Prologo

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Musica e sangue si mescolano; E' nei sogni che tutto accade. Notte dopo notte, lui è lì.

Ha colpito ancora il suo Boogie Man; Lo chiama così Maxime. Da quando è piccola ricorre spesso ai sogni per palesarsi. Lei lo sa che è reale.

E' all'interno di una casa. Le mura sono bianche, immacolate. Mobili ordinari, attraversa il corridoio. Nell'aria c'è odore di salsa al pomodoro e di dolci appena sfornati. Susan Mantegna, sta cucinando. Canticchia felice e spensierata. Di tanto in tanto si ferma, si accarezza il pancione prominente e riprende a cucinare, è ormai agli sgoccioli. Ha lunghi capelli color rame, il viso ricoperto di tante piccole efelidi e le gote arrossate.

Maxime la osserva, muove le labbra ma non sente nè comprende, nonostante la capacità di sapere leggere le labbra.

Rumore di passi lenti, cadenzati. Di legno che viene spaccato, lacerato. La donna si spaventa, tenta di correre, di scappare, ma Boogie Man è arrivato. Tenta di ripararsi dietro una poltrona, ma è tutto inutile. L'ombra la colpisce alla schiena, un colpo secco e le vertebre assieme alla sua vita vengono spezzate.

Non si ferma l'ombra. L'unico nitido particolare sono le sue mani. Un uomo che brandisce un' ascia. Ha fatto in tempo a rannicchiarsi su se stessa, vano tentativo di proteggere la piccola vita che cresce in lei. Lui però non ferma la sua furia, Le pareti non sono più bianche. Laila non nascerà mai.

Colpisce ancora ed ancora fin che di quell'ombra non rimane che solamente, una lugubre ed agghiacciante risata coperta dalle urla di Maxime.

"Mi hai mancato di un soffio Kitsune. Io sono più furbo di te. Vivo da prima di te. E morirò soltanto dopo che tu morirai."

Il corpo madido di sudore e quella risata che ancora riecheggia nelle sue orecchie. E' lo squillo del telefono a svegliarla completamente.

"Detective Kazama?"
"Marion Street. Il palazzo di fronte al nuovo Palasport. Donna incinta. Morte entrambe."
"...Ma come diavolo!..."
"Sarò lì tra 20 minuti. Non toccate niente, nemmeno la scientifica. Trattenete lì il marito, con lui ci parlo io."

Riattacca la cornetta e si infila in bagno. La sua immagine è riflessa allo specchio. Profonde occhiaie le solcano il viso pallido. Ma non ne intaccano la bellezza che la contraddistingue. Appartiene a due etnie.

Quella nipponica paterna, e quella europea; la Romania ha dato i natali alla propria defunta madre.

Unica cosa in comune due occhi verdi come pietre preziose, vive. Distoglie lo sguardo e si spoglia apprestandosi, ad entrare nel box per una doccia veloce.

-Qualche istante prima a Marion Street-

George Mantegna quella notte è rincasato più tardi del solito. Ha festeggiato con Eric la sua promozione. Capo reparto in una ditta di import ed export, può da una parte tirare un sospiro di sollievo, più impegno certo, ma anche più stabilità economica, e in un momento delicato come quello della nascita di Layla, la sua primogenita, è quasi una manna dal cielo. Saluta gli amici intorno alle ventuno di sera, è un po' in ritardo. Fischietta appena, è visibilmente brillo. Sbanda e va a scontrarsi con qualcuno che nel mentre, è sopraggiunto a passo veloce dal lato opposto al suo.

"Le chiedo scusa" bofonchia un po' intontito.

"E' difficile vedere bene senza la luce dei lampioni. Per fortuna c'è lei a guidare. A lei piace il jazz Mister Mantegna?"

Scuote il capo George. Nella semi oscurità riesce a vedere a malapena il viso del suo strano interlocutore. E' un uomo di circa cinquant'anni colui che si fa avanti togliendosi dal cono d'ombra che lo cela alla vista di George. Sorride e gli porge la mano, un gesto di scuse, forse. George fa per stringerla ma qualcosa di anomalo la fa ritrarre subito. Intuisce.

Fire Walk With Me: Cronache di una Kitsune.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora