Il ritorno a casa fu diverso da come mi aspettavo. Non c'era il calore di un abbraccio rassicurante, ma solo un velo di tensione nell'aria. Quando entrai, Haru scattò in piedi e corse verso di me, il suo volto serio contrastava con l'ansia che mi assaliva. "Stai bene?" chiese, la voce distaccata, ma un barlume di preoccupazione brillava nei suoi occhi scuri.
"Sto bene," risposi seccamente, cercando di nascondere la delusione che provavo. La sua mancanza di coinvolgimento mi feriva, e se restare distanti era ciò che voleva, allora così sarebbe stato.
"Sono stanca, posso andare a dormire?" chiesi a Tina, la dolce signora che mi aveva accolto. I suoi capelli biondi riflettevano la luce calda della cucina, mentre il profumo di cibo in cottura riempiva l'aria, avvolgendomi come un abbraccio. Tina annuì, un sorriso comprensivo illuminava il suo volto. Mi baciò dolcemente sulla fronte, e quel gesto mi trasmise una calda sensazione di protezione.
Mi diressi verso la mia stanzetta, il cuore pesante per i pensieri di mia madre. Chissà che farà ora? Sarà ancora con quei poliziotti? La mia mente si tormentava, nonostante cercassi di scacciare i pensieri negativi. Era mia madre, e una parte di me non poteva fare a meno di preoccuparsi per lei, nonostante tutto.
Crollai sul letto, il mio corpo stanco ma la mente in tumulto. Mi addormentai poco dopo, avvolta in un torpore inquieto, con i ricordi che si mescolavano ai sogni.
Quando mi svegliai, era già sera. La luce dorata del tramonto filtrava dalle tende, dipingendo la stanza di sfumature calde. Scesi in cucina e mi sedetti al tavolo, osservando Tina, che si muoveva con grazia, preparando la cena. I suoi gesti erano sicuri e premurosi, e l'odore del cibo risvegliava in me un senso di normalità.
Haru, invece, era immerso nel suo mondo, gli occhi fissi sullo schermo della sua console, con i colori vivaci dei giochi che illuminavano il suo viso. Nonostante fossimo così vicini, tra di noi c'era un silenzio carico di tensione. Mi dispiaceva che non parlassimo, ma forse era meglio così. Avevo bisogno di tempo per affrontare le mie emozioni e scoprire se ci sarebbe mai stata una connessione tra di noi.
Mentre osservavo Tina preparare la cena, il mio cuore oscillava tra il desiderio di stabilità e il dolore del passato. Sapevo che avevo lasciato molto indietro, ma nella calda atmosfera della cucina di Tina, c'era anche un barlume di speranza per un futuro migliore.
---I giorni passavano velocemente, ma il mio compleanno si avvicinava come un'ombra. Arrivò il giorno tanto atteso, ma non desideravo che nessuno ne fosse a conoscenza. Non avevo voglia di festeggiare. Haru ne sarebbe stato geloso e, conoscendo Tina, mi avrebbe costretta a una festa che non volevo. Così decisi di tenere tutto per me, chiedendo un solo, unico desiderio a Tina: "Tina, possiamo andare al lunapark oggi?" Solo questo, mi bastava questo.
"Certo, tesoro, andremo io, tu e Haru," rispose lei con un sorriso. Nella mia mente cominciò a balenare l'idea che se fosse venuto anche lui, avrebbe potuto tenere il broncio, rovinando la mia felicità in quella giornata speciale. Ma era suo figlio, e non mi sarei mai permessa di escluderlo come lui faceva con me.
"Vado a vestirmi," dissi, cercando di mascherare l'apprensione.
"Prima vai da Haru a dargli la notizia," mi ordinò Tina.
Perché io? Era così snervante parlargli. Se prima cercavo un contatto con lui, dopo il cosiddetto rapimento di mia madre, meno gli parlavo, più serena ero. "Ok," risposi soltanto.
Mi recai verso la sua stanza, un luogo che non avevo mai esplorato. Quando bussai e lui aprì la porta, fui colpita dalla grandezza della sua camera. Era decorata in un blu scuro, con disegni di razzi e stelle che brillavano sul soffitto, creando un'atmosfera di avventura e sogni. La stanza era piena di giochi elettronici e non, un regno di divertimento e creatività.
"Preparati, tua mamma ci porta al lunapark," dissi, voltandomi senza aspettare una sua risposta, e mi allontanai per farmi bella.
Una volta arrivati al lunapark, i miei occhi brillavano come le luci scintillanti che riempivano l'aria. Il profumo di popcorn e zucchero filato si mescolava all'odore dell'erba fresca, creando una sensazione di nostalgia. Avevo dei bei ricordi di quel posto, uno in particolare: l'ultimo viaggio con mamma e papà, una famiglia felice. Era da tanto che non venivo qui, e il cuore mi si stringeva al pensiero di quei momenti.
La giornata passò in fretta. Io e Haru ci divertimmo parecchio, ridendo sulle giostre e sfidandoci ai giochi, pur non scambiandoci parole. La complicità tra noi, nonostante il silenzio, era strana ma confortante.
Poi ci dirigemmo verso un camioncino che vendeva zucchero filato. I colori pastello del dolce si mescolavano al blu del cielo. Il primo zucchero filato venne dato a Haru, e con sorpresa, lui stranamente me lo porse prima a me. Che fosse un tentativo di avvicinarsi per chiedere scusa?
Tina lo guardò con orgoglio, il suo sorriso illuminato dalle luci del parco, mentre io osservavo la scena con incertezza. Il gesto di Haru, un piccolo passo verso una connessione che tanto desideravo, mi confuse. Le emozioni si intrecciavano dentro di me, creando una miscela di speranza e timore.
In quel momento, mentre assaporavo il dolce zucchero filato, sentivo che forse, anche in un contesto imperfetto, stavo iniziando a trovare il mio posto.
Ecco una versione rielaborata del tuo testo, arricchita di dettagli, emozioni e colori:
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Quando tornammo a casa, il sole stava tramontando, tingeva il cielo di un arancione caldo. Decisi di farmi una doccia per lavare via il sudore e la felicità di una giornata così speciale. Mi infilai nel mio pigiama rosa, con la principessa disegnata sopra, il mio preferito. Tina lo aveva scelto per me, e ogni volta che lo indossavo, sentivo il calore del suo affetto.
Uscita dalla doccia, il profumo di sapone mi seguiva come un abbraccio, quando fui chiamata da Tina. Scesi le scale con curiosità, e ciò che vidi mi lasciò senza parole. Haru e Tina indossavano cappellini da festa colorati e sul tavolo c'era una torta rosa, decorata con panna e fragole fresche. Lo aveva scoperto...
Una gioia inaspettata si fece strada nel mio cuore, ma non volevo che si sapesse. Haru non era imbronciato, solo leggermente seccato dalla situazione, ma i suoi occhi brillavano di una luce curiosa, forse anche lui provava un po' di emozione. Tina, invece, mi abbracciò dolcemente, e in quel momento mi sentii avvolta da un calore che solo una madre può dare.
Mangiammo la torta, le fette morbide e dolci si scioglievano in bocca, mentre risate e chiacchiere riempivano la stanza. Poi ci sistemammo sul divano per guardare uno di quei film adatti alle famiglie. Le immagini sullo schermo danzavano in un mix di colori, e mentre assaporavo la dolcezza del momento, una sensazione strana ma piacevole mi pervase. Crollai nel divano, il corpo stanco ma la mente felice.
Improvvisamente, sentii delle braccia avvolgere il mio corpo. Tina mi sollevò delicatamente e mi portò nel letto, coccolandomi come una mamma fa con la sua bimba. Mi sentivo la più sicura e amata del mondo tra le sue braccia. Poi mi sdraiai nel letto, e Tina mi diede il bacio della buonanotte, le sue labbra erano fresche come la brezza serale. Chiuse la porta delicatamente, lasciando che il silenzio riempisse la stanza.
Anche se non era una festa grande, quello era stato il mio più bel compleanno da quando ne ho memoria. Le risate, la torta, e l'amore di Tina avevano reso quel giorno speciale, e per la prima volta in tanto tempo, mi sentii serena e felice.
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the eclipse
Любовные романыIvy ha vissuto un'infanzia spezzata: abbandonata in un'auto sotto il sole cocente dalla madre dipendente, il suo fragile destino è cambiato per sempre quando una sconosciuta l'ha salvata, portandola via dal suo incubo. Ma le cicatrici del passato no...