetto. Mi avvicinai per dargli un bacio dolce sulle labbra.Erano ancora calde dal sonno, e per un momento mi sentii completamente serena.
"Questo pomeriggio arriverà il tuo regalo," annunciò con un sorriso enigmatico, mentre prendeva il primo morso della crêpe.
Mi bloccai un attimo, sorpresa. "Il mio regalo? Che regalo? Per cosa?" chiesi confusa, guardandolo con gli occhi socchiusi. Cercavo di leggere sul suo volto qualche indizio, ma lui rimaneva impassibile.
"Così," rispose con una calma disarmante, scrollando le spalle come se fosse la cosa più normale del mondo. "Volevo solo farti un regalino..." aggiunse, continuando a mangiare come se non avesse appena sganciato una bomba.
Lo osservai con curiosità crescente, cercando di capire se stesse per aggiungere qualcosa, ma lui continuava a ignorarmi, concentrato sul suo piatto. Mi sedetti accanto a lui, incrociando le gambe sul letto, e posai la testa sulla sua spalla. Sentivo il calore del suo corpo attraverso la maglietta, un calore che mi tranquillizzava sempre.
"Sei troppo misterioso, lo sai?" mormorai con un sorriso, cercando di strappargli qualche dettaglio. Lui si limitò a ridere piano, scuotendo leggermente la testa. Mi prese la mano, intrecciando le sue dita con le mie, e portò il nostro intreccio alle labbra, baciandomi delicatamente il dorso della mano.
"Vedrai, ti piacerà." disse infine, con un tono che non ammetteva repliche. Quella sicurezza nella sua voce mi fece sorridere, anche se la curiosità iniziava a divorarmi.
Dopo aver terminato la colazione, decidemmo di concederci un bagno caldo per rilassarci. Riempii la vasca fino al bordo, l'acqua calda si mescolava con la leggera schiuma che avevo aggiunto. Gabriel si immerse per primo, chiudendo gli occhi mentre si lasciava avvolgere dal calore. Lo osservai per un attimo, poi mi spogliai lentamente e, senza esitazione, entrai anche io, posizionandomi delicatamente sopra di lui.
Il contatto con il suo corpo mi fece avvampare; il calore della pelle e dell'acqua sembrava amplificare ogni sensazione. Sentii il suo membro tra le mie gambe, e il rossore si fece più intenso. Nonostante il tempo passato insieme, mi provocava sempre quella sensazione di timidezza, come se fosse la prima volta.
"Stai bene, piccola?" mi chiese con voce bassa e rassicurante, avvolgendomi in un abbraccio. Le sue mani calde iniziarono a scorrere dolcemente lungo le mie braccia, facendomi rilassare.
"Sì, sto bene." risposi, girando il capo verso di lui e lasciandogli un bacio sulla guancia. Il suo sguardo si addolcì, e le sue mani iniziarono a scendere fino al mio ventre. Con movimenti lenti e delicati, cominciò a massaggiarlo.
"Secondo me sarà una femmina," disse all'improvviso, con un sorriso pieno di convinzione. "Me lo sento."
Mi sorprese la sua sicurezza, ma un sorriso si formò sul mio viso. "Per scoprirlo dovremo aspettare ancora un po', ma sai che anche io penso sarà una femmina?" dissi, accarezzando il suo petto con movimenti leggeri. "Non so perché, ma mi piacerebbe chiamarla Olivia."
Gabriel annuì, il suo sguardo si illuminò. "È un bellissimo nome, mi piace." disse, abbassandosi per baciarmi il capo. In quel momento, tutto sembrava perfetto, come se il futuro che immaginavamo insieme fosse già realtà.

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