"Anxiety"

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Quelle due ore passarono molto lentamente, nonostante io fossi persa nei miei pensieri. Continuavo a chiedermi chi fossero quei due ragazzi e perchè erano venuti ad aprirmi, di solito c'è sempre un bidello di guardia al cancello principale. Alla fine dopo che passi due anni tirati in una scuola le facce le sai riconoscere, ma quei due proprio non riuscivo a ricordarmeli. La campanella suonò e mi fece ritornare alla realtà, mi chiesi perchè stavo ancora pensando a quei due ragazzi; tanto non ci avrei più parlato, come succedeva con tutti gli altri d'altronde. Io non parlavo con nessuno e nessuno mi cercava, ci avevo fatto l'abitudine ormai e mi andava bene così.

Mi alzai. Era l'intervallo e non avendo posti precisi in cui andare o persone da incontrare a cui raccontare gli avvenimenti della mattinata, andai fuori a fumare. Mi sedetti su un muretto leggermente isolato da tutte le altre persone; quando fumavo dovevo stare tranquilla. Non si può fumare in pace con un branco di ragazzini che ridono, parlano, urlano e fumano solo per sentirsi grandi. Quel giorno purtroppo la mia tranquillità venne spezzata da una persona che mi colse di sorpresa da dietro prendendomi i fianchi e facendomi traballare. Non capivo cosa stesse succedendo, ma alla fine la persona anti-tranqullità venne davanti a me per farsi vedere. Era uno dei due ragazzi con cui avevo parlato stamattina; per la precisione, quello più alto.

-Eccoti finalmente! Il fumo fa male, lo sai?- Disse facendo un movimento del capo per indicare la mia sigaretta quasi terminata.

Certo che lo sapevo, era il motivo principale per cui lo facevo. Farmi male era diventato il mio unico scopo in questa vita.

-Si lo so.- Risposi distaccata.

-E allora perchè lo fai? Vuoi farti del male lentamente?-

Ma questo cosa voleva da me? Lo vedevo solo da mezza giornata e già mi stava sulle palle.

-Non penso di doverti rispondere sinceramente.-

-Che freddezza. Sei sempre così con le persone?!-

"Io non ho persone accanto." pensai.

-Preferisco stare da sola.-

-Si bhe, con il caratteraccio che ti ritrovi immagino tu non sia un gran che a fare amicizia.- Queste parole mi fecero infuriare, ma prima che potessi ribattere lui mi zittì portandosi un dito sulle labbra e continuò a parlare.

-Mi piacciono le sfide sai? Quindi tesoro, vedi di metterti l'anima in pace perché d'ora in poi con te ci starò io.-

Questa volta mi fece davvero esasperare.

-Senti. Non so chi tu sia o cosa voglia da me, ma non sarà facile starmi vicino. Ora sei troppo espansivo. Ti ho parlato per neanche due minuti questa mattina e questo non vuol dire che tu sia diventato la mia ombra. Come ho detto preferisco stare da sola e di certo non sarai tu a farmi cambiare idea semplicemente con tutte 'ste moine. Ora devo andare, divertiti con qualcun altro.-

Spensi la sigaretta sul muretto e la buttai oltre, per poi andarmene senza voltarmi a guardare che espressione avesse.

"Non conta, tanto manco lo conosco." pensai.

Attraversai il corridoio di fretta e arrivai in bagno dove mi chiusi dentro per un quarto d'ora. Volevo rimanere a pensare, non me la sentivo di rientrare in classe con le persone. Guardai la mia borsa buttata a terra in qualche maniera e vidi che da una tasca usciva lei. La mia migliore amica da un anno a questa parte. La portavo sempre con me, ovunque andassi. Mi faceva sentire a casa in qualche modo. Presi la lametta e me la rigirai tra le mani, osservandola cautamente. Notai che c'erano tracce di sangue secco, il mio sangue. Ero sicura di quello che stavo per fare, ma non appena poggiai la lama fredda sulla mia pelle qualcuno bussò alla mia porta. Per lo spavento sobbalzai e la lametta mi scivolò dalle mani cadendo sotto la porta, dalla parte del bussatore. Vidi che la persona sconosciuta allungò una mano e la raccolse da terra. Non disse niente, solamente se la portò via senza dire una parola. I miei battiti cardiaci accelerarono talmente tanto che temetti che da un momento all'altro il cuore mi sarebbe uscito dal petto. Chi era quella persona e perchè aveva appena fatto questo? Fortunatamente non aprii bocca, ma se quella persona mi avesse visto entrare in bagno e non uscirne? Era tutto un gran mix di domande e risposte, preoccupazioni e pensieri colmi d'ansia. Cercai di alzarmi dalla tavoletta del gabinetto, ma le gambe cedettero e dovetti aggrapparmi alla porta per non cadere. Nessuno doveva sapere il mio segreto. Tutti mi avrebbero presa per pazza e avrebbero cominciato a parlare di me. Preferivo di gran lunga la solitudine a tutto ciò.

Mi sforzai e uscii dal bagno. Non c'era nessuno fuori fortunatamente. Dovetti sforzarmi ancora di più per camminare verso la mia classe; la testa mi girava, le gambe erano deboli e il battito cardiaco sempre più veloce. Non capivo niente. Vidi che la porta della mia aula era chiusa: non sarei riuscita a entrare senza sembrare una che stava per morire.

Mi feci molta forza e aprii la porta. Tutti si girarono per vedere chi fosse entrato, ma subito tolsero lo sguardo quando videro che ero solamente io. Ringraziai per questo e mi avviai a testa bassa verso il mio banco. Vidi che davanti a me c'era una persona nuova. Non feci in tempo a capire di chi si trattasse che il professore annunciò:

-Signorina Hynes, saluti il nostro compagno appena arrivato dal Massachusetts.-

Ed ecco che si girò e lo vidi in faccia, o meglio negli occhi.

-Tesoro, contenta di rivedermi? -

Era come se quel ragazzo mi stesse perseguitando ovunque io decidessi di andare e tutta quella situazione iniziava a diventare davvero frustrante. Insomma, un ragazzo come lui poteva benissimo avere chiunque affianco, persino una modella di playboy, eppure si era impuntato su di me ed era come se volesse a tutti i costi instaurare un rapporto con me. Per tutta l'ora rimasi a pensare e a fissare quei capelli perfettamente lisci davanti a me, ma non appena mi ricordai dell'avvenimento accaduto poco prima nei bagni, un forte senso di nausea prevalse dentro di me e dovetti prendermi la testa tra le mani per provare a calmarmi. Qualcuno, dai banchi di fianco, mi notò e sentii iniziare i commenti poco carini su di me del tipo 'la psicopatica sta per impazzire' o 'attenti alla sua reazione da pazza' finchè anche il professore si decise a scrutarmi e a chiedermi se andasse tutto bene.

-Tutto bene, Hynes? Ha bisogno di andare in bagno?-

Ma tutte quelle voci per me erano solo un rimbombo lontano nella mia testa poiché tutta la mia attenzione era rivolta alla ricerca della calma. Feci dei respiri profondi: inspirai ed espirai profondamente fino a che il senso di nausea sparì. Allungai le braccia sul banco freddo e una mano si poggiò sulla mia; alzai lo sguardo abbastanza per vedere di chi fosse e non appena me ne resi conto la ritrassi subito.

-Stai bene?- Disse il ragazzo davanti a me, senza un minimo di preoccupazione. In effetti per quelle poche volte che ci avevo parlato mi era sembrata una persona che non lasciasse trasparire nessuna emozione, quasi... apatico.

Annuii velocemente e iniziai a fissare un punto imprecisato nel libro aperto davanti a me, aspettando che tutta quell'attenzione incentratasi su di me scomparisse in fretta, e così fu.

Passai il resto dell'ora ad aspettare con ansia il suono della campanella per poter uscire da quella gabbia piena di persone e tornare finalmente alla solitudine di casa mia.

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