Davanti alla villa del sindaco sono parcheggiate le automobili della guardia comunale. Due guardie in uniforme stazionano davanti al cancello aperto. Varie persone vanno e vengono per la casa. Al centro del giardino è posto un carro di legno, con sopra un telo di velluto rosso. Sopra il telo spicca il grosso scrigno del tesoro, chiuso. Di fianco alcune persone stanno appendendo dei festoni. Due uomini stendono un lungo tappeto rosso, che dal carro di legno, porta all'ingresso della villa. Una donna bionda, con un lungo vestito verde acqua, suona un flauto di traverso, accompagnata da un signore anziano pelato, tutto vestito di bianco, con una lunga barba, che fa dondolare le dita magre e nodose sui tasti di un pianoforte. Nel giardino ci sono cespugli fioriti, aiuole di erba fine e margherite, accanto a vecchi vasi di coccio, dai quali spuntano ortiche, lami e piantaggini. In mezzo all'erba, c'è un piccolo laghetto, con ninfee e ranocchie che prendono il sole. Una di loro salta da una foglia all'altra, inciampa sul bordo e cade in acqua, per poi riemergere al centro del laghetto. Si arrampica sul gambo di un fiore bianco e rosa, che spunta dall'acqua verde.
Ernesto resta fuori dal cancello, sbircia tra le sbarre, attaccato con le mani. Poi si accorge di essere osservato da una guardia coi baffi e si allontana sul marciapiede opposto. Guarda l'orologio. Le lancette sono ferme, si è dimenticato di caricarlo. Ruota otto volte la rotellina, come gli ha suggerito Jonathan, e il ticchettio delle lancette torna a scandire i secondi.
Chissà che ore sono? Spero di non aver fatto tardi.
Si dirige verso la scuola con passo veloce. Il cancello è ancora aperto, anche se davanti non c'è nessuno. Ernesto varca il portone d'ingresso. Nel corridoio incontra Gianni, che esce dai bagni.
«Ernesto! Dov'eri finito? Ti stavo aspettando, ti ho tenuto un posto vicino a me».
«Credo di aver fatto un po' tardi».
«Non preoccuparti, vieni con me, non c'è nessuno in classe... andiamo di là, nella sala riunioni. È successo qualcosa di incredibile!»
Gianni è fuori di sé dalla gioia, sembra volare sulle scarpe da tennis. Il suo sorriso è ancora più grande del solito.
«Cos'è successo, Gianni?»
«Ci sarà una settimana di festa in tutta la città, niente compiti, niente lezioni, soltanto festeggiamenti!»
«Non c'è scuola?»
«Sì c'è, ma non si farà nulla... ora sta parlando la preside, dice che faremo un sacco di feste, giochi, gite per visitare i luoghi più importanti della città, perfino un giro in nave tutti insieme».
«Uao... è fantastico, ma perché?»
Ernesto immagina quale sia il motivo, ma aspetta che glielo dica il suo amico.
«Non lo so, andiamo a sentire... ero andato un attimo in bagno».
Ernesto si siede sulla seggiola vuota vicino all'amico. La preside è vestita in ghingheri, ha un tailleur blu oltremare, con gonna alle ginocchia e tacchi alti. Ha un cappello azzurro in testa, con fiori rosa pesca, bacche rosse e foglioline verdi. I suoi sorrisi le attraversano tutto il viso, mentre parla con tono trionfale. Cede parola a un'altra donna, che presenta come assessore alla cultura. La donna indossa un tailleur grigio chiaro e una sciarpetta di seta gialla. Ai piedi porta un paio di tacchi altissimi, perfino più alti di quelli della preside. Sta in piedi per miracolo. Dice un po' di formalità, ringrazia la preside, le maestre, i bidelli, eccetera, poi silenzia un applauso facendo cenno con la mano. Smette di parlare, si guarda intorno, alza lo sguardo al cielo e, con tono solenne, pronuncia sette parole incredibili: «Il tesoro di Portamare è stato ritrovato!»
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Ernesto e il pirata Jonathan - Il cuore e la stella
FantasyNel bel mezzo dell'anno scolastico, Ernesto si trasferisce con i genitori a Portamare, luogo di nascita della nonna. Appena arrivato nella nuova scuola, conosce Gianni, ragazzino divertente, coraggioso e pieno di energia, e Silvia, lunghi capelli ne...