❝ 𝐲𝐨𝐮 𝐬𝐩𝐞𝐚𝐤 𝐚𝐛𝐨𝐮𝐭 𝐭𝐡𝐚𝐭 𝐥𝐢𝐤𝐞 𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐚𝐧𝐭 𝐝𝐫𝐞𝐚𝐦 ❞ ❝ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐰𝐢𝐭𝐡 𝐦𝐞 ❞
Sappiamo la storia di Paradis, ma quella di Marley?
Dopo esser stata costretta a dare la propria vita per Marley, Sarah Webber, insieme a R...
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Una brezza fresca accarezzò gentilmente il corpo di Sarah, facendole stringere le ginocchia al petto mentre osservava ciò che giaceva sotto di sé. Case distrutte. Vegetazione incolta che ricopriva il terreno un tempo lastricato di pietra. Enormi massi di roccia ovunque. Un'enorme breccia nel bel mezzo delle Mura.
Questo era ciò che restava di Shiganshina.
Aveva avuto molti dubbi sul fatto di riuscire a giungere lì. Troppi. Ma almeno per una volta la sorte era stata dalla loro parte, dato che era arrivata fino al Wall Maria integra. Per fortuna.
Il cerchio finalmente si era chiuso. Aveva dato inizio a quella missione al di sopra di quelle Mura ed era lì che la avrebbe terminata. Per adesso, almeno.
<< Ymir... Perché sei tornata? >> chiese Reiner, rompendo il silenzio che era calato.
<< Perché sono un'idiota. >> borbottò Ymir, sdraiandosi accanto a Sarah, con gli occhi puntati solo al cielo.
<< Ti rendi conto che non c'è alcuna speranza che tu possa essere salvata se vieni con noi. >> le ricordo Reiner, << Se hai intenzione di scappare... questo è il momento. >>
La ragazza dai capelli castani scrollò le spalle mentre rispondeva, << Ho finito di scappare. Ho vissuto un tempo preso in prestito che non è mai stato veramente mio, per cominciare... Penso che sia giunto il momento che io lo restituisca a chi appartiene. Inoltre, chissà cosa succederebbe se tornaste a mani vuote. Vi devo un favore per avermi dato la possibilità di essere nuovamente umana. Pensate a questo come se stessi ripagando il mio debito. >>
Sarah si voltò a guardarla, vedendo come i suoi occhi castani, pieni di lacrime, fossero ancora fissi a guardare il cielo. Sembrava... felice. Forse perché sapeva che l'unica persona a cui teneva veramente sarebbe stata al sicuro.
<< Ymir. >> Sarah pronunciò il nome della ragazza accanto a lei, << Sono consapevole di averti trattato male nel corso degli anni. Forse per antipatia o perché in fondo sapevo chi fossi realmente. >> disse, alzandosi in piedi e spolverandosi la gonna verde, completamente sporca, << Ho sbagliato ad odiarti. Non è colpa tua, eri un Gigante in quel momento. >>
