A scuola il clima era allegro come non mai. Gli studenti si aggiravano per i corridoi esprimendo una gioia immensa,il sole splendeva alto nel cielo,non c'era una nuvola. -Meno tre giorni-.Pensai diriggendomi verso la classe in compagnia di Tennaz e Alex. Anche in classe si respirava un'aria non tanto diversa dai corridoi. Sembravano tutti euforici,un euforia contaggiosa,per tutti apparte uno. Il banco vicino al mio era vuoto,Dafne era ancora a casa di sua zia. Guardarlo mi innondava di tristezza. Posai la cartella e mi rivolsi a Tennaz che nel frattempo si era avvicinata a chiacchierare con Oriana,una ragazza bassa di statura,lentigini e capelli rossicci,un naso un po' sporgente e gli zigomi pronunciati. Era abbastanza simpatica alle volte ma non mi colpiva particolarmente come persona. Daltronde c'erano compagni che si preferivano ad altri ma questo non significava disprezzare,ansi. A Tennaz invece piaceva,mi erano sempre parse in buoni rapporti. "Tennaz posso parlarti un momento?".
"Certo Carol,cosa c'è?". Guardai Oriana,si trattava di una cosa privata.
"Oriana,posso rubartela qualche minuto?". Le chiesi. La ragazza annuì e trascinai Tennaz in un angolo del corridoio.
"Che c'è". Mi chiese lei.
"Ok...".feci io:"Stavo pensando a Dafne e mi è venuto in mente che lo stregone che ci ha aggredito aveva uno strano mantello nero. Ne ho visto uno simile nel libro di storia,è esattamente come quello che portavano i membri del NEW CIRCULUS,che hanno scatenato la guerra anni fa".
Tennaz impallidì:" Speriamo di no,magari era solo somigliante,ti sarai confusa".
"Me lo auguro, ma forse non è solo,perchè agire unicamente e senza compagni? Deve avere qualcuno,qualche alleato,è da stupidi commettere un omicidio e poi sparire,sapendo di venire ricercato e non avere protezioni da alcuno". Ipotizzai.
Tennaz era perplessa:" In ogni caso noi non dovremmo centrare in queste cose,la polizia risolverà tutto".
"Ma come puoi dire una cosa del genere? C'è di mezzo Dafne,che è nostra amica". Tennaz rimase un momento in silenzio e poi mi ammoní:"Non siamo abbastanza mature Carol, siamo solo delle ragazzine, gli adulti se la sanno cavare, questo crimine non rimarrà impunito. E in ogni caso prima o poi verranno a fare delle domande a te e Alice, sicuro".
"Hai ragione Tennaz". Mi arresi io constatando che aveva ragione. "E ora Carol se non ti dispiace vorrei raggiungere Oriana che mi deve passare delle lezioni che ho perso e forse dovresti farlo anche tu". Detto questo si voltó e si allontanó.
Entrai in classe e mi diressi subito da Alex."Hey". Lo salutai. Lui alzó lo sguardo dal banco e mi scrutó per un lungo istante prima di rispondermi:"Che vuoi Carol?". "Posso farti qualche domanda?". Chiesi io speranzosa. "Certo". Fece lui monosillabe. "Bene, allora, ti ricordi qualcosa di ieri sera?". Lui rispose con una serietà che mi fece rabbrividire:"Ogni singolo istante, peccato non poterlo godere piú". Parlava come se la cosa non lo toccasse minimamente. In quel preciso istante si giró Mike, una ragazzo dai corti capelli ricciuti e corvini. Ci fece un sorriso malizioso:"Che avete combinato ieri sera voi due?". Alex si voltó a guardarlo impassibile e rispose:"Niente di quello che potresti immaginare Mike". Mi sentii in forte imbarazzo, le guance in fiamme per un momento, credo. Mike si giró leggermente impaurito:"Certo che tu Carol potresti trovare ragazzi migliori per...". "Oh insomma". Lo rimproverai io visibilmente frustata. Lui non disse piú una parola. "Vieni davanti con me?". Chiesi ad Alex. "Daccordo". Rispose lui. Raccolse la sua roba e silenziosamente si mise a sedere al posto di Dafne. Io mi posi al mio posto e gli rivolsi nuovamente la parola:"Cosa senti?".
"Niente Carol, non sento niente". Rispose lui. Gli presi una mano:"Pensa a qualcosa di felice". Accennai un sorriso ma di fronte a quella sfumatura di Alex era un po' difficile. Lui sospiró:"Ci ho già provato ma in questo momento non lo ritengo importante, non mi interessa Carol". "Capisco". Mi arresi io. Gli lasciai la mano o almeno ci provai perché mentre cercavo di staccarmi da lui sentii una leggera presione da parte sua. Non mi sforzai ulteriormente, vidi un barlume di luce nei suoi occhi ma fu solo questione di un secondo. E mi molló la mano.
"Alex". Lo chiamai io. I suoi occhi sembrarono accendersi nuovamente per un paio di secondi prima di spegnersi nuovamente. Il suo nome pronuciato da me lo aveva per un momento emozionato. Era già un buon inizio.
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"Carol mi passi lo shampoo?". Alice era sotto la doccia e la udii chiamarmi dal bagno. Diceva di riconoscere i passi miei, della nonna e del nonno in corridoio. Sospirai, la solita svampita. Lo presi e le lo portai:"La prossima volta ricordati che per lavarsi occorre lo shampoo". Le dissi io porgendoglielo. "Grazie Carol". Mi fece un occhiolino. Uscii dalla stanza e scesi in soggiorno. Accesi la tele per distrarmi un po'. Non c'era niente di interessante, solo programmi stupidi. Sentii improvvisamente suonare il campanello. Andai ad aprire e mi trovai sulla soglia Dafne con un semplice cofanetto verde tra le mani.
"Posso entrare?". Mi chiese. "Certo". Feci io. Lei si fece avanti e guardandosi intorno mi domandó:"C'è qualcun altro in casa oltre a te?". "C'è Alice che si sta facendo la doccia e i nonni sono usciti per fare delle compere, perché? ".
Lei mi mostró il cofanetto:"Mi fido di te Carol, lo sai vero?".
"Cosa c'è Dafne? ". La invitai a sedersi sul divano e lei parló:"Questo cofanetto contiene un arma pericolosa che stanno cercando delle persone per raggiungere una meta, un luogo dove si nasconde un segreto". Aprí il cofanetto e ne estrasse un bigliettino di pergamena:"Qui c'è scritto cosa bisogna fare per raggiungere questo luogo segreto".
"Ma come fai ad avere questa cosa?". Le domandai io incuriosita. Lei si schiarí la voce:"Ricordi il giardiniere? Lui conservava per conto di mia madre questo piccolo tesoro. Ci è impressa una filastrocca che se letta ti resta impressa nella mente. Lui non sapeva questo. Mia madre gli aveva chiesto di conservarla e lui un giorno la lesse. Quando mi consegnó questo cofanetto, ieri,mi disse che molto probabilmente quell'assassino cercava questo. Mi disse di non leggere la filastrocca, lui è partito per cercare una cura, un modo per dimenticare la filastrocca. Con lui non è piú al sicuro". Spalancai la bocca in modo piuttosto sciocco e poi dissi:"E perché mi dici questo?".
"Perché...". Fece lei:"Credo che nemmeno con me sia al sicuro e volevo chiederti di nasconderla, nessuno sospetterà niente".
"Daccordo" . Annuii io e le presi il cofanetto. La presi per mano e la portai nella mia camera. Aprii l' Armadio. C'era un doppiofondo costruito da mio padre perché i nonni tenessero le loro gioie ma ora era mio. Il doppiofondo per aprirsi necessitava di un codice che nemmeno Alice conosceva. Era chiuso e lo aprii. "Qui non lo troveranno". Dissi a Dafne e tornammo in soggiorno soddisfatte.
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Il bosco silente non emetteva un suono. Nulla trapelava tra le sue fronde, niente. Nessuna foglia caduta produceva alcun minimo suono e solo l'acqua zampillante cantava. Il salice ondeggiava al vento silenzioso , in quella quiete che pareva irreale. Avevo la torcia in mano puntata contro gli alberi silenziosi. Guardai l'orologio. Il sole era calato da un pezzo ormai.
Ero seduta sotto un albero, il mio salice. Guardando il tramonto avevo provato a immaginare cosa provasse Alex durante il passaggio dal dí alla notte. Doveva essere una strana sensazione? Non se ne rendeva conto? Non sapevo rispondermi. Lo stavo aspettando. Avevamo deciso di rinviare l'appuntamento al bosco silente per questa sera. E io lo stavo aspettando seduta sotto il salice. Improvvisamente scorsi qualcosa tra gli alberi avvicinarsi. "Alex?". Chiamai alzandomi e puntando la torcia. Una figura alta e incapucciata emerse dalle tenebre. Trattenni un urlo quando avvicinandosi a me si tolse il cappuccio del lungo mantello nero. Non era Alex. Era uno stregone probabilmente. Indietreggiai con la torcia puntata ma sbattei contro il salice. "Ragazzina". Mi chiamó lui. "Che ci fai sola nel bosco?". In quel momento non potei fare a meno di sentirmi cappuccetto rosso che incontra il lupo. "Chi sei?". Chiesi facendomi coraggio. "Ho sentito il tuo profumo, sei in trappola". Sorrise, un ghigno malvagio, gli occhi ardenti di malvagità. Dalle sue mani si sprigionó una luce verde. Cercai di scappare oltre il salice ma fui accerchiata da quella luce che formó una barriera intorno a me.La torcia mi cadde e rotoló piú in la. "Lasciami andare". Urlai. Ero nel panico. Si avvicinó e mi disse:"Ho bisogno della tua energia". Sapevo di essere spacciata e scoppiai in lacrime. Non sapevo che dire, immaginavo che qualunque parola sarebbe stata inutile. Dalle sue mani partí altra luce, piú forte. Oltrepassó la barriera distruggendola e colpendomi in pieno. Era calda ma pizzicava sulla pelle. Sussultai soffocando un urlo. Mi mossi mentre intorno a me la barriera si dissolveva. La luce non mi mollava, non potevo scrollarmela di dosso. "Che cosa succede?". Chiesi agitata, lasciandomi cadere al suolo. L'uomo parló pacatamente:"Ti cambierà e questo mi permetterà di assorbire la tua energia quando ne avró bisogno. Non temere, potrai continuare la tua vita ma...". Un ghigno piú orrendo di prima gli comparve. Non riuscí a finire la frase che udii un tonfo. Un bastone pesante si abbattè sulla sua testa. Con un gemito lo stregone si accasció per terra e alle sue spalle comparve Alex, con un grosso e immagino pesante bastone di legno. "Alex". Lo chiamai io. Lui saltó agilmente lo stregone ormai svenuto e si precipitó da me. "Non ti avvicinare". Lo avvertii io. La luce si stava lentamente consumando, mi sentivo strana,molto strana.
"Cosa succede?". Fece lui mantenendo le dovute distanze.
"Mi ha detto che vuole la mia energia e che dovró cambiare". La mia voce si ruppe nel pianto. Lui fece un passo avanti come per venirmi in contro ma io lo bloccai con un gesto. Lui si limitó a dire:"E se diventassi come me?". Il pensiero mi colse con violenza. "Vorrà dire che passeró tutte le notti con te se lo desideri. Sarai l'unica persona che mi vorrà ancora bene e a cui io vorró bene". La luce si affievolí. Provai ad alzarmi. Ci riuscii con fatica. Ma ricaddi pesantemente. "Carol mi dispiace". Alex usó un tono di voce dolce che mi entró nel cuore con violenta delicatezza. Avevo paura ma lui qui con me mi dava forza e sentivo che il mio animo era pronto ad affrontare delle nuove sfide. La luce si dissolse completamente. Mi provai ad alzare.Ci riuscii e feci qualche passó verso di lui. Alex mi venne in contro e dopo pochi passi ricaddi e lui mi prese tra le sue braccia forti. Mi sorresse e mi aiutó ad appoggiarmi al salice.
Mi prese il braccio. C'era incisa una spirale dorata su polso.
"E questa cos'è?". Chiese perplesso.
"Non lo so". Risposi io.