"Quanto avrei voluto non trovarmi lì quella sera, senza quel cocktail in mano mentre lo guardavo fissa negli occhi e lui vedeva solo lussuria"
Charlotte mi offrì un bicchiere di un tipo qualunque di alcol e alzò il suo calice di vino in aria.
<<Auguri piccola peste>> esclamò lei e io mi girai coprendomi la faccia per poi scoppiare in una risata. Molte persone trovano umiliante che la propria sorella ventitrenne ti accompagni ad un bar ad ubriacarti appena compiuti i diciotto anni ma penso che fosse questo il bello di Firenze, la città era troppo grande perchè importasse a chiunque.
<<Non fare la stupida, Charlotte>> dissi mentre cercavo di trattenere la risata ma poi alla fine finì per scoppiare a ridere.
<<Non capita tutti i giorni di compiere diciotto anni cucciola e tutto questo non sarebbe successo se fossi in America>> finse un singhiozzo alla fine della frase e io sospirai. Alla mia nascità i miei si trasferirono in Italia, uno dei motivi per cui mia sorella si chiama Charlotte e io Giulia. Odiavo non aver potuto sperimentare il mio sogno americano, sognavo di mollare tutto e trasferirmi in America.
<<Se fossi in America invece che in Italia non avrei neanche voglia di bere>> risposi e bevetti un altro sorso del drink rosa che avevo nel tavolino mentre Charlotte alzava le sopracciglia e mi guardava con sguardo scettico, scoprì poi che era l'ultimo sorso del mio bicchiere.
<<Prendine un altro, tieni>> disse lei dandomi il suo portafoglio, subito dopo mi prese la mano e mi attirò a se. <<Ordina due rum e coca>> mi lasciò il braccio e io sbuffai. Lo sapevo che lo faceva per farmelo dire al barista ma dopo quella sera diventò il mio drink preferito.
<<Ok stupida>> risi leggermente <<Aspettami qui>> furono le ultime parole che dissi a Charlotte dopo l'assurdo caos dopo quella sera.
Mi avvicinai al bancone e mi ci appoggiai, la mia giacca di pelle si era bagnata con l'acqua rimasta nel bancone. Il cameriere stava guardando il ragazzo accanto a me e subito girò lo sguardo verso di me.
<<Rum e coca. Due, grazie>> dissi al cameriere che però dissentì. Disse che aveva bisogno del mio documento, proprio il giorno in cui non lo avevo.
<<Faccio io Anto, tre rum e coca>> disse improvvisamente il ragazzo accanto a me. Era alto, riccio e castano, con degli occhi verdi smeraldo e una giacca di pelle nera come la mia. Sembrava molto più grande di me... ma giovane comunque.
<<Samuele un giorno di questi mi farai licenziare>> rispose il barista mentre faceva e io mi girai a guardare il ragazzo che aveva ordinato.
<<Grazie Samuele ma ho diciotto anni>> mi rivolsi verso di lui, una mano la appoggiai in testa con il gomito nel bancone e l'altra nella cintura.
<<Questa è decisamente una sorpresa signorina...>> continuò a dire lui mi sembrò fermarsi con uno sguardo di domanda e attesa.
<<Giulia>> risposi.
<<Giulia>> disse lui.
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Red Giulia
PoetryQuesta storia non segue un ordine, è una mia personale esperienza che racconto sotto forma di fizione. Non ha un fine prestabilito