Capitolo Trentottesimo

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Ambrose era cresciuto, aveva dodoci anni.
Erano passati ben sette anni da quel fatidico giorno in cui Peter aveva cacciato Wade da casa sua.

Wade in questi sette anni era stato molto tentato di chiamarlo, e di farlo suo nuovamente, ma sapeva che fosse sbagliato, che Peter meritava di meglio.
Wade era inaffidabile, un giorno era così il giorno dopo era colì. Wade è un merc senza scrupoli, e senza paure, che si sporca le mani senza problemi.
Peter era tutto ciò che Wade non è. Come poteva mai funzionare?

Ambrose e Wade continuavano a vivere insieme, soli. Ambrose andava bene a scuola, e quando aveva bisogno di aiuto con i compiti sicuramente non cercava Deadpool.

Peter si doveva sposare con MJ, ma aveva annullato il tutto, non poteva continuare così. Si, gli piaceva stare con lei, e passare il tempo insieme, ma da quando si era lasciato con Wade non aveva più fatto sesso con MJ, anzi non aveva proprio più fatto sesso, e solo Peter può sapere quanto sia stato frustrante.
Lei aveva compreso, capiva che il cuore di Peter non poteva ricambiare il suo, ma continuava a battere per quello di qualcun'altro.

Si sono lasciati in buoni termini. MJ è andata per la sua strada, si è trasferita in un'altro stato, e ha trovato velocemente un nuovo ragazzo, e un lavoro che trovava adeguato e di buona paga.

Peter viveva in un appartamento da solo, aveva tolto il disturbo agli Stark, anche se gli faceva visita quasi ogni giorno, e Tony lo chiamava ogni giorno per sapere come stava e gli chiedeva se gli mancasse qualcosa. Il loro rapporto non faceva altro che rafforzarsi. La famiglia Stark era l'unica cosa che era rinasta a Peter, dato che il suo migliore amico Ned, si era fatto una famiglia e aveva una bimba di due anni. Certo si vedevano ogni tanto, ma non era più come prima. Ognuno aveva i propri impegni.

Peter aveva trovato questo lavoro, professore di sostegno. Era un lavoro extra da fare oltre al supereroe, e non gli dispiaceva.

Il suo primo giorno di scuola era molto agitato. Era da molto che non andava più a scuola, e poi avrebbe dovuto saper gestire quei mostri (bambini). Si stava strappando le labbra con i denti dall'agitazione.
Quando finalmente la prof lo fa entrare e lo presenta, un po' si tranquillizza, ma poi nota tutti quei occhi addosso e le ginocchia gli tremano.

Prese un bel sospiro e si ripete nella mente "sono un supereroe, fare da insegnate non può essere molto difficile".

"Vuole presentarsi?" Gli chiese la prof. "Ehm.. si." Disse Peter. "Sono il signor Parker, e sono il vostro nuovo professore di sostegno." Sforzò un sorriso.
Tra tutti quei volti, Peter incontrò lo sguardo di uno in particolare, ma non ci fece molto caso.

La giornata passo molto velocemente, e nel ultima ora un ragazzino aveva alzato la mano, Peter si ci avvicinò chiedendo quale fosse il problema.
Il ragazzo gli disse "Non capisco come funzioni questo compito, la prof dice sempre di farcelo spiegare a casa quando non capiamo qualcosa, ma papà non sa come funzionino queste cose."

Il ragazzino gli fece molta tenerezza. Peter gli sorrise, e glielo spiegò. Alla fine gli chiese "come ti chiami?" Il ragazzo gli rispose "Ambrose." Sorrideva.
Peter aveva già sentito questo nome, ma dove?
Non ci fece molto caso.

Il giorno dopo Ambrose dopo scuola si avvicinò al Professore Parker, e gli disse; "Ho detto a papà che tu mi sai aiutare." Peter gli sorrise, e rispose "mi fa piacere." Poi Ambrose aggiunse "Papà ha chiesto se mi potresti dare ripetizioni a casa, lui ti pagherà anche." Peter si pietrificò, non se lo aspettava. "Senti, Ambrose, io..." il ragazzino fece gli occhi dolci, e Peter non seppe dirlgi di no.
Sospirò, e annui. "Vabene."

Quando il ragazzino gli diede l'indirizzo e avevano concordato un orario preciso, Peter aspettò nel suo appartamento che quel orario arivasse.

Adesso si trovava davanti ad una casa, senza leggerne il cognome suonò il campanello, un po' agitato come il primo giorno di scuola. Era agitato di conoscere i genitori del suo alunno preferito.
Il ragazzino apre alla porta e lo fa entrare.
"Mi dispiace, papà non è a casa. Torna più tardi, per ora è a lavoro." Spiega il ragazzino. Peter gli sorrise "non fa nulla." Disse e si tolse le scarpe difronte al portone.

What If... I love Deadpool? (Spideypool)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora