Capitolo 2 - Verità

1 1 0
                                    

Li Yue si lasciò cadere sul letto rigido, cercando di rallentare il battito frenetico del cuore. Le cinghie che le legavano i polsi avevano lasciato segni rossi sulla pelle, ma era troppo stanca per preoccuparsene. Chiuse gli occhi per un momento, tentando di raccogliere i pensieri.

Il suono metallico di una chiave nella serratura la fece sobbalzare. La porta si aprì di scatto e una figura imponente entrò nella stanza. Era uno degli uomini che l'avevano rapita. Senza dire una parola, la sollevò dal letto e la strattonò verso il corridoio.

Yue non oppose resistenza, non per paura, ma perché sapeva che doveva aspettare il momento giusto per reagire. Si era già ribellata durante il rapimento, e per questo le avevano legato i polsi, ma non era ancora pronta a cedere.

Camminarono lungo un corridoio scarsamente illuminato, con pareti sporche e umide, che davano l'idea di un luogo trascurato da tempo. L'uomo la condusse in una stanza dove altri omega erano seduti, alcuni con sguardi vuoti, altri con occhi carichi di terrore. Li trattavano come merce. La parete di vetro su un lato, simile alla vetrina di un negozio, rafforzava quella sensazione.

Un uomo alto, vestito in modo impeccabile, stava parlando a bassa voce con uno dei rapitori. I suoi occhi freddi passarono sugli omega, fermandosi brevemente su Yue. Lei sostenne il suo sguardo, rifiutando di mostrare paura.

"Questa è l'ultima?" chiese l'uomo con voce monotona.

"Sì," rispose l'altro. "Un'aggiunta recente."

"Mettila con gli altri, per ora."

L'uomo con il vestito si avvicinò, chinandosi leggermente verso di lei. I suoi capelli unti e i denti giallognoli la fecero rabbrividire. "Non sperare di essere salvata, nessuno verrà a cercarti qui."

Quelle parole penetrarono profondamente, ma Yue rimase in silenzio. Sapeva che nessuno sarebbe venuto a salvarla. Venne spinta senza riguardi in un angolo della stanza. Il tempo passava lento, l'aria era densa di paura e disperazione, ma Yue non aveva intenzione di lasciarsi piegare. Doveva trovare un modo per uscire.

Osservò gli altri omega: c'era una ragazza molto giovane, rannicchiata in un angolo con le gambe raccolte al petto, paralizzata dalla paura; una donna sulla quarantina sedeva su una delle panche; e un ragazzo con la fronte appiccicata al vetro sbraitava e inveiva come fosse posseduto. Prendeva a pugni il vetro come se fosse immune al dolore.

"Bastardi! Fatemi uscire se avete il coraggio! Vi strapperò le palle e le budella!" urlava con rabbia.

Le provocazioni caddero nel vuoto, e l'uomo con il vestito rise, picchiettando sul vetro con le nocche. "Mantieni questo spirito" ghignò divertito. "Ad alcuni dei nostri clienti piacciono quelli difficili."

Il ragazzo colpì la fronte contro il vetro così forte che Yue ebbe l'istinto di fermarlo prima che si facesse seriamente male. "Fottiti" gli sibilò.

"È inutile" mormorò la donna seduta, la testa abbandonata sulle spalle. "Ci avranno già registrati. Anche se riuscissimo a scappare..."

La ragazza nell'angolo sobbalzò, soffocando un singhiozzo. "Ma è illegale!" gridò, la voce tremante.

"Registrare." La sola parola fece rivoltare lo stomaco di Yue. Fino a pochi anni prima, ogni omega era costretto a registrarsi in uno speciale elenco pubblico, che li obbligava a rivelare la propria natura. Essere un omega, per molti, significava essere marchiati, disprezzati per ciò che non potevano controllare. Yue ricordava ancora le orribili spille a forma di lettera greca che gli omega dovevano indossare, un segno di distinzione, una condanna pubblica.

La registrazione era poi diventata illegale, e molti diritti prima negati agli omega erano finalmente riconosciuti. Tuttavia, lo stigma, i pregiudizi e l'ignoranza delle persone erano radicati troppo profondamente per essere sradicati così facilmente. Yue era riuscita a condurre una vita relativamente tranquilla, crescendo in un piccolo paese dove l'essere omega passava quasi inosservato. Ma una volta raggiunta l'età adulta, le opportunità di istruzione e di lavoro erano diventate sempre più limitate.

La fortuna, se così si poteva chiamare, l'aveva portata a lavorare come educatrice della prima infanzia. Era uno dei pochi ambiti considerati "accettabili" per un omega, poiché si credeva che la loro natura fosse particolarmente adatta alla cura dei più piccoli. Ma per chi non riusciva a superare le barriere sociali, per chi non trovava quella "fortuna" nel destino, il percorso di vita diventava un vicolo cieco.

Ciò che la società non capiva era quanto quella "fortuna" fosse solo una forma di prigionia, un'altra gabbia dorata mascherata da accettazione.

"Fottuti bastardi," sibilò il ragazzo, sferrando un poderoso calcio contro la porta, che però non si mosse di un millimetro. La ragazzina all'angolo cominciò a piangere disperatamente, i singhiozzi incontrollabili che sembravano irritare i rapitori.

"Chiudi quella cazzo di bocca!" gridò uno di loro, il volto contratto dalla rabbia.

Yue si avvicinò alla ragazza e le posò una mano sulla spalla, cercando di confortarla. "Andrà tutto bene, vedrai," disse dolcemente. Poi si rivolse a lei con un tono più serio. "Come vi hanno presi?"

Il ragazzo sbuffò, chiaramente irritato. "Avevo bisogno di soppressori. Un tipo all'entrata del Rifugio 8 mi ha detto che si doveva entrare dal retro perché c'era stato un tentativo di irruzione... ma era una trappola," scattò un calcio verso una delle panche, il viso teso di rabbia. "Figli di puttana."

Yue si irrigidì, sconvolta, e guardò la ragazza e la donna che annuirono, confermando di essere state ingannate allo stesso modo.

Ci fu un movimento all'esterno. L'uomo in abito, che ormai era chiaro fosse il capo, parlava sottovoce con gli altri due. Yue cercò di ascoltare.

"Stanno arrivando," disse il capo con voce bassa ma decisa. "Preparateli."

Un terribile presentimento invase Yue, il cuore che le martellava nel petto. Non c'erano vie di fuga, e l'ansia la travolse, quasi paralizzandola.

Poi, tutto accadde in un attimo. I rapitori irruppero nella stanza. Il ragazzo si scagliò contro di loro, ma venne rapidamente afferrato e colpito violentemente allo stomaco. Cadde a terra, boccheggiando, mentre la ragazzina urlava terrorizzata.

"In piedi!" ordinò uno dei rapitori con voce fredda e autoritaria.

Il silenzio nella stanza si fece sempre più opprimente. Yue osservava i rapitori con il fiato sospeso mentre distribuivano qualcosa agli omega, una piccola pillola avvolta in carta trasparente. Le persone intorno a lei si scambiavano sguardi inquieti, ma nessuno sembrava avere il coraggio di rifiutare.

Quando fu il suo turno, uno degli uomini le porse la pillola con un sorriso che non raggiungeva gli occhi. "Ingoia," ordinò, senza traccia di esitazione nella voce. Yue guardò la piccola pillola nel palmo della mano, il suo cuore che accelerava. Non sapeva cosa fosse, ma il modo in cui tutti venivano costretti a prenderla la faceva dubitare che fosse qualcosa di innocuo.

Tentò di protestare, ma un altro uomo le afferrò il mento con forza, forzandole la bocca ad aprirsi. La pillola le venne spinta contro la lingua, e prima che potesse reagire, un bicchiere d'acqua le fu versato contro le labbra, costringendola a deglutire.

Un sapore amaro le invase la bocca mentre la sostanza scendeva in gola. Il suo stomaco si contorse, ma si costrinse a non mostrare debolezza. I rapitori si allontanarono, spostandosi verso gli altri omega, e uno a uno furono condotti fuori dalla stanza.

Yue si sentiva improvvisamente stanca, la testa leggera, mentre un torpore strano cominciava a diffondersi nel suo corpo. Le forze sembravano abbandonarla lentamente, come se il suo stesso sangue fosse stato diluito da quella maledetta pillola.

"Portateli nelle stanze singole," ordinò una voce dall'altra parte della stanza.

Yue venne trascinata di nuovo in piedi e spinta lungo un corridoio. Le forze la stavano abbandonando sempre di più, e i suoi pensieri diventavano confusi. La sua vista cominciava a sfocarsi, e prima che se ne accorgesse, si ritrovò in una stanza singola, dalle pareti di vetro. Era come una piccola cella, con un letto al centro e una porta che si chiuse automaticamente dietro di lei.

Provò a muoversi, a reagire, ma le gambe le cedevano, e il suo corpo si afflosciò contro il letto. Le palpebre pesanti, lottava per restare sveglia, ma l'effetto della pillola era troppo forte.

Prima che il buio la inghiottisse del tutto, Yue ebbe solo un pensiero: Cosa mi hanno fatto?

Poi, il sonno la travolse, e tutto svanì.


Broken VowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora