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Ernesto esce di casa con la nonna. Portamare è rientrata alla normalità. Le automobili circolano per le strade prive di bancarelle, la ruota panoramica non svetta più dal lungomare, il mercato è tornato a essere frequentato di mattina presto.

«Vado alla bancarella di Jonathan».

«Va bene, Ernesto... ci vediamo lì tra dieci minuti, allora».

Jonathan è indaffarato a sistemare alcune canne da pesca, retini e ombrelli, che stonano un po' tra gli oggetti antichi.

«Ciao, Jonathan».

«Ciao, Ernesto... allora, come sono andate le gare sportive?»

«Ma come, c'era tutta la città... tu non sei venuto a vederle?»

«No, ieri ero via... avevo un po' di cose da sistemare».

Ernesto prende in mano un ombrello con due pulsanti sul manico.

«Le gare sono andate molto bene. Gianni ha vinto nel lancio dell'ombrellone in mare, Silvia in quello del frisbee sulla tavola da sup e io ho fatto goal nel partitone finale con le porte giganti».

«Che fantasia ha la gente di Portamare... non avevo mai sentito queste specialità sportive. Da noi a Portonord c'era soltanto la corsa, la lotta, il tiro a segno e il braccio di ferro. Quindi, Ernesto... hai fatto goal?»

«Sì, ho scartato il portiere».

«Complimenti, ragazzo!»

Ernesto passa i polpastrelli sul manico dell'ombrello. È di un bel legno. Sul manico ci sono due tasti di colore rosso.

«A cosa servono questi pulsanti?»

«Il primo in basso è per aprirlo, l'altro è per fare uscire la copertura ignifuga».

«Bello. Sarebbe utile a chi spara i fuochi artificiali, nel caso qualche scintilla gli cada sulla testa».

«Hai ragione, Ernesto. A proposito... tu hai visto cos'è successo alla fine dello spettacolo?»

«Sì, anche se non ci ho capito un granché».

«Raccontami, ragazzo».

«C'è stato uno spettacolo pirotecnico bellissimo, con tante luci, forme e colori, poi alla fine un fuoco artificiale è finito lungo la costa, vicino all'allevamento di lucciole, secondo me per errore».

«Come sospettavo, è stata una casualità... a me invece dei clienti hanno raccontato che era tutto previsto».

«Secondo me no, Jonathan. Comunque a un certo punto è comparso in cielo il viso di una donna, che si è trasformato in un colombo bianco con le ali infuocate ed è scomparso nel buio. Poi sono arrivate le lucciole. Erano a migliaia sulla spiaggia. Forse si sono spaventate per le luci e il frastuono. Noi abbiamo aiutato a recuperarle e poi gli addetti comunali le hanno riportate col trattore nei boschetti di Rivafoce».

«Ora mi è tutto chiaro, Ernesto. Le lucciole in realtà le hanno messe in un ricovero provvisorio, poiché l'allevamento è inagibile».

«Come inagibile?»

«Sono passato di lì poco fa a dare una sbirciata. Hanno chiuso la parte dell'allevamento aperta al pubblico e hanno sbarrato la zona. Allora ho scavalcato la recinzione e sono entrato nel bosco per dare un'occhiata. Da ogni angolo del terreno si alzavano getti di vapore caldo, mentre dall'alto degli alberi cadevano piccoli granelli di cenere, l'ho visto con i miei occhi. Poi, da lontano, mi sono messo ad ascoltare il tecnico che stava provando a spiegare la situazione ai gestori dell'allevamento...»

Ernesto e il pirata Jonathan - Il cuore e la stellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora