Capitolo 30

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"Ne sei sicura?" mi chiese Giulia

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"Ne sei sicura?" mi chiese Giulia. Era titubante.

"Assolutamente sì." Risposi determinata più che mai.

Avevo trascorso tutta la notte a pensarci e ora non avevo più alcun dubbio. Volevo cambiare, dovevo cambiare e avrei iniziato così.

Mi fissavo nel riflesso dello specchio posizionato sopra uno dei tanti lavabi di porcellana presenti nel bagno femminile, alle mie spalle vedevo i volti di Costanza e di Giulia che mi guardavano con aria incerta, come se la notte mi avesse fatta ammattire.

Io invece ero lucida e decisa. Accarezzavo i lunghi capelli bagnati che tenevo raccolti su di un lato del viso, poi ci passavo il pettine in legno sciogliendo così tutti gli eventuali nodi rimasti.

Eravamo tutte e tre appena uscite da un bagno lungo e caldo, dove avevamo chiacchierato del più e del meno, ma sapevamo che quel momento sarebbe arrivato. Le avevo coinvolte appositamente.

Osservavo il mio riflesso e ne ero nauseata, sentivo che quella ragazzina non mi rispecchiava più. Il potere che oramai mi bruciava nel petto mi chiedeva di cambiare e io iniziai a desiderarlo davvero. Il primo passo era tagliare quei capelli e lo avrei fatto in quel preciso istante.

Forse il mio passato non sarebbe stato troncato con altrettanta facilità, ma, almeno, avrei guardato il mio riflesso riconoscendo chi ero davvero, senza malinconie legate a ricordi oramai futili.

"Ogni sera, prima di dormire, mia madre mi pettinava i capelli con delicatezza. Era un momento tutto nostro, dove chiacchieravamo e scherzavamo tra noi. Continuò a farlo anche quando mi ammalai..." mi fermai di colpo e scossi la testa. "No... non ero davvero malata, era il sigillo che si stava prendendo la mia vita e lei si limitava solo ad assistere alla mia fine."

Strinsi le labbra, ma continuai a pettinarmi lentamente. Alle mie spalle Costanza cambiò espressione e per nascondermi la sua tristezza, che era anche la mia, abbassò lo sguardo, fingendo di sistemarsi meglio l'asciugamano che le copriva il corpo formoso. Giulia, invece, lasciò trasparire una rabbia cieca che non le avevo mai visto prima.

"Ho bisogno di guardarmi allo specchio e non vedere più tutto questo." Mormorai in aggiunta e cercai, attraverso il riflesso, lo sguardo di Giulia a cui mi rivolsi. "Ti prego tagliali."

La mia voce era una supplica e vidi la mia amica guerriera deglutire rumorosamente, gli occhi fissi sulle forbici che aveva in mano. Non disse nulla, non provò più a convincermi. Avanzò in mia direzione e prese a sistemarmi i capelli perfettamente allineati dietro la schiena.

Non chiusi gli occhi né piansi quando sentii le forbici iniziare il loro lavoro. Ero determinata e furiosa, il sangue mi ribolliva nelle vene e sapevo che quel calore era il mio potere, agitato quanto me.

Lunghe ciocche di capelli cadevano sulle mattonelle scure del bagno e le dita iniziarono a fremere sotto la pelle. Ricordai quello che mi aveva detto Aurona e mi permisi di chiudere gli occhi. Mi affidai completamente a Giulia mentre concentravo ogni singolo pensiero solo sul mio respiro, cercando di calmarlo e di rallentarlo e, con esso, anche il potere che spingeva per uscire.

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