Tocca a me essere felice

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La bambina si incamminò per il parco di Beika, stringendo a se un sacchettino, gelosamente. Rimase a guardare il cielo, mentre si sedeva sull'erba fresca: era limpido, e le nuvole sembravano zucchero filato. Si chiese che sapore potesse mai avere. Ai Haibara, non era la classica bambina di sette anni che si gode la vita. Lei, è sempre stata sola, una povera ragazza diciottenne con un Q.I illimitato, e costretta a fare vittime su vittime, creando l'APTX-4869. E ora, eccola li, scappata dall'Organizzazione, che aveva ucciso la sorella, misteriosamente rimpicciolita. Come Shinichi Kudo, del resto. Entrambi erano prigionieri in un corpo da bambini. Rimase in silenzio, ad osservare l'acqua cristallina del fiume, scrosciare fra le rocce. Il suo compito, era quello di trovare un antidoto al veleno che avevano ingerito, così avrebbero ottenuto di nuovo i loro corpi da diciassettenni e diciottenni, e Shinichi sarebbe tornato da Ran. Si chiese quasi perchè era successo tutto questo. Era accaduto troppo velocemente, e lei non era riuscita a prendere coscienza delle sue azioni, e quindi era successo l'inevitabile: Ai, ovvero Shiho, si era innamorata di Conan, ovvero Shinichi. Lei sapeva fin troppo bene che il loro era un amore impossibile; oltre che non corrisposto, visto che lui aveva occhi solo per la figlia del detective Mouri. Non pensava che quel giorno sarebbe arrivato così presto. Ormai aveva concluso l'antidoto: era efficace. Sia lei che lui potevano riavere la propria vita. Ma lei che vita aveva? Lei non era niente. Si aspettava, che forse lui diceva: "Prima sconfiggiamo l'Organizzazione, poi la prendiamo", ma sapeva che quando gli avesse detto la notizia, lui sarebbe esploso dalla gioia e l'avrebbe presa, subito. E lei, lei che avrebbe fatto? Non si era mai resa conto che tutto quello poteva essere davvero reale. Che lui presto se ne sarebbe andato. Sapeva che era una realtà, e che poi doveva succedere, ma lei non riusciva ad accettarlo. Perchè l'amore deve sembrare sempre un campo di battaglia? Non aveva detto a nessuno ciò che aveva fatto. Normalmente, una scienziata cresciuta senza provare amore, avrebbe preso l'antidoto e l'avrebbe reso, senza problemi. Ma lei era riuscita a capire cos'era l'amore, anche se si teneva tutto dentro. Lei lo fa per proteggere chi ama. E lei amava solo lui. Voleva sentirsi dire per una volta: "Io morirei per te, Ai." "Io ti amo, Ai" "Per me sei tutta la mia vita, Ai"; ma sapeva che non poteva succedere. Perchè lui non la guardava nemmeno. Lui la proteggeva, faceva tanto l'importante per un semplice ed unico motivo, ovvero l'azione che aveva compiuto lei. Dio, faceva così male! Faceva così male sapere di essere soltanto una pedina, nel bene e nel male. Ma forse, non aveva davvero bisogno di felicità. Si stese, guardando la pillola nel sacchetto. 

"Che mi consigli, Akemi?"

Sapeva che Akemi non poteva risponderla.

"Non importa quanti sforzi farò, lui ama un'altra, e non capisce quello che provo. Perchè? Perchè?!"

Continuò a guardare, persa nei suoi pensieri, il contenitore e le nuvole. Forse, forse quello di cui aveva bisogno, non era la felicità. Forse, doveva continuare a fingere. Restare sempre una ragazza apatica e taciturna. PER SEMPRE. Tanto, non aveva idea di cosa poteva succederle dopo e nemmeno le importava. Poteva andare al Liceo Teitan, ma con quali documenti? Poteva restare una bambina piccola... Sì forse era la cosa migliore, dopotutto. Sarebbe rimasta con quei tre bambini infantili, avrebbe detto che Conan se ne era tornato a casa e sarebbe vissuta, guardandolo da lontano con quella ragazza insopportabilmente ingenua. E' così che finisce? Che bel lieto fine per lui. Invece, Shiho sarebbe tornata ad essere nessuno, perchè lei sapeva che l'unica cosa che la faceva andare avanti era Conan. Distrattamente, le passò davanti i resti di un soffione. Si alzò, e vide che iniziava a tirare un venticello fresco, inadatto, in estate, ma sempre piacevole. Ai guardò dei soffioni ancora integri, ne prese uno, e rimase a guardarlo. Poi, fece un respiro profondo.

"Per una volta voglio essere felice davvero."

Soffiò. Vide quei piccoli batuffoli bianchi sollevarsi in aria. Ne seguì uno in particolare, che sprofondò dolcemente nel fiume. La bambina si avvicinò alla massa liquida.

"Forse sono egoista, ma per una volta, tocca a me."

Prese il sacchetto, lo aprì, prese la pillola e, esitando solo per un momento, la buttò nell'acqua. La medicina sparì con un plop, ed Ai, sperò di non rivederla mai più.

Antidoto creato. [ConAi Oneshort)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora