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Ernesto e Jonathan percorrono una stradina che, passando di fianco al vecchio porto, risale per una collinetta, sporgendosi su un'ampia spiaggia. Proseguono fino in cima alla piccola altura, poi il sentiero inizia a scendere, in mezzo ai resti di pietra di un vecchio agglomerato di casupole abbandonate, circondate da mura semidistrutte, che cadono a strapiombo sul mare.

«Dove siamo qui? Non ci sono ancora stato».

«Questa è la vecchia cittadella del porto, dove abitavano i marinai, i mercanti e i pescatori. Fu bombardata dai cannoni dei pirati e venne completamente abbandonata, dopo che il vecchio porto non fu più utilizzato».

Ernesto e Jonathan discendono da una scalinata ripida, in mezzo a mura pasticciate da graffiti e cocci di bottiglia. I gabbiani volano bassi, qualcuno si posa sulle mura a osservarli.

«Ecco, è lì».

Nella direzione in cui indica Jonathan, c'è una scalinata che oltrepassa le mura della cittadella e si inabissa nel mare. Al ritorno dell'onda, si intravedono sott'acqua alcuni scalini sommersi, che si perdono dentro le rovine di una torretta.

«Non vorrai entrare lì dentro, vero?»

«Certo che sì, Ernesto».

I due arrivano davanti alla torretta.

«Non preoccuparti, fidati di me. Prendi fiato, scendiamo per qualche scalino e poi potrai tornare a respirare».

Ernesto indossa gli occhialini e si toglie i vestiti.

L'acqua non è molto fredda, il sole ha battuto per tutto il pomeriggio. Aggrappandosi a un corrimano arrugginito, Ernesto discende per la ripida scalinata sott'acqua, fino all'ultimo scalino. La torretta si apre in una stanza, illuminata da alghe arancioni, che come torce subacquee, dondolano le loro fiamme al vento. Può respirare. Jonathan è in fondo alla stanza e sta cercando di estrarre una pietra dalla parete.

«Ernesto, aiutami a togliere questa pietra».

Ernesto tira insieme a lui.

«Sembra incastrata».

Jonathan estrae dalla tasca un punteruolo e comincia a fare leva. La roccia si sposta e rotola via. I due entrano nel buco, che si è formato nella parete, e si ritrovano sul fondale, di fronte alle mura della cittadella. Oltrepassano un cumulo di grosse pietre e palle di cannone, affondate e ricoperte dalle alghe. Davanti a loro appare un grande cerchio blu. Il cerchio non ha spessore.

«Non toccarlo ora, potresti finire da qualche parte nell'oceano. Ecco la botola!»

Di fianco al cerchio, c'è la botola in pietra, ancora aperta. È sospesa nell'acqua. Da essa penzola un laccio. La chiave d'oro è ancora dentro la serratura. Vicino alla botola c'è la cassa che ha recuperato Ernesto dal relitto.

«Dobbiamo prenderla?»

«Sì, ma prima dobbiamo chiudere la botola. Vediamo un po'... oh no!»

«Che è successo, Jonathan?»

«Guarda tu stesso...»

Ernesto si sporge attraverso la botola e vede il fondo della piscina della scuola. Nell'acqua nuotano piccoli pesci, calamari, meduse, polpi.

«Andiamo di là e riportiamoli in mare, ma prima prendi la chiave, ci servirà per chiuderla, quando torneremo qui, ok?»

«Va bene, Jonathan».

Ernesto toglie la chiave d'oro dalla serratura e se la mette al collo. Poi, seguito dal pirata, passa attraverso la botola e finisce nel fondo della piscina. Può respirare sott'acqua anche qui. Risale verso la superficie, quando all'improvviso vede un retino entrare nell'acqua e afferrare un piccolo calamaro, proprio sopra la sua testa. Ernesto si allontana di qualche metro e mette gli occhi fuori dalla piscina. Il bidello sta pescando con il retino.

Ernesto e il pirata Jonathan - Il cuore e la stellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora