~ HJÖRTUR ~
Il mio umore non poteva certo definirsi estatico. Un paio d'ore prima, il padrone mi aveva importunato a metà di un'intensa sessione di fissare il mare in tempesta, seduto su uno scoglio situato al centro sel Triangolo delle Bermuda, il luogo dove preferivo trascorrere le mie crisi asociali. La ragione? Avvicinarmi a Parigi per "tenermi pronto". Riguardo a che, non ero tenuto a saperlo.
Avevo realizzato che avrei preferito non scoprirlo mai quando mi aveva ingiunto di malagrazia di scortare alla base operativa piú vicina il suo fratellino meno psicopatico e occuparmi di chiunque avesse ucciso i suoi Minions con evidenti problemi di gestione della rabbia.
Ora come ora, vedendoli riversi sul pavimento, i volti cristallizzati nella consueta espressione di superiorità persino nella morte, rimpiansi di non poter dare una medaglia al responsabile. Poiché il mio corpo era appartenuto in origine a un Lunare, non ero mai riuscito a farmi piacere i Solari... Mio fratello era sempre stata l'eccezione alla regola. Tuttavia, quelli di cui si circondava il padrone sembravano implorare di ricevere una lezione... Quella che non era mai stato permesso di impartire loro.
Invece, ora mi toccava svolgere il ruolo di vendicatore / facchino / rapitore e consegnare alla sua morte un ragazzino innocente.
Dovevo ammetterlo, provai un moto di dispiacere per il ragazzo: speravo non sarebbe stato tanto avventato da sfidare il signore di Tenebris una seconda volta, non senza i mezzi per combatterlo... O quantomeno le risorse per nascondersi bene.
Non mi ero divertito affatto nel dargli una ripassata, oltretutto gli ero tuttora grato per il dono inestimabile che mi aveva elargito: l'ordine, ancora effettivo seppur debole, di interpretare a piacere gli ordini di suo fratello. Non che potessi abusarne: dovevo essere cauto e far sí che il bastardo non si accorgesse di tale asso nella manica... Finché non sarebbe giunto il momento in cui l'unica opzione sarebbe stata sfoderarlo.
La vista di Jessica nell'attico semi-distrutto in cui ero appena atterrato mi lasció allibito, facendomi dimenticare per un istante la ragione per cui mi trovato lí. Riuscivo unicamente a focalizzarmi sulla collisione di due mondi. Per di più, lei mi stava rimproverando per aver implementato il sistema di ventilazione della casa, sfondando il tetto. Udire la sua tipica voce piccata e sferzante mi aveva scioccato a sufficienza da liberarmi dalla trance nell'ultimo istante disponibile.
"Jessica, che cosa ci fai qui... con lui?"
Non era mia intenzione, ma il mio turbamento era tale che la mia voce rimbombò lievemente, pregna dell'energia potenziale di un fulmine sul punto di lasciare un cumulonembo."Ecco... É una lunga storia. Non credo sia il caso che te ne parlo, tutto considerato... Ma devo chiedertelo, non è che per caso stai per ucciderci?"
Lei si morse nervosamente il roseo labbro inferiore, ma a differenza dei due uomini nella stanza non mosse un passo indietro. Potevo percepire che uno dei due era uno stregone e stava approntando un incantesimo offensivo. Se avesse iniziato il combattimento, non avrei avuto scelta se non prendere la sua vita.
"Jessica... Non un'altra parola! Scappa!"
Tenebris mi costrinse a muovere un passo in avanti e io imprecai, lottando strenuamente. Mi portai le mani alle tempie e tirai i capelli tanto forte che un paio di ciocche si staccarono.
Forse sarei riuscito a risparmiare lei, ma... I miei occhi trovarono l'obiettivo nel ragazzo che balbettava e indietreggiava e la minaccia nello stregone che aveva appena eretto una barriera.
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TENEBRIS - Il canto della Luna
FantasyUn fulmine che vede strapparsi il proprio destino e, imprigionato in un corpo umano, dovrà lottare per la libertà. Una veggente che prevede un terribile futuro, nel quale un potere non ben specificato cadrà nelle mani di una potente organizzazione...