Capitolo 26

41 10 47
                                    

Una nuova giornata voleva dire un nuovo allenamento sul tappeto contro Giulia e sotto gli occhi attenti di Hermelinda

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Una nuova giornata voleva dire un nuovo allenamento sul tappeto contro Giulia e sotto gli occhi attenti di Hermelinda. Questa volta non avevo motivi per lamentarmi.

Arechi non si era presentato, stranamente, ma questo voleva dire che non avevo dovuto ascoltare i suoi commenti sarcastici e sentire costantemente i suoi occhi giudicanti addosso. Forse mi aveva risparmiata sapendo che dopo ci saremmo dovuti ugualmente incontrare per le nostre lezioni aggiuntive, o forse era stufo di assistere ai miei fallimenti.

Ad ogni modo, non era l'unico motivo per cui la mattinata si era rivelata positiva. Ero riuscita finalmente a trovare l'equilibrio giusto sui piedi per riuscire a respingere gli assalti di Giulia senza finire costantemente al tappeto. Quando succedeva, ero comunque riuscita a farlo in modo tale da potermi liberare dalla sua presa.

Ero compiaciuta e soddisfatta, finalmente iniziavo a vedere i risultati del mio duro lavoro.

Attaccare, invece, mi era ancora difficile. Avevo il timore di fare del male alla mia avversaria oppure i miei pugni andavano semplicemente a vuoto. Stavo dando il massimo e questo per ora mi bastava.

Terminata la sessione di allenamento, non persi tempo a cambiarmi. Indossai il ricambio dei pantaloni e camicia che avevo con me e, in compagnia di Giulia, ripercorsi i cunicoli che conducevano all'ambiente centrale dove le nostre strade si sarebbero separate.

Arechi mi stava aspettando nell'aula di pozioni così da mettere in pratica quello che mi aveva spiegato nelle lezioni teoriche. Per questo entrai nell'aula senza libri, appunti, fogli vuoti e pennini.

Lasciai spaziare lo sguardo sull'ambiente vuoto e mi resi conto subito che del Lupo non c'era traccia. Rimasi sulla soglia per alcuni istanti, accigliandomi per quella strana assenza, quando alcuni colpi insistenti attirarono la mia attenzione.

Quei suoni provenivano dalla stanza adiacente con la porta ad arco. La professoressa vi custodiva le diverse piante da impiegare per realizzare pozioni, infusi, e altri intrugli. Dalla porta socchiusa riuscivo a intravedere quella strana luce violacea, frutto di un incantesimo, che, secondo la professoressa, aiutava le piante a crescere rigogliose anche in un ambiente buio come quello dell'Accademia.

Mi avvicinai alla porta con passo incerto. La mano sulla maniglia vacillò per qualche istante mentre quei colpi si susseguivano con frequenza regolare. Temevo quello che avrei potuto trovare al suo interno.

Schiusi lentamente la porta e individuai subito l'origine di quei suoni. Arechi era in piedi e mi dava le spalle mentre era intento a utilizzare un mortaio sul banco da lavoro posto in fondo alla piccola stanza. Tirai un sospiro di sollievo e aprii del tutto la porta, certa che quel gesto, con scricchiolii annessi, avrebbe annunciato la mia presenza.

"Sei arrivata, finalmente." Arechi e la sua voce gelida non si fecero attendere. Sollevai gli occhi al cielo, felice che non potesse vedermi, e lui, comunque, non si girò a guardarmi. Non lo fece neanche dopo, quando mi avvicinai al bancone da lavoro, incuriosita da quello che stava preparando.

FOEDUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora