Capitolo 63-Siempre estuve equivocada y no lo quise ver

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Ruggero

Dopo quella sera le cose sono cambiate, eccome se sono cambiate: Karolcita ed io siamo diventati due estranei, quasi non ci parliamo più -se non come Luna e Matteo- e a malapena mi rivolge un suo sguardo, un suo sorriso.

La cosa peggiore di tutta questa situazione è il senso di colpa e la consapevolezza che se avessi detto un "Sì" invece di un "No" le circostanze ora sarebbero del tutto diverse: sono l'unico colpevole del brutto stato d'animo di Karolcita e l'unico responsabile delle lacrime che cerca di nascondere.

Sono giorni che penso come risolvere la situazione, come sistemare tutto ma, la verità, è che una soluzione non esiste.

Ma la speranza è l'ultima a morire ed è per questo che ho deciso di dedicare la mia intera domenica a cercare una soluzione.

A pranzo, siamo solo Agus -che, dal lato emotivo, lo vedo messo meglio- ed io: Maxi è andato a pranzare con la madre a casa del fratello e della sua futura moglie.

Proprio per questo, decidiamo di non cucinare e ordinare, invece, una pizza: per questo gesto, potrei essere cacciato dalla mia famiglia e farmi disconoscere dai miei genitori ma, stando a Città Sant'Angelo ed io a Buenos Aires, non sapranno mai nulla del mio pranzo di oggi.

A metà pizza, dopo aver esitato per un paio di volte, Agus mi chiede:

"Che cosa hai combinato, Rugge?"

Anche se so benissimo a cosa si stia riferendo, lo guardo confuso.

"Lo sai, la sera con i giornalisti, quella domanda... perché hai risposto di no?" Mi spiega Agus.

"Non lo so." Non lo so, io davvero non lo so...

"Come sarebbe a dire che non lo sai?!"

"Non lo so, Agus... è stata un'azione automatica!"

"Ma ti rendi conto del pasticcio che ha causato la tua azione automatica, l'impatto che ha avuto sulla povera Karol?"

"Come se non me ne rendo conto! Quella notte, i suoi occhi sorpresi e delusi, le sue parole mi perseguitano ogni santa notte! E io vorrei risolvere, ti assicuro che vorrei risolvere, solo che non so come!"

"Una canzone, no?"

"Cioè risolverei tutto il casino che ho combinato solo con una canzone?"

"No, ovviamente no! Ma potresti partire da una canzone di scuse per poi risolvere davvero le cose... no?"

"Non lo so..."

"La cosa migliore che sai fare non è cantare e scrivere canzoni? Allora fallo!"

"Ma io non so scrivere, so cantare! E tra il cantare una canzone e lo scriverla c'è una certa differenza..."

"Io credo che se ci metti i sentimenti, qualcosa di decente potrebbe uscire... provaci, se poi non va, troviamo un altro modo per risolvere la situazione!"

"E va bene..."

Ed infatti, dopo pranzo, mi metto seduto sul divano con un quaderno in una mano, una penna nell'altra e la mia chitarra accanto a me.

I sentimenti da poter far uscire sono tanti, ma alla fine mi escono solo poche frasi che continuo a cancellare.

Passo ore davanti quel foglio con tante, troppe cancellature.

Per ora, davanti a me, c'è solo una frase:

"Acompañándome me seguirás, ir juntos a la nueva realidad"

La guarda e la riguardo per lunghi minuti, fino a quando, Agus entra nel soggiorno e dice:

"Mi sa che qualcuno ha avuto la tua stessa idea."

Tra sogno e realtà - Ruggarol historyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora