La tua famiglia si stava preparando per una cena importante. Tuo padre era visibilmente teso, mentre controllava la sua cravatta nello specchio del corridoio. "T/N, prepara il tuo vestito! Non possiamo permetterci di fare figuracce stasera," disse tua madre con un tono di preoccupazione, sorseggiando un'altra tazza di tè.
Eri lì, seduta sul divano con le cuffiette nelle orecchie, ignorando il suo richiamo. Non avevi voglia di ascoltare i soliti rimproveri. Il tuo pensiero vagava altrove, lontano da quelle quattro mura, da quella vita fatta di aspettative e obblighi. Tuo padre, notando la tua indifferenza, si girò per richiamarti. "T/N! Metti via quelle cuffiette e presta attenzione! È un evento importante. Non voglio che tu faccia figure barbine." Ma il tuo desiderio di distrarti era più forte, e lo ignorasti del tutto.
Finalmente, si avviarono verso la macchina. Tuo padre, con un sorriso forzato, si offrì di guidare personalmente, dicendo che non aveva bisogno di alcun aiuto. Era un gesto che sembrava innocuo, ma nel tuo cuore sapevi che quel rifiuto di ascoltare la tua opinione non prometteva nulla di buono. La tensione che aleggiava in auto era palpabile, ma tu non volevi pensarci. Ti limitasti a guardare il paesaggio fuori dal finestrino, cercando di trovare conforto nella monotonia dei colori che scorrevano.
Improvvisamente, tutto cambiò. Una manciata di secondi, e l'auto si sbandò. Un urlo, un colpo secco, e poi il buio. Quando finalmente riaprì gli occhi, ti sentivi confusa, il tuo corpo dolorante. La testa ti girava, il dolore pulsava come un tamburo assordante. Uscisti dalla macchina con difficoltà, le gambe tremanti. La vista che ti si presentò era surreale: i tuoi genitori giacevano sul terreno, immobili, con macchie di quello che sembrava sangue intorno a loro. Tuo padre non rispondeva, e la paura ti attanagliò il cuore.
"Genitori!" gridasti, ma nessuna risposta. Ti guardasti intorno, cercando disperatamente aiuto, ma il mondo sembrava svanito. L'unico suono era il fruscio degli alberi nel vento e il tuo respiro affannoso. Ti voltasti, il bosco vicino sembrava un rifugio, o forse un'uscita da quel dramma. Con passi incerti, iniziaste a camminare verso l'oscurità, ma ti fermasti. Qualcuno cercava con tutte le forze di pronunciare il tuo nome.
Ti voltasti. Era tua madre. "A-aiutami..." bisbigliò.
Tirasti su con il naso. "Tanto sempre dovevi morire..." Tornasti a camminare.
Il tempo sembrava dilatarsi, e dopo ore di cammino, la stanchezza si fece sentire. Ti fermasti accanto a un albero, osservando le strane incisioni a forma di X su di esso. Era tutto così confuso, quasi onirico. Il sonno cominciò a prendere il sopravvento, e chiudesti gli occhi, sperando che tutto fosse solo un brutto sogno. Ma al risveglio, ti ritrovasti nello stesso punto.
Ti alzasti, i muscoli indolenziti. Ogni passo che facevi era accompagnato da un dolore crescente, e iniziasti a sentirti disorientata. Ti girasti in tondo, cercando di capire dove fossi, finché non ti trovasti davanti a una figura alta e scheletrica, le braccia lunghe e contorte come i rami di un albero. "Oh mio Dio..." sussurrasti, la paura ti assalì. Tentasti di comunicare con quella presenza, ma non ricevesti risposta.
"Mamma aveva ragione... ho incontrato il diavolo..." pensasti, mentre un terribile mal di testa cominciava a farsi sentire, così intenso da piegarti in ginocchio. In quel momento, sentivi che il dolore e la figura davanti a te si mescolavano in un modo inquietante. Era come se potessi percepire una connessione tra voi due, un legame che andava oltre le parole.
La tua voce tremante si alzò: "Quindi tu puoi darmi tutto ciò che voglio?" Ma non ricevesti risposta. Ripetesti la domanda, l'ansia che cresceva dentro di te. Dopo un momento di silenzio, la figura alzò lo sguardo, sfidandoti con uno sguardo vuoto ma penetrante.
"Può darti tutto, in cambio della tua anima..." una voce fredda e sibilante si fece sentire alle tue spalle. Ti girasti e vedesti un altro essere, un ragazzo con una maschera bainca inquietante, e indossava una felpa scura con cappuccio."Mi chiamo Masky. Hai due modi per uscire da qui: essere condannata all'inferno per sempre o continuare a vivere la vita che l'operatore deciderà per te."
Confusa e spaventata, esclamasti: "Chi cazzo siete?", mentre un altro essere si presentò: "I-io sono T-t-toby." Disse un altro essere con una felpa scura, pantaloni lunghi, degli occhiali, e una sorta di mascherina che gli copriva la bocca, muovendo leggermente il collo.
"Cosa volete da me?" domandasti, cercando di raccapezzarti tra quella strana conversazione.
"Vedremo quanto durerà anche lei..." disse un'altro essere, con una felpa gialla, un passamontagna con uno smile triste disegnato sopra, e un paio di jeans, affianco a Toby.
Nel mentre, Masky si avvicinò a te.
Sentivi il mondo che svaniva attorno a te, l'oscurità avvolgendoti in un abbraccio gelido.---
Ehi, lettori! Se avete trovato qualcosa che non vi ha convinto, non esitate a farmelo sapere.
A presto!
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Sono diventata una creepypasta
ParanormalT/N T/C è una ragazza che ama essere al centro dell'attenzione, soprattutto a scuola, dove brilla per il suo carisma e il suo stile unico. Crescendo in una famiglia benestante, ha sempre avuto tutto ciò che desiderava, ma il suo bisogno di approvazi...