7. bipolarism

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Era incredibile il fatto quando mi dirigevo a Tanny Hill senza preavviso trovassi sempre chi non cercavo.

La speranza di poter vedere Sarah era svanita nel momento in cui, dopo che Rose mi avesse aperto la porta d'ingresso, trovai la stanza della mia amica completamente vuota.

«Cerchi qualcuno?» domandó Rafe alle mie spalle.

Il profumo della sua inebriante colonia si era propagata nel corridoio non appena era arrivato sul mio stesso piano.
In effetti, appena avevo odorato quell'intenso profumo mi aspettavo che mi venisse a salutare.

«Già, ma ho trovato il Cameron sbagliato» risposi, girandomi e incrociando le mie braccia attorno al suo collo.

«Ne sei sicura?» controbattè lui ammiccante come sempre, stampandomi poi un casto bacio sul collo, appoggianco le mani sui miei fianchi.

Ormai eravamo abituati a fare cosí.

«A dire il vero, stavo cercando Sarah, sai dove sia?» chiesi.

«No, ma so dove dovresti essere tu» continuó lui.

Come al solito, ridacchiai un pó e gli stampai un bacio schioccante sulla guancia.
«Sai, a quanto pare mio padre ha preso in custodia quel John B» attaccó il ragazzo biondino davanti a me, con un sorriso quasi spaventoso «Vivró sotto lo stesso tetto di un pogue, divertente no?» ridacchió stridulamente lui.

«Cosa? Quando?» domandai stupita.
Insomma, Ward non mi sembrava un uomo che prendeva scelte avventate di questo genere.

Ma quante cose mi ero persa in sole 10 ore di sonno?

«Questa mattina all'ospedale, papá ha detto che glielo ha proposto quando erano solamente loro due e Sarah. E Routledge, ovviamente, come una sanguisuga ha accettato senza pensarci troppo»

«Incredibile! L'hai già raccontato a Top?»

«No, non ancora. Ma sai, credo non la prenderà particolarmente bene, vista la fine della sua barca»

Effettivamente, uno degli avvenimenti meno importanti di ció che era successo in settimana era che la barca di Topper fosse stata affondata da, rullo di tamburi, Jj Maybank.

In realtà, a quanto aveva detto la polizia alla famiglia Thorton, la colpa era del santarellino del gruppo, Pope.

Ma, il giorno dell'arresto, Maybank si era preso tutte le colpe.

Rafe e Topper sostenevano che la barca fosse stata fatta affondare senza un motivo, tanto che i due avevano cercato vendetta durante la serata del cinema all'aperto.

I due kooks e Kelce avevano infatti iniziato una rissa terminata poi da Kiara che, furbamente, aveva dato fuoco al telo bianco sul quale veniva proiettato il film.

Io mi ero fatta alcune mie idee sull'accaduto. Sicuramente Pope non era uno che faceva la prima mossa senza essere prima provocato ma sinceramente, non avevo voglia di chiedere spiegazioni ai miei amici.
Per cui mi ero semplicemente fatta andare bene la loro versione, senza troppi giri di parole.

Da quel giorno Topper nutriva ancora meno simpatia del solito nei confronti dei pogues.
Quest'odio, tradotto in numeri, raggiungeva cifre altissime.

«Povero Top, sarà sicuramente in disappunt-» m'intereuppi «Ehi Rafe, ma cos'hai sul braccio?» chiesi domandando una strana macchia circolare e violacea sul suo braccio.

«Non è niente, fatti gli affari tuoi» rispose lui freddamente, cambiando radicalmente il suo umore da un secondo all'altro, allontanandosi immediatamente da me e coprendosi il braccio con la mano «Senti» cominció tirando su con il naso «Io- Io ho delle commissioni da fare, ci vediamo in giro Lèa»

Senza darmi il tempo di controbattere si diresse velocemente verso le scale, sparendo poco dopo dalla mia visuale.

Ma che sta succedendo a tutti?

Questo ragazzo è decisamente bipolare.

Visto che la mia ricerca era andata, evidentemente, in modo disastroso, decisi di abbandonare la tenuta dei Cameron e di dirigermi verso casa mia.

Ormai cercavo di stare in quel posto il meno possibile; evitavo la villa numero 77 come le persone cercano di evitare i barboni per strada.

Casa mia era la più grande tra le case del quartiere e, per altro, era anche la più isolata.
Come la villa dei Cameron era, infatti, piú circondata da grandi distese d'erba verde rispetto alle altre case e, davanti al portico dove si trovava la porta d'ingresso, c'era una fontana con una statua di qualche conquistatore inglese, credo.

Stranamente, al di fuori della grande tenuta, non solo c'erano le macchine appartenenti ai miei genitori, ma anche una macchina della polizia.

Curiosa, mi precipitai in casa correndo.

«Mamma! Papá!» gridai una volta dentro.

«Tesoro!  Sei a casa!» disse mia madre affiancata dallo sceriffo Peterkin «Lo sceriffo Peterkin era nei paraggi ed è venuta a controllare se fosse tutto apposto dopo l'uragano Aghata, ma se ne stava giusto andando» aggiunse notando il mio sguardo confuso alla vista della donna in divisa.

Che strano: l'uragano Agatha è passato ormai quasi due settimane fa, perché venire adesso a controllare che fosse tutto apposto?

«Si esatto! Senti Leá, ho saputo di una rissa avvenuta al cinema all'aperto qualche giorno fa, ne sai qualcosa?» domandó lo sceriffo.

«Si ero lí presente! Ero convinta che qualche irresponsabile avesse lanciato un mozzicone di sigaretta ancora acceso vicino al telo bianco e che questo avesse preso fuoco; ero lí ma non avevo la minima idea ci fosse stata una rissa!» mentii.

Se avesse saputo che tre dei miei amici erano coinvolti, solo Dio sà cosa gli sarebbe capitato.

«Va bene, non vuoi dirmelo,  andró io a parlare con i responsabili» disse l'agente «Sta lontana dai guai» aggiunse poi lasciando la tenuta.

La gente è veramente strana.

«Senti mamma, io vado a farmi una doccia! Ah, se te lo stessi chiedendo questa notte ho dormito dai Cameron, mi ha invitana, uhm, Rafe» le dissi tirando fuori la prima scusa che mi fosse venuta in mente, successivamente salii le scale e andai direttamente nel mio bagno.

Allo specchio non sembravo nemmeno io.
I miei capelli, solitamente lisci, erano completamente sfatti ed erano diventati mossi.

Il trucco della sera prima era ancora sul mio viso ma il mascara era leggermente colato, mentre della tinta labbra non c'era più neanche l'ombra.

Incredibilmente, nonostante avessi dormito su un letto che probabilmente aveva l'età dei miei gentiori, la schiena non mi faceva male e mi sentivo effettivamente riposata.

Non mi era ancora chiaro come fossi arrivata a casa dei Routledge ma poco m'importava.

Sicuramente il mio pensiero principale era quello di recuperare la mia macchina che ancora stava parcheggiata nel parcheggio del piccolo ospedale dell'isola e, soprattutto, di togliermi il vestito che avevo addosso.

Se la sera prima mi sembrava molto comodo, ora era decisamente l'opposto.

Il tessuto leggero si era appesantito e stropicciato e la parte bassa del vestito si era sporcato di sabbia e terra la sera precendente.

Prima di entrare nella spaziosa doccia, provai a chiamare Sarah al telefono.

Uno squillo.
Due squilli.
Segreteria.

Per ben tre volte la ragazza aveva fatto partire la segreteria dopo solo due squilli.
Cosa strana visto che, solitamente, alla vista di anche un solo messaggio, la mia amica mi rispondeva subito.

Ma cosa sta succedendo?

Rain || JJ MAYBANKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora