I giorni erano trascorsi velocemente tra libri, pomeriggi al sole e Gin Tonic.
Come ogni anno Silvia passava la sua estate in funzione della sessione autunnale, alternava studio a uscite con gli amici proprio come faceva anche nelle altre stagioni, solo che invece di andarsene al cinema scappava al mare.
Quell'estate, però, aveva un sapore diverso, forse perché Isi, Anna, Luca, i suoi amici, il tizio, tutti quanti parlavano della festa di ferragosto, un evento che sarebbe stato "memorabile", diceva Albe, e quando finalmente arrivò quel giorno Silvia realizzò di averlo aspettato per mesi. Cosa sarebbe accaduto a quella festa di così tanto eclatante? Una rissa? Una dichiarazione d'amore inaspettata? Chi sarebbe finito nei bagni tutta la sera e chi ubriaco perso? Il tizio l'avrebbe guardata coi suoi occhi blu?
Arrivate alla festa lei e Isi si presentarono con in mano due bottiglie di gin, due pesci fuor d'acqua in una distesa verde e piena di lusso. Dalla folla sbucò Guido che le accolse sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
- Benvenute! Fate come se foste a casa vostra. Lì c'è la piscina, spero abbiate portato i costumi. Quando volete potete buttarvi.
Dopo aver ascoltato i soliti convenevoli, "grazie mille per averci invitate" e "la tua casa è davvero bellissima", Guido se ne andò lasciando le due impalate davanti all'entrata.
- Eccovi! Dove eravate finite? Stavo per darvi per disperse!
Anna irruppe in quel momento di incertezza, indossava un vestito bianco di pizzo con uno spacco elegante sulla gamba destra e aveva uno sguardo acceso, pieno di energie e voglia di divertirsi. Mentre camminavano cominciò ad informare le altre due su alcuni fatti salienti riguardanti la festa: la sorella di Guido, ex fidanzata di Luca, si era presentata col suo nuovo ragazzo e questo sembrava aver sconvolto parecchio il poveretto, che si era già scolato due Gin Tonic per la disperazione. In più la fidanzata di Guido aveva dei sandali veramente imbarazzanti con un fiore gigante, colorato e pieno di brillantini incollato sul davanti (secondo Anna era una scarpa adatta ad una bambina di prima elementare), ma la cosa più divertente, sempre secondo Anna, era che se ne andava in giro per la festa vantandosi con gli invitati e sfoggiava fieramente quelle tremende calzature.
Quando la fidanzata di Guido arrivò vicino a loro, Silvia, che a volte sapeva essere davvero impertinente, non si fece scappare l'occasione di fare del buon sarcasmo.
- Ma che bei sandali!
Mentre simulava una falsissima sorpresa, aveva un sorrisetto sfacciato sulla faccia appena percettibile, ma molto evidente per chi la conosceva bene.
- Ti piacciono? Grazie!
- Dove li hai comprati? - A Silvia piaceva mettere il dito nella piaga.
- Li ho comprati in un paesino in Corsica, dove siamo stati in vacanza con Guido. Sono fatti a mano.
- Si vede!
Dopo che la ragazza le ebbe voltato le spalle Silvia ed Anna si lanciarono uno sguardo divertito.
- Silvia, nemmeno saluti più?
- Non ci guardi nemmeno, ci sentiamo trascurati.
- Che maleducata!
Le voci dei suoi amici in lontananza la chiamavano e la prendevano in giro per essere passata davanti al loro tavolo senza salutarli. Albe se ne stava seduto col drink in mano, la camicia di lino già semi aperta e lo sguardo di chi si sta godendo la vita a pieno. Giovanni era accanto ad Albe, le gambe distese sul tavolino davanti a lui e le braccia conserte poggiate sulla pancia in posizione di relax. Luca, invece, era in piedi e rideva alle battute degli altri.
Quando le urla cominciarono a diventare troppo insistenti per essere ignorate Silvia si avvicinò all'allegra combriccola e baciò i suoi amici uno per uno.
- Non è un po' piccolo questo vestitino bianco?
Disse Luca con tono scherzoso.
- Falla finita!
- Sono serio. Sembra che le tue tette stiano per esplodere.
- Bello il tuo ciuffo di capelli, sembra un furetto morto!
Improvvisamente Silvia vide sbucare il tizio del Tre e Sette dal vialetto mattonato, si stava avvicinando a loro.
- Ehilà! - Disse, colta di sorpresa.
- Ciao. – Fece lui. Le lanciò un'occhiata lunga il giusto per essere notata, poi si allontanò da lei per salutare gli altri. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso e sentiva un morso allo stomaco.
Dopo l'incontro al Donkey non l'aveva più visto ma aveva spesso pensato a lui, era persino riuscita ad ammettere con le altre che lo trovava affascinante e loro l'avevano presa in giro, "tutto sembra meno che il principe azzurro!", le avevano detto.
Il tizio si inserì nella conversazione che i ragazzi stavano facendo, di calcio, moto o chissà cos'altro, e Silvia lo osservava: parlava poco ma quando lo faceva si imponeva convinto di avere ragione, come se non avesse mai sperimentato qualcosa che andasse aldilà della sua voce. Silvia aveva sentito già parlare di lui, in fondo vivevano in un paesino di provincia in cui si sa sempre tutto di tutti, e le era arrivata voce che fosse sempre rimasto in paese senza mai viaggiare o allontanarsi per più di 50 km. Non aveva mai visto i suoi genitori ma Anna le aveva detto che erano divorziati e che viveva con sua madre e sua sorella di cinque anni. Lisi aveva descritto quella donna come una bionda ossigenata che girava per casa con la sigaretta accesa e gli zoccoli in legno, e la sorellina come una magra e simpatica bambina che aveva gli occhi azzurri, vispi e furbi, tali e quali a quelli del fratello. Nonostante sembrasse un tipo scontroso che non da confidenza, Silvia non riusciva a vederci del marcio, anzi, provava una certa tenerezza verso quel ragazzone che non aveva mai avuto la fortuna di poter viaggiare, vedere posti diversi e conoscere nuove persone.
- Dovete ammetterlo! – Gridò Giovanni ad un certo punto, rivolto verso Lisi e Anna.
A quanto pare la conversazione si era accesa.
- Io non ho mica detto che le donne sono tutte uguali. Ho semplicemente detto che la maggior parte di voi tende ad essere un po' pesante. Fate di tutto un dramma!
- Se la metti così anche voi uomini per la maggior parte siete dei coglioni!
Anna sembrava parecchio infastidita e non esitava a rispondere a Giovanni senza mezze misure.
- Esatto! Ammetto di essere un coglione ma voi ammettete di essere drammatiche. Prendete una situazione semplice e la trasformate in qualcosa di complicato.
- No. Non lo ammetterò mai perché non è vero.
Mentre i due dibattevano il tizio dagli occhi blu se ne stava appoggiato al palo del gazebo, tranquillo, intento a seguire la conversazione ma con poco interesse. Silvia continuava ad osservarlo cercando di non farsi sgamare, appena lui girava la testa lei si voltava di scatto e faceva finta di prendere qualcosa in borsa o controllava il telefono con un'espressione vaga.
Quella discussione troppo accesa spinse Silvia ad allontanarsi da quel trambusto. Si diresse verso l'altro lato della festa, e mentre camminava sui pavimenti mattonati notò quella piscina così grande e lussuosa che lei poteva solo sognare di poter avere un giorno. Al suo interno c'era ogni tipo di oggetto, pistole ad acqua che galleggiavano, palloni, palle da tennis e gonfiabili come materassini, ciambelle giganti e un fenicottero rosa enorme. Il resto degli invitati sedeva sui lettini a bordo piscina o sui divanetti bianchi in pelle disposti a schiera, le ragazze in abiti eleganti di seta e i ragazzi coi mocassini e il golf legato al collo. Sembravano tutti così ricchi e tranquilli, come se avessero la soluzione in tasca a qualsiasi problema.
Mentre era assorta nei pensieri le sembrò di vedere qualcuno seduto di spalle ai piedi di un lettino. Mise a fuoco quelle grandi spalle e i capelli rasati ai lati e riconobbe il tizio, aveva il volto chino sullo schermo del suo cellulare e Silvia non poteva vederlo.
Cominciò a camminare verso di lui e quando fu vicina gli diede una leggera spallata, il tizio alzò lo sguardo un po' sorpreso e lei si finse dispiaciuta per scherzare.
- Oh scusa! Non l'ho fatto a posta!
- Ah no? Allora nemmeno prima l'hai fatto a posta.
- Prima quando?
- Quando stavamo con gli altri e mi hai guardato per tutto il tempo.
- Io non ti guardavo!
- Bugiarda.
Silvia arrossì e non rispose, ma scoppiò in una sonora risata, spontanea e sfacciata, che colpì il tizio con tutta la sua irruenza. A qualcuno, a volte, poteva capitare di vedere Silvia piombare nella propria vita e sentirsi un po' stravolto da un suo gesto spontaneo, uno sguardo, un abbraccio, un sorriso, una battuta, un'insolenza o una risata proprio come quella.
- Che ridi? Sai che ho ragione. - Disse il tizio, cercando di mascherare l'impatto che quella risata aveva avuto su di lui.
- Senti, smettila. Avrò incrociato il tuo sguardo un paio di volte, di sfuggita. Insomma, può capitare che una alzi lo sguardo e che...
- Va bene, va bene. Ho capito. – Disse il tizio interrompendola. – Tranquilla, non è successo niente. – E le fece due carezze sulla spalla una dietro l'altra, come si fa per consolare un amico in difficoltà.
"Che razza di impertinente!", pensò Silvia. Il fumo le usciva dalle orecchie.
Quando il tizio fece per allontanarsi, era evidente che stava per lasciarla lì impalata, lei lo anticipò e tutta stizzita lo sorpassò con passo svelto. Imbarazzata e infuriata raggiunse gli altri prima che lo facesse lui e si unì al giro di shot che i suoi amici stavano facendo.
- Uno shot anche per Silvia! Correte! – Tutti erano in cerchio coi bicchieri in alto pronti per brindare.
- Silvia, ma dove diavolo eri? Perché sparisci sempre, Dio santo? – Isi sembrava già su di giri e Silvia doveva recuperare il passo, per cui abbondò con la tequila nel suo bicchiere. Non era più uno shot ma un bibitone.
- Isi non urlarmi nelle orecchie, che cavolo!
- Eh scusami, comunque noi ci siamo fatte un paio di cocktail senza di te.
Silvia rise nel vedere la sua amica barcollante e le mise un braccio intorno alla spalla, poi fecero per brindare insieme ma una voce da dietro le interruppe.
- A che brindiamo?
Il tizio si era inserito tra le due, aveva un bicchiere in mano e lo sguardo puntato verso Silvia, la quale ora sembrava non divertirsi più tanto.
- Di nuovo tu? Di sicuro non brindo a te! – Disse lei facendogli la linguaccia come una bambina impertinente.
- E perché no?
- Perché sei uno sfacciato!
- Ah... io sarei sfacciato?
- Si, tu!
Il tizio rideva, non sembrava a fatto prenderla sul serio e questo la faceva infuriare ancora di più.
Mentre tutti alzavano i bicchieri e brindavano con la solita filastrocca "tutto su, tutto giù, tutto al centro, tutto dentro", Silvia, indispettita, non disse una parola. Si scolò il drink e poi voltò le spalle al tizio, aveva deciso di evitarlo ma non fece in tempo ad allontanarsi di un passo che sentì una mano stringerle forte il braccio e tirarla.
- Dove scappi? Non vai da nessuna parte.
Adesso lei e il tizio erano faccia a faccia, così vicini che lei poteva sentire il suo respiro e il suo odore, alcol e profumo da uomo.
- Non puoi trattenermi in questo modo, sei fuori di testa per caso? Lasciami andare!
- Perché non posso? - Rispose lui con aria di sfida.
Il gioco del gatto e il topo iniziato quella sera a casa di Bebi diventava sempre più evidente, un tira e molla bizzarro fra due sconosciuti che cresceva ad ogni nuovo incontro e adesso che sarebbero stati insieme per più tempo grazie a quella festa lei aveva voglia di giocare ancora e ancora.
Appena Silvia fece per rispondere qualcuno urlò "Tuffo a bomba in arrivo!" e in un attimo lei e il tizio si ritrovarono totalmente ricoperti da schizzi d'acqua. I loro amici ubriachi si erano spogliati e buttati in piscina direttamente con le mutande senza nemmeno mettersi in costume e Silvia approfittò di quel momento di distrazione per allontanarsi e vedere dove si trovassero le altre, lui la lasciò andare.
Non vedendo le sue amiche da nessuna parte chiese ad Albe dove fossero, il ragazzo era in piscina, sdraiato su un fenicottero gonfiabile a sorseggiare birra.
- Sono andate nello spogliatoio a mettersi il costume. - E indicò la porta dietro Silvia con la bottiglia di birra nella mano.
Quando si voltò vide Isi e Anna dirigersi verso la piscina ridendo e barcollando.
- Ti accompagno a mettere il costume? - Le fece Anna vedendo la sua amica ancora vestita.
- No, vado sola. Intanto voi tuffatevi.
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Non ho mai vinto a tombola
Teen FictionSilvia è un'universitaria autoironica e sarcastica che riscopre sé stessa quando vive un'estate inaspettata. Esperienze sentimentali bizzarre, due di picche, brutte figure, eventi sfortunati e incontri decisivi condizionano costantemente il suo pass...