-un letto troppo grande-

23 10 12
                                    

Mi sveglio avvolta dai dolci raggi del sole che danzano attraverso la finestra, accarezzando delicatamente il mio viso. I colori caldi del mattino filtrano nella stanza, creando giochi di luce sui muri e trasformando tutto in una dimensione quasi magica. Le coperte morbide, di un tenero blu pastello, avvolgono il mio piccolo corpo, riscaldandomi dalla leggera brezza mattutina che entra attraverso la finestra aperta.

Nonostante la comodità del letto, una sensazione di estraneità invade la mia mente. Questo posto, così accogliente e luminoso, non mi appartiene davvero. Non avevo mai dormito così comodamente. Sono abituata al mio vecchio materasso, duro e scomodo, e a quelle coperte consumate dal tempo, che raccontano storie di notti insonni e di sogni infranti. Ma, nonostante tutto, la mia camera era un piccolo rifugio, il mio unico angolo di sicurezza.

Era un rifugio in cui ripararsi durante le notti in cui mamma beveva troppo e il suo temperamento cambiava, diventando violento. La mia camera era semplice e trascurata, ma per me rappresentava un mondo di speranza. Le pareti bianche erano segnate da graffi e macchie, ogni segno un ricordo della mia vita passata, ma li coprivo con i miei disegni colorati, cercando di trasformare il dolore in arte.

La porta, un po' scroccata, portava i segni delle mie notti insonni, un testimone silenzioso delle mie ansie. Nonostante la mia giovane età, sono maturata in fretta, imparando a prendermi cura di me stessa in un ambiente dove le cose importanti venivano trascurate. Per fortuna, c'era Josy, la vicina gentile, che mi portava da mangiare, mi lavava i vestiti e cambiava le lenzuola quando mamma dormiva profondamente nel suo mondo di sogni alcolici.

Mamma non sopportava la presenza di nessuno in casa, né tantomeno la mia. Ogni momento di tranquillità era un dono prezioso, ma sapevo che avrei dovuto affrontare la realtà al risveglio.

Un rumore di battiti leggeri alla porta distolse la mia attenzione, come un richiamo che rompeva il silenzio della stanza. "Alzati, la colazione è pronta," disse Haru, in piedi sulla soglia, la sua figura si stagliava contro la luce, ma il suo viso era scuro, come se un temporale si fosse accumulato nei suoi occhi. Sembrava odiarmi sempre di più, ora dopo ora, ma io cercavo di non invadere il suo mondo, rispettando le sue distanze.

Poi, senza una parola ulteriore, si girò di spalle e si allontanò, lasciandomi con una sensazione di vuoto nel petto. Le sue parole risuonavano nella mia mente, e io restai lì, in quella stanza che, pur essendo nuova, portava con sé il peso del mio passato.
---

A passi lenti, scendo le scale, mentre l'odore avvolgente di uova e bacon si fa strada nelle mie narici, risvegliando il mio appetito. La cucina è luminosa, inondata dalla luce del mattino che filtra attraverso le tende bianche, creando un'atmosfera calda e accogliente. Il tavolo è apparecchiato con cura, ogni piatto è disposto con attenzione, e il profumo del cibo riempie l'aria come una dolce promessa di un nuovo inizio.

"Tesoro, buongiorno! Hai dormito bene?" chiede Tina con un tono gentile e allegro, il suo sorriso rassicurante illumina il volto. I suoi occhi brillano di un'affetto sincero, ma una parte di me è ancora in conflitto.

"Si," rispondo a fatica, la mia voce è solo un sussurro, quasi fosse timorosa di disturbare l'atmosfera serena.

Ecco di nuovo lo sguardo fulminante di Haru, che mi fissa con un'intensità che fa bruciare la mia pelle. I suoi occhi scuri sembrano lanciarmi un avvertimento silenzioso, un ordine di restare in silenzio, di non invadere il suo spazio. Questo mi ferisce nel profondo; desidero comunicare con lui, dirgli che non voglio rubargli la mamma, che mi piacerebbe semplicemente giocare insieme per scappare da questa tristezza che porto nel cuore. Ma, in quel momento, mi ritrovo a abbassare lo sguardo, a nascondere le emozioni in una bolla di silenzio, mentre la mia presenza si fa sempre più insignificante.

the eclipseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora