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<Principessa, non ce la faccio più> esclama frustato, sono tre ore che stiamo studiando, e fra due ore è capodanno

<Lo so, ma non possiamo mollare ora, so di essere pesante, ti prego>

<Syd te lo giuro non ce la faccio più, più della metà delle cose ormai le so a memoria da quanto le abbiamo ripassate, non importa che io abbia il massimo dei voti tranquilla>

<A volte dimentico che quella che deve avere il massimo sono io> ammetto guardando le notifiche sul telefono

<A proposito, sul gruppo di classe hanno scritto che vanno quasi tutti alla festa nella solita villa abbandonata, ci vai?> chiedo leggendo alcuni messaggi

<No> sputa freddo <non sono amici mia quelli, preferisco passarlo con te o meglio da solo>

<Hai due ore per scegliere> rispondo senza alzare la testa dallo schermo del telefono

<Io ho scelto idiota>

<Mi piace quando mi offendi per nessun motivo apparente> sbuffo annoiata

<Ti voglio bene stronza> mi abbraccia di slancio, cosa che lui non fa mai, confusa ricambio l'abbraccio

<Ti voglio bene anche io sappilo>

<Anche quando non lo ammetteremo mai, tu ricorda che io ti vorrò sempre bene>

<Lo so> mi alzo per andare a prepararmi, a Jayden  presto dei vestiti di Alex.

<Jayden sei tu?> sentiamo chiedere da una voce femminile, e delle risatine sottofondo, sono di più, forse cinque o sei

<Sì sono io> ci giriamo a guardarle, lui non molla la mia mano, anzi stringe ancora di più le nostre dita

<Oh grazie al cielo ti abbiamo trovato, abbiamo bisogno di scopare> dirette le ragazze, ma ridicole se fosse fidanzato avrebbero fatto la figura di merda davanti alla sua ragazza

<Pure io ne ho bisogno, ma oggi sono con lei> dice indicando le nostre mani

<E' la tua ragazza?> chiede una che non ha mai aperto bocca fino ad ora, e faceva bene

<No, ma le faccio compagnia>

<Ti prego, lascia questa sfigata qualche minuto da sola e vieni con noi, sei l'unico che può soddisfare i nostri bisogni adesso> interviene un'altra ancora

<Vai se devi andare, stai tranquillo, ci vediamo dopo> gli dico staccando le nostre mani, mi guarda stranito ma non dice nulla

<Hai sentito? Puoi stare con noi, tanto una volta ripassate puoi tornare da questa sfigata> al prossimo sfigata giuro sferro un pugno a tutte e sei

<Va bene, solo perché ho voglia pure io> si gira verso di me

<Torno presto promesso, non scappare principessa> si avvicina e senza far vedere alle altre mi lascia un leggero bacio sulle labbra

<Ti aspetto> le guardo schifata ma non obietto più di tanto, è la sua vita ed è libero di fare quello che vuole, non sono nessuno per decidere sulla sua vita.

"-Ciao bellissima, oggi andiamo fuori, ti porto in un bel posto- mi avvisa Alex entrando in camera di Xavier, dove stavo giocando alla play

-Dai voglio rimanere a casa con te, stare abbracciati e guardarci tutti gli horror possibili-  metto su il broncio, ci lascia un leggero bacio d'amicizia

-Solo io posso baciarla-

-E' anche mia, l'ho vista crescere esattamente come te-

-Sto scherzando bestia di satana, lo so che lei è anche tua, e sono certo che non la farai mai soffrire-

-Puoi contarci Xavier-" eppure non sapevamo che a breve sarebbe morto, sapevamo solo che era il migliore, si è vero litigavamo anche noi, ma nessuno poteva competerlo o prendere il suo posto.

Quando si litigava erano sempre i miei cugini e mio fratello a farci fare pace, perché sapevano che non potevo stare senza di lui, mi mancava come l'aria, eppure non riuscivo a dirgli comunque scusa quando sbagliavo, ma glielo facevo capire in altri modi, nei miei, mi facevo capire.

A volte mi presentavo alle tre di notte sotto casa sua facendo finta di piangere per poter dormire con lui, ormai conosceva bene i miei trucchetti, e non si lamentava nemmeno più per il fatto che lo andassi a disturbare di notte per stare con lui, anzi era diventata un'abitudine, che molto tempo dopo avrei perso difficilemente.

I primi tempi erano davvero duri, dovevo ancora metabolizzare l'idea che lui fosse morto, ancora oggi non l'ho ancora accettata del tutto, ma ho imparato a conviverci.

Rubai i vestiti di Alex prima che sua mamma li buttasse, sarebbero diventati miei.

<Sai Alex, ho conosciuto Jayden, lo schifo in persona eppure non riesco a odiarlo o a lasciarlo solo, sento che ha bisogno di me, come io in qualche maniera di lui, non ci riesco, Alex cazzo, anzi sento che ho paura, come se potessi rovinare tutto cosa non lo so, ma qualcosa mi ferma> sono arrivata davanti alla tomba del mio migliore amico, mi manca, e le lacrime ogni volta non smettono mai di scendere, con lui se n'è andata anche una parte di me, forse quella più razionale o quella più dolce

<Ogni tanto dimentico che non puoi rispondermi, e chiedo pure scusa per tutte le volte che non vengo a trovarti, ma ho bisogno di non ricordarti sempre qua dentro, vedo avanti con i tuoi ricordi vividi nella mia memoria, ma ho paura che un giorno si affievoliranno fino a diventare solo delle sensazioni di felicità> non vedo nulla per via delle copiose lacrime che escono, da qualche parte si sentono i fuochi d'artificio, ma sono così affievoliti che per la prima volta non mi danno fastidio, è come non sentirli

<Sai Alex, ho paura anche ad innamorarmi, non posso dire niente a nessuno, perché conoscendo i miei ragazzi mi ammazzerebbero e lo sai bene pure tu> tiro un pugno al terreno vicino alla sua lapide

<Ogni tanto vorrei che tu rispondessi ancora cazzo, non voglio e non posso parlare a vuoto Alex, manchi come l'aria bello mio. Torna Alex ti prego> mi sdraio sulla sua lapide cedendo alla stanchezza e al sonno, stanca e priva di energie noncurante del fatto che abbia il mascara colato mi addormento.

Un dolore allucinante al collo mi fa svegliare, mi guardo intorno e mi rendo conto di essere ancora al cimitero distesa sulla tomba di Alex, una luce accecante mi sta dando fastidio agli occhi, quando mi rendo conto che è il guardiano del cimitero che mi sta puntando una torcia sugli occhi

<Ei tutto bene?> mi chiede gentilmente porgendomi una mano per aiutarmi ad alzare

<Si, più o meno, sa che ore sono?> chiedo accettando il suo aiuto per alzarmi

<E' ora che tu torni a casa tesoro, i tuoi ti staranno cercando> prendo il telefono, provo ad accenderlo ma la batteria mi ha abbandonata

<Dannazione, forse hai ragione, scusa per il disturbo, io non volevo addormentarmi qui> lo guardo sorridendo e mi incammino verso l'uscita per andare alla fermata, cerco di pulirmi dal mascara colato ma non faccio che peggiorare le cose, vedo un bus che si ferma davanti a me

<Va fino in centro?> chiedo non avendo letto la scritta

<Si, sali e stai vicino a me, in queste condizioni non è sicuro girare da sola> salgo e mi siedo al primo posto che trovo libero

<Grazie> cerco di sorridere ma esce una smorfia

<Potresti essere mia figlia, è per questo che te lo dico>

<Peccato che mio padre potrebbe avere almeno venti anni in meno rispetto a lei> rispondo amareggiata, non ribatte forse ha capito che non è una battuta e che forse è meglio evitare di dire qualcosa di strano.

Da Los Angeles A Mai PiùDove le storie prendono vita. Scoprilo ora