4. Ricatto

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Poco dopo arrivarono nel luogo stabilito, gli uomini di Aras lo stavano aspettando come concordato e non appena entrambi scesero dalla moto, Seda ne approfittò per fuggire ma gli uomini non glie lo permisero, prendendola in tempo e trattenendola per un braccio. Continuava ad urlare dicendo di lasciarla andare. Ma nessuno di loro se ne curò delle sue parole ignorandole senza batter ciglio. Seda non poteva crederci di quello che stava accadendo, sperò che tutto questo fosse solo un brutto sogno ma sapeva bene che non lo era affatto. Era impossibile. Si sforzò per non lasciarsi paralizzare dalla paura cercando di strattonarsi come meglio poteva, ma uno degli uomini, arrabbiandosi, le tirò i capelli facendola urlare dal dolore.

-Così impari a farcela sotto il naso!-
Urlò quell'uomo mentre le continuava a tirare i suoi capelli neri, si avvertiva la rabbia che aveva dentro; quella di essere stato preso in giro da una donna. Quella reputazione maschile che spesso ne risentiva. Quegli uomini non scherzavano.

Aras si girò verso di loro, arrabbiato, e urlò verso quell'uomo dicendogli di non farle del male. La sua voce echeggiò come un fulmine violento in un luogo immerso nel silenzio. L'uomo in questione lasciò la presa su Seda, la sua mano tremava mentre lo faceva. Era preoccupato, e teso fino al midollo, si scusò con il capo per poi condurre Seda, senza più rivolgerle nemmeno uno sguardo dentro al garage. Lo chiusero alle loro spalle. Seda era terrorizzata, ora capiva fin dove andava la pericolosità di Aras. Se quest'uomo addirittura tremava in sua presenza significava che era davvero molto pericoloso.

La mente di lei fu pervasa da mille pensieri e preoccupazioni. Com'era finita ad avere contatto con gente del genere? Che cosa voleva quest'uomo da lei? Cosa le sarebbe successo lì dentro? L'avrebbero molestata o addirittura uccisa? Cercò mille risposte alle sue innumerevoli domande ma nessuna di queste trovò risposta. Come se si trovasse in un vortice in pieno, capace di sommergere ancora di più di quanto già lo fosse.

In preda al panico continuava a svincolarsi come meglio poteva, il pensiero di cosa avrebbero potuto fare di lei lì dentro la mandava in ansia. Tuttavia una giovane ragazza di venticinque anni era fin troppo debole in confronto a quegli uomini di una quarantina, palestrati, pieni di muscoli in grado di stenderla con un sol dito. Seda non poteva sapere cosa le sarebbe successo, e come quello che gli sarebbe stato detto di lì a poco avrebbe cambiato in modo notevole il percorso della sua vita e anche quello di Aras.

Perché quando si veniva a contatto con la verità, egli prendeva una strada del tutta inversa a quella della ragione e del cuore facendo terribilmente del male, soffrendone come non mai. Avrebbe valso comunque la pena sopportare tutto ciò? Perché proprio lei quando sarebbe potuta essere chiunque? Destino? No, non esisteva niente di tutto questo. Il frutto delle azioni compiute, gli errori del passato si tramandavano nei figli e nei figli sui genitori. Era come una catena che si mescolava al punto di diventarne una sola intrecciata.

Seda si guardò attorno e quel garage vuoto e freddo le incuteva sempre più timore. Aveva delle tonalità scure; di un blu quasi sul nero grigiastro. Non riusciva a definire un colore ben preciso comunque era in vecchio stato e questo lo rendeva ancora più terrificante. Notò che c'era anche una telecamera in alto ma per portarla lì probabilmente ne erano già consapevoli. Aspettò che Aras cominciasse a parlare dicendogli quale fosse il motivo di tale insistenza ma egli non lo fece, questo la fece perdere la pazienza tanto da urlargli contro.

-Perché mi hai portata qui?! Che cosa diavolo vuoi!?-

La sua voce era stridula, un mix di paura e rabbia. Sfogò in quelle poche parole tutto il tormento che stava provando in quel momento. La rabbia di essere vulnerabili e di non poter cambiare il corso degli eventi lo detestava. Quanto più che si trattasse di quell'uomo, in cui aveva già creato fin troppi problemi nella vita di Seda. L'idea di non poter far nulla la faceva ribollire dentro, perfino la sola maglietta che teneva addosso, che per quelle temperature decisamente non era adatta, la tenne calda. Era inoltrato settembre, è vero, ma a Istanbul le temperature scendevano la sera in quel periodo, anche se solitamente gli scorsi anni era abbastanza soleggiato per quel mese.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 14 ⏰

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