Con mia enorme sorpresa, Brando non mi ricondusse subito nelle viscere della terra e neanche me lo propose. Incurante dei pericoli che avrei potuto correre, o forse abbastanza sicuro di sé da potermi proteggere, decise di farmi godere ancora un po' la vita della città.
La luce e i colori mi erano mancati, mi sembrava di essere stata rinchiusa per così tanto tempo da aver dimenticato come fosse la quotidianità. Napoli era decisamente piena di vita. Suoni, odori, risate e grida mi risuonavano nelle orecchie, e sorrisi spensierata. Per la prima volta dopo tanto tempo non avevo pensieri nella testa né negatività di alcun tipo, solo colori e suoni che mi risucchiavano e distraevano dalla mia esistenza.
Io e Brando ci mescolammo tra quelle persone e non parlammo a lungo. Lui perché era intento ad osservarsi attorno e lanciare occhiate sbieche a chiunque osasse avvicinarsi troppo, io perché ero distratta da ogni movimento, ogni canto, ogni voce e ogni odore che mi colpiva nel corso del tragitto. L'Orso si assicurava che non mi perdessi tra la folla tenendomi a braccetto, stretta contro di lui, e con la certezza che non mi sarei allontanata per nessun motivo.
Mi ero lasciata andare a quel pianto disperato, trattenendo a stento i singhiozzi, e lui aveva asciugato le mie lacrime, anche se in modo abbastanza bizzarro. Mai nella vita avrei pensato che un uomo si potesse accostare a me con simili atteggiamenti. In una società fatta di formalità, pizzi e buone maniere, chi mai avrebbe potuto baciare le mie lacrime? Forse un marito, forse nessuno.
Poco più avanti diversi ambulanti stavano mostrando a viaggiatori stranieri bellissime rappresentazioni dipinte del golfo di Napoli, del Vesuvio e di reperti archeologici selvaggiamente inghiottiti nella natura. Alcuni scugnizzi ne approfittavano, silenziosamente, per infilare le mani sotto quei preziosi cappotti e rubare loro un paio di monete.
Ero intenta proprio ad osservare uno di questi alle prese con un signore panciuto, per capire se sarebbe riuscito o meno nel suo furto, quando la voce calma e bassa di Brando attirò la mia attenzione.
"Non molto distante da qui c'è casa mia." Mi riferì. "Avrei bisogno di passarci e una volta lì potremmo tranquillamente usare il passaggio che la collega all'Accademia. È molto più sicuro rispetto a quello che hai usato stamattina."
Annuii semplicemente con un cenno del capo e lui non aggiunse altro. Mi sentivo ancora abbastanza imbarazzata per quegli atteggiamenti che si erano venuti a creare tra noi. Intimi, forse troppo, ma mi avevano sicuramente aiutata a non crollare del tutto.
La palazzina che apparteneva alla famiglia di Brando era situata in un vicolo stretto rispetto alla strada principale che avevamo appena percorso. L'enorme portone ad arco realizzato in pietra scura vesuviana lasciava intendere che appartenesse ad una famiglia nobiliare. Le grandi ante in legno erano spalancate e permettevano di vedere dalla strada il cortile interno, quadrato, con una rampa di scale sulla destra mentre sulla sinistra vi erano diversi ambienti, un tempo sicuramente destinati ai cavalli.
STAI LEGGENDO
FOEDUS
خيال (فانتازيا)Napoli, 1821. Nel ventre della città, sotto la superficie, si nasconde un'Accademia che forma streghe e guerrieri da sempre impegnati nella faida contro i seguaci del culto micaelico. Azaria, una giovane di salute cagionevole, cresciuta in una famig...