Capitolo 5

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La musica va a mille dentro gli auricolari. Basta chiudere gli occhi e il pensiero va per conto suo. E chissà perché, torna sempre agli occhi di Carlo. Quegli occhi tristi, rassegnati, da cane bastonato.

C'è uno strano contrasto tra la musica festosa sparata nelle orecchie e la difficile realtà di un carattere ombroso, chiuso, depresso...

Alessia sospira, così stesa sul letto. Guarda il soffitto e non sa rassegnarsi.

Si asciuga un empito di lacrime che le invade gli occhi, soprattutto quando c'è un passaggio della musica che le restituisce un senso di nostalgia che si adatta così bene alla sua vita attuale.

Perché non è possibile che le cose vadano bene almeno per una volta?

Perché ci devono essere sempre delle difficoltà, dei problemi, delle storture...

Sarebbe stato così facile per loro due stare bene, amarsi, vivere felici la loro storia e invece sempre complicazioni.

Alessia si terge le lacrime, rabbiosa e butta via le cuffiette. Proprio in quel momento trilla il cellulare.

«È la rovina» urla una voce dietro l'auricolare. Prima ancora di aver salutato o di aver detto "Pronto". Alessia la riconosce subito. È Renata e sembra sconvolta.

«Quella troia vuole portarmelo via» e si mette a singhiozzare.

«Calmati» le dice Alessia «e raccontami tutto».

Mentre Renata sbotta in un profluvio di parole gettate lì a smozzichi in cui si capisce che è successo qualcosa quella mattina a scuola, Alessia non riesce a concentrarsi per ascoltarla. Le sembra che tutte le paturnie dell'amica siano fantasie da bambina.

«... e quella Dora.... Dovevi vedere. Lo sfiorava, lo toccava... Dio, avessi potuto le avrei strappato gli occhi»

«E lui che cosa faceva?» chiede Alessia.

«Beh, se una viene da te, se tu sei un maschio bellissimo e lei ti sfiora con le sue luride tettacce... che cosa puoi fare secondo te?»

«Se non mi interessa non la guardo nemmeno» prova a rispondere l'amica.

«Ma fammi il piacere. Mettiti nei suoi panni: sei senza ragazza. Sei frastornato per una storia conclusa malissimo. Hai bisogno di essere consolato. Arriva una stupida che si fa sotto... anche se non te ne frega niente non puoi rimanere insensibile...» Renata è agitatissima.

«Scusa, ma se tu hai un minimo di sensibilità, magari quando finisce una storia non hai voglia di metterti con la prima che ti capita. Se lo fai, scusami ma sei proprio un po' stronzo...»

«Tu non capirai mai Mark. Lui è diverso ha un carattere tutto suo. È dolce e sensibile ma è troppo sveglio per starsene lì triste a rimuginare... io credo che per scacciare la tristezza potrebbe essere spinto a fare qualcosa di cui potrebbe pentirsi fino alla fine della sua vita. Del resto che cosa le può offrire quella troietta? Un po' di sesso e basta... è stupida come una capra»

Alessia sospira e alza gli occhi al soffitto. Quello non è proprio il giorno giusto per quegli sfoghi infantili.

«Senti, Renata...» attacca.

«Ho bisogno di vederti. Adesso subito»

«Devo studiare, non posso» taglia corto Alessia.

«Devodevodevo. Ti prego. Se non puoi venire tu vengo io. Sono lì tra tre quarti d'ora. Non mi puoi negare questo favore. Ho bisogno di sfogarmi. Devo muovermi. Non posso restare da sola in casa in queste orribili condizioni. Non sono più me stessa. È stato terribile.... Terribile....» e scoppia in singhiozzi.

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