3. Il peso delle scelte

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Elena's pov

La mattina seguente mi svegliai presto, con un po' d'ansia addosso. Oggi avrei dovuto scegliere il mio prof di appartenenza.

Mi alzai e vidi che Gabri e Pietro stavano ancora dormendo. Decisi quindi di lasciarli stare e andai in cucina. Lì trovai solo Cristiana, in arte Senza Cri, che scaldava del tè, Rebecca intenta a parlare con Nicolò e Alessia appoggiata allo stipite della porta.

«Buongiorno!» Mi annunciai.

«Giorno» mi risposero Alessia e Nicolò, mentre Rebecca era forse troppo impegnata a guardare il ragazzo.

«Buongiorno bella, vuoi una tazza di tè?» Mi chiese Cri. Io accettai volentieri.
Ci sedemmo e facemmo colazione insieme. Intanto vidi arrivare Pietro sbadigliando, con una mano davanti alla bocca (per fortuna, oserei dire).

«Giorno» ricambiai e lui si sedette vicino a me. «Voglio fare una cosa» disse.

«Cosa?» Lo incitai a continuare, con la voce ancora un po' assonnata. Poggiai la testa sul gomito e lo guardai dal basso.

«Svegliamo Gabri, con molta delicatezza» e lo disse sottolineando bene il "molta".

«Ci sto, ma come facciamo?» Intanto Cri ci guardò incuriosita.

«Pensavo acqua ghiacciata, però la redazione ci ammazzerebbe credo, quindi che ne pensi dei banalissimi coperchi delle pentole?» Propose ridendo.

«Assolutamente sì! Andiamo, Cri ti unisci?» La guardai mentre mi alzavo, ma lei negò con la testa.

«Tra dieci minuti devo essere in sala».

«Ah okok, allora a dopo». Le sorrisi.

«A dopo, lanciagli un coperchio in testa da parte mia». Si allontanò e rise per la sua stessa frase.

«Certo!» Ribattei ridendo ancora di più.

Lei uscì dalla casetta, accompagnata da Alessia, e io guardai Trigno, che ricambiò.

«Beh? Andiamo!». È decisamente molto gasato per questo scherzo elementare.
Ma io anche lo sono, quindi va benissimo.

Io presi un coperchio e un mestolo, lui due coperchi, e ci dirigemmo verso la nostra stanza. Controllai che stesse ancora dormendo ed entrai.

Ci guardammo come segno di intesa e iniziammo a fare casino. Arrivò anche Diego, svegliato dal nostro rumore, che però sembrava essere di buon umore, e si lanciò addosso a Vybes.
Io scoppiai a ridere.
Lui intanto si svegliò e borbottò qualche imprecazione, probabilmente in romano.

«Daje raga ma che state a fa'!»

Si alzò e ci fulminò con lo sguardo.

«Siete cattivi».

«Sì e tu sei esagerato». Ci scambiammo una serie di sguardi, intervallati soltanto dalle nostre risate.

«Dai andiamo di là».

Andammo in cucina e rimasi con loro mentre facevano colazione.

«Raga oddio» dissi io. Mi guardarono confusi.

«Cosa?» Mi chiese Gabri.

«Fra meno di un'ora dovrò incontrare Anna e Rudy e scegliere.»

«È veroo» sembrò svegliarsi lui.

«La nanetta deve scegliere il prof» continuò Pietro.

«Nanetta?»

«Sì, quanto sei alta, un metro e venti?»

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