Capitolo 32

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Sono passate diverse settimane.
Non che la situazione fosse cambiata da qualche settimana fa a questa parte.
L'unica nota positiva era che l'occhio era tornato alla normalità e con esso, anche la mia vista.

In più avevo deciso di tornare a casa mia, constatando che avessi abusato anche troppo dell'ospitalità di Nicholas.

Era stato lui per primo a dirmi che potevo rimanere tutto il tempo che volevo, ma non mi sembrava il caso di far deprimere anche lui con i miei problemi esistenziali. Era già stato costretto ad ascoltarmi per troppo tempo, quindi con la scusa più banale che potevo inventare, gli avevo detto che stavo meglio e che potevo tornare a casa mia.

A casa la situazione restava stazionaria.
Passavo quasi tutto il mio tempo in camera a giocare ai videogiochi, o ad ascoltare musica, che in un certo senso riusciva sempre a risollevarmi il morale. Di poco, ma ci riusciva.

Scendevo raramente in salotto, se non per mangiare e poi me la filavo di nuovo nel mio posto sicuro.

I miei fratelli avevano capito che era meglio lasciarmi stare per un po', mio padre invece non c'era quasi mai, era sempre via per lavoro e di questo gliene ero grato, sapevo quanto potesse essere persistente nel cercare di farmi uscire da quella camera e farmi stare un po' con loro.
Non che non volessi starci, ma mi conoscevano meglio di chiunque altro e sapevano che quando ero di cattivo umore, era meglio non starmi troppo addosso.

L'unica che non demordeva assolutamente era Paola, la mia sorellina più piccola.
L'avevo sorpresa spesso a sbirciare se stessi dormendo e a controllare che fossi ancora vivo.
Non le avevo mai detto nulla per non farmi sorprendere e farle capire che in realtà sapevo che di tanto in tanto passava, ma tutte quelle attenzioni mi piacevano tantissimo.

Il problema era esprimerle però.

D'un tratto qualcuno bussa alla porta e senza attendere il mio lasciapassare, la apre e intrufola soltanto la testa per accertarsi che sia sveglio.

Poso il libro di Harry Potter che avevo in mano e punto il mio sguardo su Jacopo che mi osserva da troppi minuti.

<<Te serve qualcosa?>> gli chiedo ritornando con lo sguardo sul libro, dimenticandomi il punto in cui ero arrivato e ricominciando l'intera pagina.

<<'Na cosetta ce sarebbe>> si schiarisce la gola <<viette a vedè la Roma con noi in tv, stasera ce sta pure papà. Dai come ai vecchi tempi, la famiglia Carta riunita a tifà la maggica>>.

Risollevo di nuovo gli occhi nella sua direzione, i suoi si fanno più luminosi, segno che ci spera un po' in un mio accenno positivo.

Ammetto che è da parecchio che non siamo tutti insieme a guardare una partita della Roma.
Sono rari ormai i momenti in cui riusciamo a riunirci tutti sotto lo stesso tetto e la tentazione di scendere è tanta, ma non sarei di compagnia. Già lo so.

Me li immagino già tutti lì: Jacopo è l'addetto alle patatine e ai pop corn, Jader si scatena di già con le trombette, mentre papà lo rimprovera che i vicini potrebbero venirci a suonare da un momento all'altro, quando poi è lui che fa più casino di tutti.
Le donne di casa invece sarebbero in cucina, non sono mai state interessate a nessuna partita, non credo che proverebbero a guardare questa.

Scuoto la testa e lo ringrazio per l'invito, ma come già detto in precedenza, non sarei di compagnia e non me la godrei come vorrei.

<<Passo Jà>> sussurro chiudendo il libro e cercando le cuffiette sul comodino.

<<Come scusa?>> mi chiede pensando di non aver capito bene e in parte lo capisco.
Di solito sono il primo a non rifiutare mai di vedere una partita, sembrerò pazzo ai suoi occhi, ma di fare baccano non me ne va per niente.

Salvami da me - HoldenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora