Benvenuta Rhea

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Sono passati tre anni dall'ultima volta che ho sentito i miei amici, Elias, Ava, Emy ma soprattutto Eden. L'unica con cui sono rimasta in contattato è stata Noelle, ogni tanto ci siamo chiamate con il telefono fisso. Mi ha tenuta aggiornata su tutto quello che succedeva alle medie in mia assenza e su come passava le giornate Eden.
Una volta, Noelle mi ha detto che finalmente è diventato il capitano della squadra di pallavolo. Ha vinto un torneo importante la scorsa settimana. Mi sono sorpresa nel sentire quelle parole. Non avrei mai immaginato che Eden potesse arrivare così tanto in alto.

Mi avvicino allo specchio, toccandomi una ciocca di capelli corvini, ora sono leggermente più corti. Sono cresciuta in altezza, inoltre i miei occhi sembrano più maturi e il mio viso ha perso la rotondità infantile. Mi chiedo se i miei amici mi riconosceranno.
Non è mai stato difficile farmi delle nuove amicizie , ma c'è solo una persona a New York che è diventata davvero importante per me: Rachel, una ragazza di Brooklyn, lei è alta, capelli rossi che le incorniciano il viso sempre sorridente. Ha una risata contagiosa e un'energia che riesce sempre a tirarmi su di morale.

Rachel mi è stata accanto in tutti i momenti difficili. Ricordo una volta in cui ero giù di morale per un brutto voto in matematica e lei è riuscita a calmarmi «Non devi preoccuparti troppo, Rhea» mi aveva detto, stringendomi la mano. «Un voto non definisce chi sei. Sei molto più di questo.» Il suo sostegno mi ha aiutato anche ad apprezzare New York, poiché all'inizio è stato difficile ambientarmi.

Vicino allo specchio noto che la finestra di Eden è spalancata. Immagino come sarà cresciuto in questi anni. Prendo dal comodino il vecchio walkie-talkie lasciato qui per chi avrebbe conosciuto il vicino d casa. Provo ad accenderlo, ma è scarico. Vado in salotto a prendere delle batterie ma non attivo il microfono. Lo rimetto nel cassetto, con un misto di nostalgia e timore.

La casa non è mai stata venduta alla fine perché, una volta a New York, mia madre ha scoperto che il contratto di lavoro non era a lungo termine.
La nostra villetta mi ha sempre dato una sensazione di sicurezza e calore, ma tornare qui mi fa sentire strana, come se fossi una visitatrice della mia stessa vita.
Guardando di nuovo dalla finestra di Eden, vedo una luce accesa e un ragazzo che passa davanti. Istintivamente, spengo la mia luce e mi nascondo dietro la tenda. Vedo una sagoma guardare nella mia direzione, e io mi appiattisco contro il muro, con il cuore che batte all'impazzata.

Dopo un po', scosto la tendina e vedo che si volta cominciando a spogliarsi. Sento la faccia infuocarsi dall'imbarazzo, ma non posso fare a meno di essere curiosa su come è cambiato. Non riesco a vederlo bene, ma sembra più alto e più muscoloso. Ha il corpo tonico di un atleta, e immagino che gli allenamenti di pallavolo abbiano fatto la loro parte. Spegne la luce, e io indietreggio, andando a dormire con mille pensieri nella testa.

La mattina successiva, mi sveglio di soprassalto. È il primo giorno di liceo alla Siverlake Academy e sono già in ritardo. Mi vesto con la divisa in fretta, infilo i libri nello zaino e corro verso la scuola.
Quando arrivo, vedo che gli studenti sono ancora davanti all'edificio, chiacchierando e ridendo. Sospiro sollevata. Nessuno è ancora entrato.

Mentre mi avvicino all'ingresso, sento una voce familiare. «Rhea!» È Noelle, che mi saluta con entusiasmo. Accanto a lei c'è Ava, con i capelli biondi ricci raccolti in una coda di cavallo.
«Ciao ragazze! Come state?» rispondo, sorridendo.
«Stiamo bene! Tu come stai?» chiede la mia migliore amica, guardandomi curiosa. «Sei emozionata per il primo giorno?»
«Sì, un po' nervosa. È strano essere di nuovo qui.»
«Non preoccuparti » dice Ava, dandole una pacca sulla spalla. «Sarà divertente. Abbiamo alcuni corsi in comune. La prima ora è biologia, vero?»
«Sì, biologia» confermo. Noelle è già deconcentrata a guardare i nuovi ragazzi «non vedo l'ora di vedere chi c'è in classe.» appunto, aggiunge mordendosi le labbra.
Entriamo tutte insieme e ci dirigiamo verso l'aula. La stanza è già piena di studenti che chiacchierano tra loro. Troviamo dei posti e ci sediamo, ma noto che manca ancora qualcuno. Proprio quando il professore sta per iniziare la lezione, la porta si apre ed entra...Eden. Ha lo zaino su una spalla «Già in ritardo il primo giorno» dice il professore con sarcasmo. Lui rimane in silenzio, guardando il pavimento mentre cammina verso un posto in fondo alla classe. I suoi tratti sono maturati, i capelli sono un po' più lunghi e ondulati di un biondo con riflessi più scuri. Si siede proprio dietro di me.
Cerco di restare normale e concentrata, ma sento la sua presenza. La lezione passa lentamente, e finalmente arriva l'intervallo. Esco immediatamente dalla classe con le mie amiche e raggiungiamo le macchinette per prendere qualcosa da mangiare.
Emy arriva dopo aver seguito la lezione di letteratura classica, sorridendo. «Rhea! Com'è stato New York?» chiede, prendendo una barretta di cioccolato.
«È stata un'esperienza incredibile» rispondo digitando i numeri per comprare una bottiglietta d'acqua «Ho incontrato tante persone e visto posti fantastici.»
Mentre chiacchieriamo, vedo Eden passare accanto a noi. Decido di seguirlo, regalo la bottiglia a Noelle «Vi raggiungo dopo.»
Seguo Eden di nascosto mentre gira per i corridoi della scuola. Alla fine, esce nel cortile, ma si ferma improvvisamente e non so dove nascondermi. «Che vuoi da me?» chiede, con un'espressione confusa. Appena si gira, sembra guardarmi per la prima volta. Rimango senza parole, sorpresa e nervosa.
«Eden... io... volevo solo salutarti» riesco a dire finalmente, sentendo il cuore battere forte.
Lui mi guarda, e per un attimo vedo il vecchio Eden, il bambino che ho conosciuto anni fa. Ma poi il momento passa, e torna a essere il ragazzo che è diventato. «Di cosa vuoi parlare?» chiede, la voce più morbida ora, ma con una nota di cautela. I suoi occhi hanno un intenso colore verde oliva, con dei pigmenti simili al miele.
Mi sento in soggezione sotto il suo sguardo. Senza sapere cosa fare, scappo nei corridoi, cercando di mettere distanza tra noi. Confusa tra i miei pensieri, vengo fermata da un braccio sul muro, alzo gli occhi e noto un ragazzo più grande di me che mi blocca il passaggio. È alto, con i capelli castani e gli occhi chiari.
«Ehi, sei una nuova?» chiede con un sorriso amichevole.
Annuisco, cercando di calmare il mio respiro affannoso. «Sì, mi chiamo Rhea.»
«Piacere, io sono Isaac» dice allungando una mano. Prima che possa rispondere, Eden passa accanto a noi, lanciando una battuta sarcastica.
«Oh, guarda chi ha già trovato un ragazzo» dice con tono acido.
Mi sento il viso arrossire di rabbia. «Eden, sei insopportabile!» Gli afferro la maglietta, tirandolo verso di me. Le mie amiche arrivano proprio in quel momento.
«Ci risiamo» mormora Ava con un sospiro.
«Vedo che sei impegnata, ci vediamo in giro» Isaac mi fa l'occhiolino, io lo saluto con l'altra mano libera e sorrido impacciata.
«Lasciami stare.» Eden ha le mani nelle tasche, mi da le spalle, non riesco a controbattere, le parole sembrano bloccarsi nella mia gola e quindi decidi di lasciare la presa sulla sua maglietta.

Eclissi di luna e soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora