Quella sera passò all'insegna di caffè caldo e pianificazione dell'assalto contro gli Illuminados. Leon, il signor Jackson e gli altri membri dell'Intelligence americana stavano lavorando assiduamente tanto che dalle piccole finestre del bunker trapelò un timido raggio di sole: l'alba rosata era giunta così come il giorno del confronto che avrebbe deciso le sorti del mondo.
Il ragazzo uscì stremato dalla stanza insonorizzata, un rivolo di sudore scivolò lungo la fronte pallida. Si diresse verso la camera di Iman e la vide mentre riposava placida: le mani erano appoggiate sul ventre, gli occhi ambrati e lucenti socchiusi in due pozze liquide. Ella posò il suo sguardo sul volto di Leon, sul quale era appena abbozzato un sorriso. Si mise a sedere sul letto e lo guardò in quegli specchi d'acqua che tanto le piacevano.
"Leon, mi sei mancato da morire" sibilò Iman con un timido e fugace sorriso sul volto. I denti bianchi sembravano quasi riflettere la luce fioca della stanza, le labbra rosee e carnose li contornavano perfettamente.
"Anche tu, non sai quanto. Ora è meglio che vada, siamo pronti per partire"
"Aspetta" la giovane lo fermò, prima di avvicinarsi a lui e guardarlo intensamente negli occhi. L'ambra si mescolò con il mare impetuoso con una forza dirompente e travolgente. I respiri dei ragazzi si sincronizzarono per un attimo infinito, i battiti dei cuori giovani e innamorati colmavano la stanza anonima e spoglia. Le labbra sembravano unite da una forza attrattiva irresistibile, irrefrenabile e in un nanosecondo si unirono in un'esplosione di emozioni: affetto, bisogno, amore.
Leon afferrò Iman per i fianchi snelli e la premette contro il suo corpo, decisamente più massiccio. Le bocche fameliche sembravano quasi incollate e il dolce suono dei baci riempì le orecchie di entrambi di immenso piacere. Nonostante desiderassero che durasse un'eternità, esso fu maledettamente fugace.
"Cazzo, ne avevo bisogno" Leon stentò a riprendere fiato, guardando colei che era fiero di chiamare la sua ragazza per un altro istante. Iman fece lo stesso prima di avvolgerlo ancora in un tenero abbraccio.
"Buona fortuna" si limitò a dire Iman prima di accompagnarlo al portone principale e guardarlo salire sul furgone militare insieme agli altri. I capelli biondo cenere svolazzavano al vento e gli occhi cerulei sembravano aver ripreso speranza. Leon si sedette a bordo della vettura nera come la pece e guardò tutti i compagni di avventura, compreso il tenente Jackson che mostrava, sotto i lineamenti maturi e segnati dal tempo, un'espressione fiera e granitica. Il viaggio non durò molto, giusto il tempo di arrivare in quell'isola desolata e dimenticata da tutti, così malandata da far torcere le budella.
Tutti scesero nei pressi del vecchio porto abbandonato e arrugginito. Leon scese per primo ed estrasse il binocolo per controllare che non ci fossero troppi pericoli nei paraggi. Gli scarponi neri affondarono sulla sabbia grigiastra ove si stagliavano le onde di un mare impetuoso dal colore che richiamava il petrolio. Insieme agli altri salì gli scogli e si ritrovò su una piattaforma poco stabile fatta di metallo. I ganados erano pronti ad attaccare, ancora una volta. Il loro aspetto raccapricciante lo disgustò ancora una volta.
"Questa è la resa dei conti, ragazzi, forza!" li incitò il signor Jackson, spronando tutti ad avanzare.
Leon non fece in tempo a sfoderare il fucile a pompa dalla guaina che una visione lo destò dal combattimento. Era Ada, con le mani intrecciate e appese ad una gru sul punto di cedere. L'espressione era assente, quasi come se non fosse lì. Pensò che di sicuro Saddler la avesse stordita o, addirittura, avvelenata.
"Ada!" urlò, cercando di farsi sentire dalla donna dal vestito rosso e gli stivali in pelle anche se invano. Preso dalla foga, mirò ai legacci e sparò ad essi, facendo cadere la donna a terra che dopo poco si riprese. Egli la aiutò ad alzarsi.
"Forza, non fare il sentimentale" lo avvertì Ada con un tono ironico.
"In realtà stavo solo cercando di aiutare" si difese il biondo, prima di tornare al combattimento. Il rumore degli spari lo riportò all'orrenda realtà che doveva affrontare, le visioni dei soldati di cui alcuni insanguinati e in difficoltà non fecero che aumentare la sua furia già crescente. Corse fino a sentire i polmoni bruciare con il fucile tra le mani verso il punto più alto della struttura malandata sotto un cielo incurante che preannunciava un copioso temporale.
Lo vide. Saddler mostrava un sorriso sardonico e sinistro mentre impugnava lo scettro d'oro, luminoso grazie all'ambra incastonata in cima ad esso.
"Tu che hai osato abbandonare il Sacro Corpo in grado di salvare l'umanità! Tu che hai sottratto il dono per nostro signore!" Saddler mostrava un tono adirato, furioso, cocente di rabbia e risentimento.
"Ah, fanculo" borbottò Leon tra sè e sè prima di puntare il fucile verso il corpo del nemico che minacciava l'intera umanità. Il proiettile non lo scalfì nemmeno, tanto che quella creatura immonda si alzò in piedi come se nulla fosse, impugnando lo scettro e puntando verso il povero Leon. La carne tirata si estese fino a stritolare il collo del ragazzo un'altra volta. Il suo impulso lo aveva fatto sbagliare di nuovo.
Ada lo osservò di sbieco mentre combatteva e pensò che fosse un vero idiota, perchè, del resto, uno come lui, cocciuto e testardo, avrebbe voluto affrontare tutto da solo. Sospirò e si mise in posizione per colpire Saddler, armata di bazooka e mirò allo scettro proprio all'intersezione tra l'oro e l'ambra, facendo cadere quest'ultima al suolo. Una persona risoluta come Ada era in grado di trarre molteplici benefici da una sola situazione. Grazie all'aiuto della donna, Leon si dimenò dalla presa ferrea di Saddler per poi tornare a respirare regolarmente mentre Ada, grazie al rampino, atterrò proprio vicino a lui.
Il calderone ribollente di rabbia che era diventato Saddler esplose in tutta la sua malvagità. Dalla schiena gli spuntarono molteplici tentacoli dal materiale simile al braccio di Krauser che lo trasformarono in una creatura rivoltante e terrificante.
"Tale blasfemia non può essere tollerata! Non sei altro che un un eretico convinto di poter salvare il mondo!" urlò in preda alla collera più totale la creatura immonda, colpendo Leon a un fianco, ferendolo. Il ragazzo cominciò a percepire sulla lingua il sapore metallico del sangue ma non mollò la presa. Aveva una missione da portare a termine. Ada lo aiutò ad alzarsi a sua volta, prima di mirare a un barile di dinamite e provocare un'esplosione che destabilizzò il nemico.
Lo sguardo di Leon si fece più intenso, fiamme incandescenti gli illuminarono gli occhi. La mascella divenne contratta, il respiro più lento e rumoroso.
"Questa è la mia battaglia, Saddler" ringhiò prima di schivare uno dei tentacoli con una capriola in aria e atterrare davanti alla sua nemesi. Sparò un colpo, poi un altro, poi un altro ancora, fino a esaurire i proiettili. Saddler ne aveva avuto abbastanza e, senza esitazione, lo scaraventò in aria. Leon atterrò su una grata sul punto di cedere e digrignò i denti dal dolore.
"Adesso mi hai davvero rotto il cazzo" Leon digrignò i denti, prima di arrampicarsi su una trave e correre verso Saddler.
"Leon, usa questo!" Ada lo avvertì lanciando verso di lui lo scettro dorato, ormai privato dell'ambra.
"Inginocchiati davanti al nostro signore e ti benedirà ancora con il Sacro Corpo!" lo ammonì ancora il nemico.
"Te lo do io il Sacro Corpo!" disse a denti stretti prima di impugnare lo scettro e puntare verso di lui con tutta la forza rimastagli. Lo infilzò, rigirando l'arnese più e più volte, urlando tra lacrime e sudore. Fiotti di sangue lo insudiciarono e le grida di dolore quasi non si sentirono da quanto il ragazzo era determinato a fargliela pagare.
L'orripilante creatura quale era diventata Saddler si accasciò a terra e Leon riprese fiato, cadendo in ginocchio al suolo. Gli altri membri dell'Intelligence, alquanto stremati, gli vennero incontro, compreso il loro capo.
"Avanti, ragazzo, torniamo a casa" gli disse mentre lo aiutava a rialzarsi. Leon annuì e accettò il suo aiuto, prima di tornare al van. Aveva vinto la sua battaglia, ce l'aveva fatta e non potè fare altro che essere orgoglioso di se stesso. Non era più il ragazzo spaventato di Raccoon City, bensì un uomo con un futuro davanti e non poteva esserne più grato.
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BLACK STAR - leon kennedy
Fanfiction|Leon Kennedy x OC| Dopo gli eventi di Raccoon City, Leon S. Kennedy si ritrovò da solo, senza nessuno al suo fianco. La vita sembrò ritornare alla normalità quando venne scoperta l'esistenza di una congrega parecchio sospetta, motivo per cui gli v...